Al posto tuo: Luca Argentero, Stefano Fresi e il cast raccontano il film

Io sono il classico esempio di nerd che, anziché scendere in strada per giocare insieme agli altri ragazzini, da piccolo rimaneva a casa a guardare i film che venivano trasmessi dalle emittenti televisive private. In questo caso, volevo realizzare un buddy movie e ho avuto la fortuna di girarlo quando ancora non era uscito il mio primo film, quindi l’ho fatto con una buona dose di incoscienza, perché, di solito, il secondo ti viene affidato soltanto in base a come va il tuo esordio in fatto di incassi. Comunque, ritrovarsi nuovamente sul set a pochi mesi dalla prima esperienza è stato entusiasmante”.

Autore nel  2015 del Poli opposti che vide Sarah Felberbaum avvocato divorzista e Luca Argentero terapista di coppia destinati ad incrociare le proprie vite, parla Max Croci in occasione della presentazione alla stampa romana di Al posto tuo, sua opera seconda che, sotto il marchio 01 Distribution, approderà nelle sale cinematografiche il 29 Settembre 2016.

Opera seconda in cui, tra l’altro, ritroviamo proprio l’ex vincitore del Grande Fratello stavolta nel ruolo di un affascinante architetto single per scelta, donnaiolo, narciso e un po’ cattivo nel quale dichiara di non rispecchiarsi affatto e che, per motivi di lavoro, si trova costretto ad effettuare uno “scambio di esistenze” con un collega geometra sposato e padre di tre figli incarnato da Stefano Fresi, che rivela: “È divertente vestire i panni di Luca Argentero con la coscienza, però, che non ti entrano neppure i suoi calzini. Per quanto riguarda il personaggio che interpreto, è molto simile a me, al di là del vestiario da ‘soggettone’ sul quale, comunque, potrei pure smentirmi”.

Un Fresi la cui moglie manifesta i connotati di Ambra Angiolini, presente nei lavori del regista fin dai suoi cortometraggi e che si ritiene una "rompipalle" asciutta e apatica proprio come la donna che interpreta, a detta sua unica in Italia a non avere più bisogno di un’analista perché le esce di casa Fresi ed entra Argentero, il quale prosegue: “Con Stefano già avevo lavorato in Noi e la Giulia; a me piace fare la commedia, quando leggo qualcosa che mi colpisce sposo volentieri il genere, la considero importante quanto i film d’autore. Poi, mi fido di Max per il rapporto che già si era consolidato nel film precedente e non è importante quanta commedia si fa, ma il fatto che lui possieda uno stile che riconosci senza dover leggere i titoli di testa e di coda”.

Prima di lasciare la parola alla Serena Rossi che racconta di essersi sentita subito in famiglia sebbene fosse inizialmente tesa – perché “salita in corsa su questo treno” – e che veste i panni di una barista tutta curve che le ricorda le pin-up, e alla Grazia Schiavo che parla del suo personaggio: “Ines la sto ancora esplorando perché possiede aspetti che non mi appartengono. È una lookmaker che attacca per deformazione professionale i due protagonisti. Attendo una serie che la riguardi perché, sicuramente, vuole dire ancora di più. Poi, è la mia terza esperienza al servizio di Max Croci, perché, oltre ai due film, avevo anche interpretato per lui un cortometraggio insieme ad Ambra”.

Il Max Croci che vorrebbe dirigere un film western e che, a proposito del lavoro sul set, spiega: “Io lascio poco spazio all’improvvisazione, poi, però, può accadere che arrivi qualche idea geniale dagli attori. Per esempio, Stefano Fresi è uno che improvvisa spesso” e, infatti, replica: “Non volevo essere così prolifico e fare tante gag, ma si tratta di una tecnica che il drammaturgo Dino Verde adottava contro la censura, in quanto scriveva dieci sfondoni in modo che glieli tagliavano e rimaneva soltanto ciò che voleva. Quindi, io mettevo cose in più per far sì che, poi, rimanesse solo quel poco che volevo”.

E, se Fioretta Mari (nel film madre di Ambra Angiolini) ricorda felice un set su cui era una gioia arrivare ed un dispiacere andare via, importante è l’intervento degli sceneggiatori Umberto Marino e Massimo Di Nicola, il primo impegnato a precisare che hanno cercato anche di raccontare l’universo lavorativo italiano, il secondo a riconoscere che il cast è stato rispondente alla loro idea iniziale di due persone destinate a scambiarsi i ruoli.