Conferenza Stampa: I babysitter

Domani, 12 Ottobre 2016, per aderire a Cinema2Day, iniziativa promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, vi sarà questa giornata speciale di anteprima del film”.
Amministratore delegato di Medusa Film, parla Giampaolo Letta durante la conferenza stampa romana de I babysitter dell’esordiente dietro la macchina da presa Giovanni Bognetti, rifacimento italiano del francese Babysitting – Una notte che spacca di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau.
Presenti all’incontro, anche il produttore Maurizio Totti di Colorado Film, il regista e gli attori, ad esclusione di Paolo Ruffini, impegnato sul set di Natale a Londra – Dio salvi la Regina.
Il lungometraggio sarà ufficialmente nelle sale il 19 Ottobre.

D: Spesso vengono comprati i diritti di film italiani da americani e francesi per farne remake, ma, spesso, non vengono realizzati. A Colorado Film, invece, quando acquistate i diritti di un film il remake viene girato...
Maurizio Totti: Quando compriamo le cose, cerchiamo di farle. Abbiamo iniziato qualche anno fa con La peggior settimana della mia vita, che, in principio, era una serie della BBC. Da essa abbiamo tratto due film per l’Italia, poi è stato il turno di Fuga di cervelli di Paolo Ruffini, di Ma che bella sorpresa con Claudio Bisio e Frank Matano, di Belli di papà e, infine, di questo. Giovanni Bognetti lo conosco ormai da tanti anni, abbiamo lavorato insieme e, attraverso la scrittura di tutti questi film che ho citato, ha dimostrato una capacità di adattare le storie al gusto italiano.
Giovanni Bognetti: Sicuramente, aiuta molto avere un film che funziona e con un plot molto forte, perché la struttura dell’originale francese funzionava in tutto e per tutto. Quindi, si parte da qualcosa che c’è, ma sono state cambiate moltissime cose, anche in base agli attori che abbiamo. Il nostro film, comunque, mi sembra molto più comico rispetto a quello francese, che è più una commedia. Credo non vi sia nulla di strano nel partire da qualcosa che già esiste, ma, anzi, penso che ciò aiuti, perché, se vi è qualcosa di particolarmente difficoltoso dal punto di vista della regia, si può comunque seguire quella regia che già funzionava. Avendo noi qui diversi attori comici, ti viene istintivamente la voglia di cambiare le cose, i rapporti tra i personaggi, le ambientazioni, i lavori che fanno nel film Diego e Francesco.
Maurizio Totti: Volevo aggiungere che, per quanto riguarda Belli di papà e Ma che bella sorpresa, abbiamo avuto dall’estero la richiesta di acquisto dei nostri remake, perché pare che funzionino lì meglio degli originali.

D: Considerando che nel film si sfrutta la tecnica del found footage, spesso utilizzata dall’horror, vuole forse essere un omaggio al genere l’assurda sequenza del pitone?
Giovanni Bognetti: Farebbe sicuramente più chic rispondere con un “Sì”, ma, in realtà, no, faceva ridere e l’ho girata, perché la nostra intenzione, appunto, è quella di far ridere il più possibile. Il fatto che i protagonisti ricostruiscano tutta la storia attraverso il filmato era, poi, la colonna portante del film francese. Di prove, comunque, non ne abbiamo fatte molte prima di girare.
Francesca Cavallin: Comunque, mi piacerebbe avere anche solo un centesimo dell’imperturbabilità di Giovanni, perché è un regista che sa cosa vuole ed è deciso, anche se si tratta del suo primo film.

D: Davide Pinter consiglierebbe come babysitter ai suoi coetanei i comici con cui ha recitato qui?
Davide Pinter: Sicuramente, non sono babysitter all’altezza (ride). Mi sono divertito moltissimo a girare questo film con tutti loro, che prima vedevo soltanto in televisione e che ora, invece, conosco di persone. Quindi, è stato fantastico.

D: Gli altri attori cos possono raccontarci di questa esperienza?
Antonio Catania: Devo dire che il regista funziona, poi era la prima volta che lavoravo con Diego (ovviamente, scherza, nda) ed è stata un’emozione. Anche Francesco, poi, è arrivato in questo ruolo inedito (ride).
Francesco Facchinetti: Io impersonifico Ermanno, che è un vice ispettore capo, che già non si capisce bene cosa sia, perché sei vice o sei capo. Sono uno che pensa di vivere in CSI, perché in Italia non succedono cose gravi come quelle che accadono in America. Questa è la mia seconda esperienza di attore e, anche se già ho avuto modo di dirlo, fare film è una figata. Nel mondo del cinema c’è ancora un po’ di poesia, cosa che non esiste più, per esempio, nella televisione e nella musica.
Diego Abatantuono: Praticamente, in tutti i settori in cui hai lavorato non c’è più poesia. Adesso devi rovinare anche il cinema (ride)?
Francesco Facchinetti: Giovanni, comunque, è un grande, un regista ottimo, già si era occupato della sceneggiatura di Belli di papà, in cui avevo lavorato.
Diego Abatantuono: Io aggiungo che Giovanni è talmente bravo che, quando vedi queste doti, vorresti non facesse più film per tutelarlo, per evitare che sbagli con altri film. Io ho lavorato con tanti esordienti, da Carlo Vanzina a Gabriele Salvatores, a Giovanni Veronesi e abbiamo lavorato spesso insieme, perché ci siamo trovati bene. Spero si sia trovato bene anche Bognetti perché, così, mi chiama anche lui per fare altri film insieme (ride). La sua pacatezza è sinonimo di qualità, perché gente che parla poco, ma sa quel che dice, fa bene al cinema. Io sul set ho visto gente esagitata che poi porta poco risultato a casa.
Simona Tabasco: Io mi sono divertita davvero tanto e, almeno per me, la pacatezza di Giovanni ha vinto. Mi sono sentita parte del gruppo e spero che questa cosa si veda.
Francesca Cavallin: Nella maggior parte dei casi, io e Diego nel film vedevamo veramente cosa gli altri avevano fatto, perché Giovanni ci mandava il contributo video di ciò che avevano girato questi pazzi furiosi. Quindi, vi assicuro che, molto spesso, le mie lacrime erano vere. Poi, vorrei sottolineare che mi sono trovata benissimo a lavorare con la Colorado Film, è una famiglia,
Diego Abatantuono: Poi, visto che Francesca doveva interpretare mia moglie, ci siamo preparati per risultare il più credibili possibile (ride).
Francesca Cavallin: C’era la scena del bacio che, poi, non abbiamo mai fatto.
Diego Abatantuono: L’abbiamo solo provata (ride).
Francesco Mandelli: Io venivo dall’esperienza di Natale col boss con Paolo, che, poi, mi ha coinvolto in questa esperienza, per me la prima con Colorado. Come diceva Francesca, è vero che c’è un’atmosfera molto familiare, io amo queste cose, mi sono sentito a mio agio. Il film, poi, vince perché hai un gruppo di amici e viene portato ad un livello superiore dai momenti con Diego, Francesca, Antonio e Francesco. Secondo me, gli danno un tocco pazzesco. Inoltre, mi sono trovato benissimo con tutti, da Davidino ai Pampers, che non conoscevo.
Alberto Farina: Pe’ me è sempre ‘n’esperienza bella. Pe’ me già è tanto che me pijano ner film. Pe’ me già è tanto questo, so’ contento che è un gruppo. La cosa che mi piace è stato anche lo scambiarci tra di noi le battute, non c’era assolutamente protagonismo.
Andrea Pisani: Per me interpretare un film è sempre una sorpresa, perché non lo avevo mai messo in preventivo quando ho deciso di provare a fare spettacolo. È già il mio terzo film e non ci credo, come anche mia madre, che è convinta di vedermi qui sempre in video, mentre rimarrà delusa in quanto sono quello che filma. Comunque, è stato divertente lo stesso, perché era bello provare a distrarre fuori campo coloro che recitavano. Poi, è una via di comicità diversa, quindi mi è andata bene. Per esempio, al serpente, a esseri umani usati come portasigari e al vecchio che vola via è andata peggio (ride).
Luca Peracino: È un film che mi sento fortunato di aver fatto, perché mi ha dato belle sensazioni sia mentre lo interpretavo che dopo aver sentito pareri positivi da chi l’ha visto.
Diego Abatantuono: Chi l’ha visto?, intende la trasmissione televisiva (ride).

D: Parliamo della scena del bacio tra Francesco e Paolo...
Francesco Mandelli: Sapevamo dell’esistenza della scena, ma non ce la immaginavamo così, è andata al di là dei miei peggiori incubi. Immaginavo che Paolo mi avrebbe leccato la faccia, invece il regista, pacato e con cui tutti si sono trovati bene, mi ha fatto slinguare con Ruffini e pretendeva che si vedessero le lingue (ride).
Giovanni Bognetti: L’abbiamo anche accorciata (ride).

D: E la scena del sedere della ragazza in faccia, invece, quante volte l’avete girata?
Francesco Mandelli: Quella, fortunatamente, tante (ride).

D: Diego Abatantuono quanto ha improvvisato?
Diego Abatantuono: In realtà, non si tratta altro che di una collaborazione sul set. Io e Giovanni ci conosciamo da tanti anni e, quando si va sul set, non s’improvvisa all’insaputa degli altri attori, si prova la sera prima o un’ora prima. Propongo delle idee, poi, se il regista è interessato, si sviluppano. È un lavoro che io faccio sempre. È lo stesso meccanismo che usavamo nei film di Salvatores, dopo il periodo di Attila flagello di Dio ed Eccezziunale... veramente, dove c’era il mio repertorio di cabaret.