Conferenza stampa: Un Paese Quasi Perfetto

“Essendo partito dal film canadese La grande seduzione, l’adattamento effettuato è stato bene o male come quello che svolsi per Benvenuti al Sud, anch’esso un rifacimento e di cui curai la sceneggiatura; in questo caso, però, lo spunto è molto più drammatico perché si parla di lavoro e di chiusura delle fabbriche, ho guardato la situazione dei minatori del sulcis, toccati non solo economicamente ma anche nella loro dignità, e ho cercato di conferire al tutto un tono fiabesco. Credo che oggi l’Italia dovrebbe contare maggiormente sulle proprie risorse non esclusivamente per quanto riguarda quelle del territorio, ma anche le persone”.

Sceneggiatore, tra l’altro, di Gomorra (2008) e L’abbiamo fatta grossa (2016), parla Massimo Gaudioso, in arrivo nelle sale cinematografiche il 24 Marzo 2016 con il suo Un paese quasi perfetto, distribuito da 01 Distribution e nel quale un rampante chirurgo estetico interpretato da Fabio Volo finisce nello sperduto paese lucano (immaginario) di Pietramezzana, i cui abitanti fanno di tutto per soddisfare le sue esigenze – dalla passione per il cricket alla voglia di sushi – in modo tale che rimanga perché indispensabile all’apertura di una fabbrica locale che consentirebbe loro di uscire dallo stato di cassa integrazione a rischio disoccupazione permanente.

Il Fabio Volo che, presente all’incontro con la stampa romana, dichiara: “Credo che il paese del film sia un non luogo, perché qui non parliamo di Nord e Sud che si incontrano, ma di un incontro di due diversi bisogni: quello di una località che ha bisogno di un medico e quello di quest’ultimo che necessita di una relazione sana, di amici e del padre che non ha. È stata una bella esperienza perché il paese vero era autentico. Io vengo dalla provincia ma non sono mai stato un provinciale. Mi piace tanto Castel Mezzano, ma dopo due o tre mesi devo spostarmi. Poi, la provincia, spesso, è anche un posto violento”.

La parte della bella del film, invece, spetta a Miriam Leone, la quale, oltre a raccontare di essere stata insieme al protagonista l’unica a rimanere a metà nell’effettuare il volo d’angelo durante le riprese, osserva: “Il tema del lungometraggio è quello della dignità. Il mio personaggio è l’unico che non prende parte alla messinscena a suo modo geniale portata avanti dagli altri residenti del posto, perché è innamorata del suo paese e, quindi, le da anche fastidio che facciano ciò”.

Residenti tra cui rientra il veterano Nando Paone, che precisa: “Come quello di Miriam, il mio personaggio è rimasto incatenato al suo paese, non ha mai preso neppure la corriera. Lo abbiamo reso un po’ burbero, è un montanaro ma motivato da buoni sentimenti”.

Mentre il regista conclude: “Nel lavoro di adattamento ho lavorato soprattutto e profondamente sui personaggi. Per me, stavolta, non si è trattato tanto di un lavoro di scrittura come sceneggiatore, ma di scrittura sul set e al montaggio. Ho utilizzato un paese che non aveva mai visto un set cinematografico e fatto recitare, tra gli altri, una signora di centodue anni. Comunque, il mio sguardo si nota, infatti, se visionate Il caricatore, film che ho diretto vent’anni fa, potete notare che è lo stesso che ho qui".