Conosciamo la redazione: i migliori film del 2018 secondo Sabrina Colangeli

Tirare le somme di un intero anno cinematografico è sempre molto difficile, soprattutto quando si tratta di annate belle ricche come il 2018, che ha visto l'arrivo in sala di alcuni valevoli blockbuster, di immancabili opere d'autore e di piccole o grandi sorprese. Di solito, è tutta questione di aspettative, o almeno buona parte della ricezione di una pellicola viene influenzata dalle attese che si hanno, mentre un'altra percentuale dipende dal contesto che ne circonda la visione. Considerato questo, il discorso è sempre molto soggettivo e, al di là delle oggettive qualità (o meno) che un prodotto cinematografico può sfoggiare e sfruttare, alla fine si riduce ad una questione di gusto, di sensazioni ed emozioni molto personali.

Al quinto posto di questa top five troviamo quindi il blockbuster di tutti i blockbuster, Avengers: Infinity War di Anthony e Joe Russo. Il motivo di tale scelta è presto detto: mentre si attende frementi la seconda parte che idealmente ne conclude il discorso, Avengers: Infinity War fa ancora parlare di se' e delle infinte possibilità che ha lasciato aperte. Riunire in un'unica pellicola tutti (o quasi) i supereroi dell'Universo Marvel è qualcosa di assolutamente eccezionale ed elettrizzante, ma la vera grandezza sta nell'essere riusciti a gestirne le caratteristiche e le interazioni in maniera così precisa e pregnante, dando a ciascuno di loro il giusto spazio e valore. Si esce dalla visione della pellicola con un sentimento di esaltazione mista ad angoscia, a dubbi e timori che la faccenda possa risolversi nel peggiore dei modi, trascinando una volta per tutte alcuni dei nostri più amati beniamini lontano dagli schermi. Non è da poco suscitare simili emozioni, dotate di un'intensità raramente ascrivibile al genere e supportate da una solidità narrativa oltre che da una potenza visiva incredibili. Chiaro è che si deve essere in qualche modo fan del franchise ed accettare di essere trasportati in un mondo come quello degli Avengers, fatto di eroi e di mostri, di alieni e di super poteri, senza troppo soffermarsi su credibilità e realismo. Nonostante tutto però Avengers: Infinity War mette anche in luce un discorso tanto attuale quanto terribile, ossia quello della sovrappopolazione del pianeta e di come il problema stia pian piano diventando sempre più urgente. Attingendo probabilmente all'inesauribile potenzialità dei fumetti, la pellicola riesce così a trattare una tematica complessa e delicata attraverso la chiave della fantascienza e del fantasy.

Al quarto posto un film che racchiude già nel titolo il suo valore: Gli Incredibili 2 di Brad Bird. Di rado un capitolo secondo può risultare superiore al primo, soprattutto quando si tratta di film d'animazione, ma Gli Incredibili 2 riesce nell'impresa, grazie anche allo sviluppo di un personaggio esplosivo come Jack-Jack e ad una sceneggiatura solida, piena di ironia ed attualissima. La simpatica famiglia di supereroi, conosciutasi nel lontano 2004, torna ad affrontare le sfide che la vita gli pone davanti, che si tratti di misteriosi criminali "a spasso" per la città o di rapporti con figli impegnati in un difficoltoso percorso di crescita. In un anno così fondamentale per quanto riguarda la figura della donna (non solo al cinema), è significativo il ribaltamento di ruoli che si sviluppa nel corso della narrazione, per cui alla mamma spetta il compito di sconfiggere i cattivi, di lottare con le proprie forze per il bene di tutti, mentre il papà deve vedersela con i piccoli in casa, spesso chiedendo aiuto ed appoggiandosi alle figure femminili che lo circondano. Si tratta dell'emancipazione e della forza innata della donna, ma anche di quanto la collaborazione, la solidarietà e l'accettazione possano fare la differenza nei rapporti e nell'esistenza stessa.

Per il terzo posto scegliamo un piccolo gioiello del cinema nostrano, vincitore del Premio BNL del Pubblico alle Giornate degli Autori della 75esima Mostra del Cinema di Venezia: Ricordi? di Valerio Mieli. Registicamente suggestivo ed emozionante, il film è un ritorno tanto atteso quanto sorprendente per il regista romano, che sceglie di raccontare un'altra storia d'amore scandita nel tempo e nello spazio in maniera personale, interpretata da una splendida coppia di protagonisti - Luca Marinelli e Linda Caridi - affiatati e bravissimi, e sostenuta da una colonna sonora ad hoc. Dopo Dieci inverni (datato 2009) non era affatto semplice realizzare un'opera all'altezza di quella d'esordio, eppure Mieli con un'umiltà, una sensibilità ed uno stile che poco o nulla hanno di costruito, di artefatto, di superficiale, confeziona un vero e proprio gioiello. E lo fa senza puntare all'originalità della storia quanto piuttosto alla verità di ciò che la storia contiene: i sentimenti esibiti ed esaminati appartengono alla nostra quotidianità, per cui viene naturale, istintivo, facile emozionarsi e prendere parte alle vicende sullo schermo. Ed è magia allo stato puro.

I primi posti li riserviamo infine a due pellicole dirette da attori impegnati nel doppio ruolo di registi ed interpreti principali, che si rivelano delle vere e proprie sorprese sotto numerosi punti di vista. Cominciamo dal secondo posto, riservato all'opera seconda di John Krasinski, A Quiet Place. Dopo The Hollars, il cineasta statunitense cambia completamente genere e lascia tutti a bocca aperta con un horror di rara intensità, capace di intrattenere e far discutere sulle derive che la nostra società sta inevitabilmente e terribilmente prendendo. Muovendosi sempre su questo doppio binario del divertimento e della critica, A Quiet Place fonda le sue radici sul senso e sull'importanza della famiglia - non a caso è la reale consorte di Krasinski, Emily Blunt, ad interpretare la moglie nella finzione - quando il mondo fuori crolla a pezzi e le minacce attendono sempre dietro l'angolo, è possibile sopravvivere solo all'interno di questo piccolo nucleo di persone, che si sostengono l'un l'altro, si proteggono e si danno un motivo per andare avanti, per non arrendersi e continuare a credere in un futuro migliore. Dal punto di vista registico la pellicola è impeccabile, capace di sfruttare al massimo tutte le potenzialità del genere, aggiungendogli spesso anche un valore nuovo, pregevole, mai banale, e creando un'atmosfera avvolgente, ansiogena,
accattivante.

Al primo posto non poteva mancare il film evento dell'anno, almeno dal momento in cui è stato mostrato per le prime volte - in Italia è stato scelto come film di apertura della 75esima Mostra del Cinema di Venezia -, quello che ha fatto e continuerà a fare (meritatamente) incetta di nominations e premi: A Star Is Born di Bradley Cooper. Alla scelta di una strada tutta in salita per un attore come Cooper, qui al suo debutto alla regia, vuoi perché si tratta dell'ennesimo remake di una pellicola di successo del passato, vuoi perché si affida ad un'esordiente nel cinema come Lady Gaga, corrisponde un vero e proprio capolavoro. La cantautrice soprannominata Mother Monster illumina lo schermo prima di bucarlo con le sue performance esaltanti e strappacuore; Cooper si modella addosso il protagonista,
sporcandosi la voce e l'aspetto e dando prova di essere un grandissimo attore, oltre che un regista attento e capace di donare una concretezza, un valore ed una potenza strabilianti ad ognuno dei suoi personaggi. Tra le numerose tematiche messe in campo dalla pellicola, anticipatrice in qualche modo di opere quali Beautiful Boy e Ben is back, senza dubbio la dipendenza è al primo posto: che si tratti di dipendenza da alcol, droghe, adrenalina o "semplicemente" dipendenza d'amore, si tratta di un discorso complesso, difficile da affrontare e gestire, per il quale spesso è necessario chiedere e quindi ricevere un aiuto. E sarà qui lì la chiave del rapporto tra i due, ma anche tra il protagonista ed il fratello (notevole la prova di Sam Elliott). La musica fa il resto.

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