Karlovy Vary International Film Festival: giorno 6

Il film statunitense in concorso al 52nd Karlovy Vary International Film Festival segna l’esordio di Rachel Israel, insegnante alla Rhode Island School of Design, la quale ha sviluppato un suo corto del 2014 premiato a Sundance. Keep the Change (Tieni il resto), che è anche il nome della compagnia produttrice, e un’inconsueta vicenda romantica ambientata in un gruppo di sostegno di New York di persone autistiche. Nata dall’incontro con alcune di queste persone, la storia mette a fuoco la figura di David, di famiglia benestante, il quale si dedica alla regia di piccoli film. Quando si trova in difficoltà emette brevi grugniti e, a parte questo difetto ha l’abitudine di fare scherzi. Ne gioca uno a un rappresentante della polizia, e viene obbligato a frequentare un gruppo di sostegno di persone autistiche. Qui nasce la relazione sentimentale con Sarah, ragazza energica ed estroversa. Uscendo dalla seduta, i due si concedono una gita a Brooklyn, e David accetta serenamente l’approccio della ragazza. Il film mette a fuoco la differenza dei loro caratteri e quella più grande con i colleghi del gruppo di sostegno. Emerge la timidezza, e anche la tenerezza di un rapporto tra due giovani abituati a rimanere chiusi in se stessi, ma anche la reazione dei genitori che per primi sembrano considerare anomali i propri figli. Racchiuso in 94 minuti, interpretato con brio da Brandon Polansky e Samantha Elisofon, il film ricorda un successo del 1962, David & Lisa di Frank Perry, ma affronta i problemi della società dei nostri giorni con due personaggi che non hanno il fisico degli attori hollywoodiani, ma un carattere forte e sentimenti profondi.   

 Altro debutto quello di Karma Takapa, nativo del Sikkim, ai piedi dell’Himalaya, il quale dopo alcuni corti e un lungometraggio girato a sei mani, esordisce da indipendente con Ralang Road, 112 minuti sulle vicissitudini di un professore sfortunato e imbranato che al termine di un corso riprende la strada di casa per una vacanza. Basato in larga parte su ricordi dell’ infanzia del regista e girato con non attori, il film si apre con due studenti che parlano di poesie, quindi si assiste all’ultimo compito in classe prima delle vacanze, e alla partenza in autostop dell’insegnante. Va detto subito che non si tratta di un racconto con un prologo, uno sviluppo e una conclusione, ma di una narrazione on the Road lungo un percorso spesso  scuro e a volte confuso che inanella storie diverse pur seguendo l’itinerario del professore. Lo vediamo affannarsi nella ricerca di mezzi di locomozione, e scorgiamo due suoi allievi sulla stessa strada. In un incontro casuale, l’insegnante ricorda ai giovani di comportarsi bene. Poi, però, i due lo pedinano come ombre, lo fotografano in situazioni scomode e spesso intervengono, mascherati, per danneggiarlo. Il professore ha anche problemi con una compagna quando si reca a chiedere informazioni su un aborto clandestino. Ne avrà anche col direttore di un bigliardo e con altri loschi personaggi su una strada che il regista vorrebbe ricordare in maniera affettuosa ma che illustra sinistra e piena di pericoli. Il film non mostra molto del Sikkim, a parte strade di montagna e piccoli locali, né dei suoi abitanti eccezion fatta per un paio di delinquenti in commedia, una signora energica e un insegnante ingenuo e sbandato.

Più interessante un film che era nella Settimana della critica di Cannes, La familia del venezuelano Gustavo Rondon Cordova, prodotto da Venezuela, Cile e Norvegia, e presentato nella sezione Another View. Racconto teso, racchiuso in 82 minuti, sulla convulsa e caotica vita di una borgata di Caracas dove, quasi ignorate dalla legge del paese, le famiglie praticano la loro legge. Quando il dodicenne Pedro in una delle quotidiane liti di quartiere sferra un colpo di forbici al collo di un coetaneo, suo padre Andres gli fa raccogliere alcuni indumenti e riesce a farlo allontanare. Lo porta con sé sul luogo del lavoro e tenta di farlo accettare come suo aiutante. Il ragazzo è selvaggio e recalcitrante, ma nemmeno il padre è un santo, e quando tenta di appropriarsi di alcune bottiglie di alcolici viene messo alla porta. Il film segue i due nelle peregrinazioni quotidiane alla ricerca di un letto e di un lavoro fino a quando riescono a tornare inosservati nel quartiere che trovano stranamente deserto e tranquillo perché, come scopriranno, giustizia è stata fatta. In seguito alla morte del ragazzo ferito da Pedro, i genitori hanno ucciso il coetaneo più legato al responsabile della morte del loro figlio.  

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