Renato Zero racconta il suo Zerovskij: “Per essere liberi bisogna essere sinceri”

Eccoci qua, sono un po’ stanco perché avete visto quanto ho lavorato, mica perdo tempo ad asciugare gli scogli col phon”. Con questa frase, degna di un noto politico italiano, Renato Zero si è presentato alla stampa per raccontare il suo ultimo lavoro: il film-concerto Zerovskij - Solo per amore, oltre 2 ore di spettacolo registrate durante le rappresentazioni svoltesi in una delle location più suggestive d’Italia, l’Arena di Verona.

In una improbabile stazione ferroviaria chiamata Terra, diretta dal misterioso Zerovskij, tra reale e irreale sono in scena Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita, non più come concetti astratti ma finalmente umanizzati, pronti al confronto amaro, ironico, tenero e spietato con un figlio di nessuno, Enne Enne, e i due viaggiatori di sempre, Adamo ed Eva.

Progetto ambizioso quello del Re dei Sorcini, che a distanza di quasi 40 anni da Ciao nì! (1979) porta sul grande schermo una sorta di ‘teatro totale’ che, con un eccezionale dispiegamento di forze artistiche (62 elementi d’orchestra, 30 di coro, 5 nella sezione ritmica, un Direttore d’orchestra, un coreografo, 12 ballerini e 7 formidabili giovani attori) fonde musica alta, prosa e cultura pop. “Era da parecchio tempo che mi frullava in testa l’idea di allontanarmi da quella regola che impone i 5 minuti di durata massima per una canzone. Con tutto il rispetto per brani quali Il Cielo, I Migliori Anni, Morire Qui e per tutti gli altri titoli… non se ne poteva più. Bisognava uscire fuori da questa compiacenza di regalare al pubblico sempre i successi senza mai consegnargli invece del pane fresco. Agli ‘Zerofolli’ si doveva dare di più”. Già, e senza ombra di dubbio con questa opera così diversa dalle sue precedenti performances, il Renatone nazionale ha offerto ai numerosissimi fans qualcosa di totalmente nuovo, e il sold out ottenuto nei 12 concerti del tour di Zerovskij dimostra quanto il cantautore romano sia riuscito ancora una volta ad incantare i suoi amati sorcini: proprio come in conferenza stampa ha stregato l’intera platea di giornalisti. Con indosso un abito nero e in testa uno strano cappello a cilindro, Renato Zero è apparso più scoppiettante che mai, un pifferaio magico che con la sua voce ha ammaliato il parterre, e con le sue sagaci battute ha conquistato il cuore di tutti, anche dei non sorcini!

Hanno provato in tanti a fermare il treno di Zerovskij, pure quelli dell’alta velocità sono venuti da noi a dirci che ce volevano fa’ annà veloci… beh, non ce ne frega un cazzo de corre, noi vogliamo fare tutte le fermate, perché quando corri te perdi tutto: non te fidanzi, non te sposi, non trombi, non te godi il panorama… la pecorella che bela non la vedi e te sembra una cosa bianca che pensi sia una che s’è appena fatta la tinta. No, il treno di Zerovskij non si tocca!”. Applausi a scena aperta per questo 67enne che infila perle di umorismo una dietro l’altra. Come quando, ad esempio, prende la parola una giornalista della testata Famiglia Cristiana, e Zero prima di ascoltare la domanda la blocca dicendo: “Chiedo scusa se non siete nella mia ‘rassegnata stampa’, ma vi ho risparmiati per 1200 ragioni insieme a l’Avvenire, perché voglio mantenere con la Santa Sede dei rapporti decorosi”. E mentre spiega che la leggerezza a volte deve essere messa da parte per lasciare spazio a temi più seri quali l’eutanasia, la solitudine, la malattia, l’abbandono e la violenza sulle donne (tutti argomenti trattati in Zerovskij – Solo per amore), alla fine la sua veracità esce fuori come un tornado e la vis comica prende il volo: “Ma la favola di Biancaneve che è leggera? Con quei 7 nani del cavolo, ‘sta porella si svegliava la mattina e non sapeva dove mettersi le mani, aveva questi intorno con una fame! E Pinocchio? Che gli cresceva solo quello?”. A questo punto Zero si è lanciato nella famosa barzelletta che vede come protagonisti la fatina e il burattino di legno: lasciamo ai lettori immaginarne il contenuto!

Ma tra una risata e l’altra, il mitico autore del Triangolo trova il tempo per omaggiare i suoi collaboratori: “Realizzare questo progetto è stata una passeggiata, perché ho avuto il piacere di cooperare con individui straordinari, dai macchinisti fino al Direttore d’orchestra, il Maestro Renato Serio. In questo tour ho guadagnato soltanto una pizza e una birra, ma sono felice di avere fatto lavorare 120 persone sul palco e altrettante intorno ad esso. E’ stato bello attraversare l’Italia con questi Tir carichi di umanità e rispetto. Insomma, è stata una convivenza straordinaria. Anche l’Altissimo ci è venuto in soccorso, il cielo era infatti incazzato nero, ma quando abbiamo iniziato lo spettacolo uno squarcio di sereno ha illuminato il palcoscenico: anche Lui deve avere capito che dopo la promozione che gli ho fatto doveva pur darmi qualcosa in cambio!”. Sì, l’Altissimo ha un ruolo molto importante nella narrazione di Zerovskij. Qui Dio medita infatti sulla bellezza di un disegno originario devastato dalla cupidigia dell’uomo, accennando enigmaticamente a una nuova proposta per il mondo intero. Certo, questo spettacolo ideato e scritto da Renato Zero insieme a Vincenzo Incenzo potrebbe lasciare spiazzati gli spettatori a lui più affezionati, perché se da un lato gli aficionados sono da tempo abituati a non vederlo più abbigliato con lustrini, paillettes e boa di struzzo, è pur vero che dall’altro restano ostinatamente ossessionati dal voler ascoltare i suoi cavalli di battaglia. Ma in realtà, tranne Potrebbe essere Dio, Marciapiedi e Motel, i 19 brani scelti per Zerovskij sono quelli inediti che compongono il doppio album uscito nel 2017, da cui prende titolo il film.

Zero sceglie dunque di abbandonare la comoda autostrada per percorrere un sentiero rischioso, sdrucciolevole, un percorso apparentemente insidioso che travalica i confini del mercato commerciale: “Per essere liberi bisogna essere sinceri con se stessi. Se si ha voglia di fare esperienze nuove non bisogna subire le pressioni del mercato o delle tendenze. La mia volontà di esprimermi attraverso nuove esperienze, aggiunta alla mia buona fede, fa sì che il mio cambiamento non debba essere accettato come una forma di mera sudditanza, ma andrebbe accettato per il mio coraggio. Sì, perché potrei vivere di rendita con i soli introiti della Siae e invece vado a rischiare l’osso del collo facendo un’operazione di questo tipo. Tutto sommato credo che alla lunga, come ho avuto ragione delle paillettes e dei lustrini o ebbi ragione nel cantare Vecchio a 41 anni, posso oggi tentare questa carta di una piccola rivoluzione musicale, ma soprattutto personale. Nella mia vita ho fatto l’attore, il ballerino, il fantasista, insomma mi sono fatto una bella vagonata di esperienze, e con Zerovskij ho messo a frutto tutte queste attività da me svolte.” E’ però vero che molti suoi fans non abbiano compreso appieno questa voglia di cambiamento di Renato, e a ciò lui così replica: “Alcuni sorcini hanno dubitato della bontà del progetto, ma poi mi risulta che si siano pentiti amaramente: gli hanno tolto il saluto, li aspettavano sotto casa, li hanno minacciati di non fargli più ascoltare le mie canzoni. Ovviamente scherzo, però alla fine anche i detrattori hanno compreso che quest’operazione andava fatta proprio come è stata fatta”. Un lavoro decisamente complesso quello realizzato da Zero, dove si sceglie la stazione ferroviaria come luogo di transito della variegata umanità con il suo carico di sentimenti. Sentimenti che qui divengono veri e propri personaggi lontani dai soliti cliché: Amore (Cristiano Ruiz) si muove su una sedia a rotelle e tramite una centralina elettrica comunica con i suoi utenti; Odio (Marco Stabile) è affascinante e positivo; Morte e Vita (Roberta Faccani) sono una divertente signora che prende le cose con filosofia; Tempo (Leandro Amato) è in perenne ritardo ai grandi appuntamenti dell’esistenza; Adamo (Claudio Zanelli) è un irrisolto maschilista; Eva (Alice Mistroni) è la vittima secolare; Enne Enne (Luca Giacomelli Ferrarini) impersona il riscatto.

E Zerovskij? Chi è questo strano personaggio che come un folletto appare e scompare di scena indicando attraverso le canzoni l’ipotetica giusta direzione che lo smarrito essere umano dovrebbe seguire? A fine proiezione la vera identità dell'arcano capostazione sarà finalmente svelata al pubblico in sala, ma come nei più arditi finali cinematografici accadrà qualcosa di imprevisto a rimescolare tutte le carte in tavola.

Diretto da Gaetano Morbioli, prodotto dalla Tattica S.r.l. e distribuito dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti, Zerovskij – Solo per amore sarà nelle sale come evento speciale il 19, 20 e 21 marzo. E se è vero che in fondo in fondo c’è un po’ di Zerovskij in ognuno di noi… quale occasione migliore di questa per verificarlo?

(Foto: Silvia Sottile)