Sitges 2019 - 52° Festival Internazionale del Cinema Fantastico: giorno 3

Al 52 Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya è il momento della Spagna con due film in concorso che segnano l’esordio del basco Aritz Moreno e di Oscar Martìn, che vanta vent’anni di produzioni e di corti. In grande spolvero la prima di Ventajas de viajar en tren (I vantaggi di viaggiare in treno) che Moreno ha tratto dal romanzo di Antonio Orejudo servendosi della sceneggiatura di Javier Gullòn che aveva già adattato il romanzo di José Saramago per Enemy di Denis Villeneuve. Con uno stuolo di famosi attori iberici: Belén Cuesta, Ernesto Alterio, Luis Tosar per citarne alcuni, e col rischio di aver messo mano a un libro di culto sul quale ha lavorato durante cinque anni, il regista basco ha dato vita a una commedia nera di 103 minuti narrando storie che si dipanano come scatole cinesi.

   Helga Pato, editrice in un momento di bassa, viene abbordata sul treno da uno psichiatra, Angel Santagustin, che le racconta storie dei suoi pazienti. cominciando da un ossessionato dalla montagna di rifiuti che non vengono raccolti. E di uno che lavorando nella raccolta ha perso un braccio. Un altro, portatore di handicap, durante un viaggio in comitiva a Parigi viene derubato. E’ soccorso da una ragazza claudicante, alla quale rubano la stampella. La disavventura li unisce: sboccia una fugace relazione sessuale, ma non finisce bene. Al centro del film, resta tuttavia la vicenda del giovane edicolante che fa innamorare una giovane donna, l’accoglie in casa, le insegna l’amore per i cani e la domina fino a imporle un comportamento da cagna: dormire nel canile e muoversi a quattro zampe. La rivolta della donna coincide con la scoperta che il giovane si nutre di escrementi e lo fa internare per i suo atti di coprofagia. Di sorpresa in sorpresa si viene a scoprire che il presunto psichiatra è soltanto un paziente e che Helga Pato viaggia in treno per andare nella clinica dove è stato internato il marito coprofago. Con sfumature di approcci romantici, momenti da thriller e accenni di grottesco, la commedia ha momenti colorati ma quello che prevale è il nero, beffardo e sovrano.

   Javier Botet, che nel film di  Moreno, interpreta il portatore di handicap, è insieme con David Pareja, il protagonista di Amigo di Oscar Martìn. E qui soffre veramente. Vittima di un incidente, è portato su sedia a rotelle nella casa di campagna del miglior amico che si occupa di tutto. Lo lava, lo rifocilla, lo accompagna in bagno, ma Javi lo ritiene responsabile della morte della moglie perita nell’incidente. Durante i primi giorni la convivenza è tranquilla, allietata da una fisioterapista che lo aiuta a riappropriarsi dei movimenti, ma la routine logora e affiora anche qualche vecchio rancore. Alla lunga non si sopportano più e la loro amicizia si trasforma in un gioco al massacro. Il film dura 83 minuti, in un ambiente rurale inizio Novecento, con interni scuri dai colori appena accennati. I protagonisti, noti per alcuni film comici dove hanno attuato in coppia, sono i beniamini di molti spettatori spagnoli che hanno apprezzato il film. In realtà si tratta di un racconto pseudo realistico che a tratti sconfina nel gotico, ma privo di mistero, tensione, empatia, cosa che fa rivalutare The Lighthouse (Il faro) di Robert Eggers. 

   Presentato oggi fuori concorso nella sezione ufficiale, ma già visto al Festival ungherese di Miskolc, dura 110 minuti ed è interpretato da due attori famosi, Robert Pattinson e Willem Dafoe, il giovane e l’anziano addetti al faro che, siamo negli ultimi anni dell’Ottocento, vengono inviati in un’isola remota della Nuova Inghilterra. Girato in bianco e nero, mostra gli scontri quotidiani tra il giovane sottoposto a duri e a volte rischiosi lavori, e l’anziano che tiene il diario e che decide sul da farsi. Confinati in culo al mondo nel periodo più freddo dell’anno, i due devono convivere e confrontarsi continuamente tra accese discussioni, sbornie e rispetto delle mansioni. C’è anche il tempo per i ricordi e per ballare ubriachi, ma l’inverno è lungo e l’asprezza del luogo li condiziona fino agli ultimi scontri senza quartiere. Al di là della bravura degli attori, la vicenda è circoscritta su una piccola isola rocciosa, sorvolata da uccelli affamati e continuamente battuta dai marosi. La differenza la fanno gli attori e qualche sagace spunto di dialogo, ma il racconto non è accattivante, anche se in rapporto al film spagnolo parliamo di cinema.

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