Sitges: 54esimo Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya - giorno 3

Nella maratona dei film in concorso al 54 Festival Internacional de Cinema Fàntastic de Catalunya alcuni si calano nel paranormale per raccontare il dramma interiore di personaggi che vivono isolati. E quando si tratta di bambini che non comunicano con i genitori e che scoprono di possedere poteri sovrannaturali la vicenda deve trovare un suo equilibrio per essere seguita. E’ il caso di De Uskyldige (Gli innocenti) del norvegese Eskil Vogt, film applaudito nella sezione Un certain Regard di Cannes. Oslo d’estate, durante le vacanze scolastiche, quattro bambini s’incontrano nello spazio sotto casa. Ida, nove anni, con la sorella Anna autistica che non è mai riuscita a parlare, incontra Ben e Aisha. Di estrazione popolare, Ben dimostra subito di essere crudele e incontrollabile: dall’ultimo piano lascia cadere un gatto nella tromba delle scale, poi constatando che non è morto gli schiaccia la testa con un piede. Aisha, invece, tende a smorzare i toni. Man mano che si conoscono emergono anche poteri che si vanno accentuando. Ben muove oggetti a distanza e ne approfitta per rovesciare una pentola d’acqua bollente sulla madre che è scivolata in cucina. L’unica che riesce a comporre il quadro della situazione è Ida, che non solo non ha poteri, ma deve anche occuparsi dei progressi della sorella. Tuttavia fa del suo meglio spingendo Ben da un ponte sull’autostrada, ma il ragazzo se la cava e alla fine ci sarà un confronto all’aperto tra Ben e le due sorelle. Sceneggiatore abituale di Joachim von Trier, il regista racchiude in due ore, dando per scontato l’universo fantastico, le paure e le scelte di bambini che non riescono a comunicare con i genitori.

  Inutile e ripetitivo risulta invece Antlers (Creatura oscura), patrocinato da Guillermo Del Toro e diretto da Nick Antosca. Anche qui i protagonisti sono due bambini: Lucas, introverso e problematico, e il fratello, rinchiuso in casa e praticamente inavvicinabile. Il film si apre con due minatori, uno è il padre di Luca, che vengono sbranati all’interno della miniera. Alcune scene mostrano la maestra della primaria che tenta di indagare il mondo di Lucas, e le preoccupazioni delle sceriffo del piccolo villaggio dell’Oregon. Ci sono anche alcune situazioni nelle quali qualche cittadino tenta di venire a capo del Puzzle, ma il registro del film naviga su scene oscure: per circa cento minuti si tenta di capire ciò che viene rappresentato sulla schermo in un silenzio rotto da frequenti urla disumane.

  Il regista austriaco, Peter Brunner, in una produzione firmata da Ulrich Seidl, Luzifer, porta il discorso nell’ambito religioso. Dispersi sulle Alpi austriache, in un contesto che fa gola a speculatori edilizi, Johannes, un giovanotto ritardato mentale che vive con un’aquila, e sua madre, che si sta riprendendo dal consumo di droga, praticano rituali antichi e rigorosi per scacciare la presenza del demonio. Il giovane è in balia della madre. Una povera donna pelle e ossa, che nella casa paterna era stata violentata per dieci anni dal padre. Quando l’impresa che vorrebbe impossessarsi del terreno invade la zona con droni, elicotteri e camion, i due vengono maltrattati, ma resistono ancora. Pur denunciando gli intrighi del potere, il film privilegia la descrizione di comportamenti singolari. Ispirato da un caso reale di esorcismo, il film si protrae per circa cento minuti.

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(Foto: Antlers)