‘A casa nostra’, il film che ha scatenato le ire del Front National

Se per Marx ed Engels lo spettro che si aggirava nel Vecchio Continente era il comunismo, per il XXI secolo il fantasma da combattere è colui che per fuggire dalle miserie del proprio Paese va a ‘occupare’ terre più ricche: l’immigrato extracomunitario. La deriva xenofoba che sta prendendo piede in molti Stati europei, tra cui il nostro, è un problema di enormi dimensioni che, alimentato da una crisi economica di notevole entità, spinge grandi masse di persone ad erigere muri fatti di, più o meno consapevole, razzismo. A chi avesse assistito, anche soltanto in televisione, ai comizi dei candidati del Front National (FN) - partito nazionalista francese fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen -, non sarà sfuggito lo slogan che grida spesso la platea: “on est chez nous”, tradotto letteralmente “siamo a casa nostra”. Una frase apparentemente innocua che però cela uno dei pensieri più malsani e, purtroppo, in voga di quest’epoca: gli stranieri non sono i benvenuti.

Lucas Belvaux, regista belga che all’età di 18 anni raggiunse Parigi in autostop per coronare il sogno di diventare attore, con il suo ultimo lavoro spiega brillantemente come sia possibile, per la ‘destra populista’ di Marine Le Pen, ottenere in Francia un così ampio consenso. La storia raccontata in Chez Nous - presentato in anteprima alla rassegna 'Nuovo Cinema Francese Rendez-Vous', e in sala dal 27 Aprile con Movies Inspired - fa infatti riflettere il pubblico sulla facilità con cui il seme dell’intolleranza possa attecchire in un terreno fertile. Pauline (la bravissima Émilie Dequenne, indimenticabile interprete di Rosetta dei fratelli Dardenne), infermiera in un distretto minerario nel nord della Francia, si occupa da sola dei suoi due figli e del padre, un ex metalmeccanico di sinistra. Un partito nazionalista in crescita, in cerca di rispettabilità, vede nella popolare Pauline la perfetta candidata da utilizzare a proprio vantaggio nelle prossime elezioni comunali, e a convincerla ad accettare la candidatura sarà il medico Philippe Berthier (il sempre convincente André Dussollier)…

Grazie alla figura della protagonista principale, il filmmaker di Sarà il mio tipo? mostra agli spettatori la potenza di certe frange della politica che, cavalcando i disagi dei cittadini, riescono a sfondare porte ritenute inattaccabili. Ma nel film di Belvaux non mancano critiche neppure a quelle forze di sinistra che hanno miseramente fallito sul territorio, una sinistra immersa - e persa - in chiacchiere sterili di nessuna utilità pratica. Il cineasta belga, mettendo in contrapposizione alcuni personaggi, da un lato tratteggia a meraviglia l’essere umano pieno di contraddizioni, aspettative, speranze e delusioni, e dall’altro lo ritrae come uno squalo a caccia di facili prede. E non è tutto, perché con estrema chiarezza Belvaux affronta anche il camaleontismo con cui i partiti provano a scrollarsi di dosso nomee pericolose per la loro ascesa. Termini quali ‘sporchi arabi’ o ‘razza inferiore’, infatti, come a voler sottolineare la totale assenza di discriminazione razziale vengono sostituiti da Agnès Dorgelle, leader del partito di estrema destra RNP in cui Pauline si trova coinvolta, con il più generico ‘gentaglia’.

Chez Nous narra in maniera lucida e asciutta il modus operandi di quei politicanti che, facendo leva sulle paure della gente comune, spingono il Paese verso la rinascita di un tanto dannoso quanto becero totalitarismo. La somiglianza tra la Dorgelle e la Le Pen, e tra RNP e FN, ha inoltre scatenato un vero putiferio tra gli esponenti del Front National, che ancor prima di vedere il film lo hanno già aspramente criticato poiché : “E’ scandaloso fare uscire un lungometraggio come questo in piena campagna elettorale”, Florian Philippot, vicepresidente del FN.

Il 23 Aprile si svolgerà il primo turno delle elezioni presidenziali francesi, e secondo gli ultimi sondaggi Marine Le Pen è in testa insieme a Emmanuel Macron, fondatore del Movimento di centro-sinistra En Marche! Grazie a questi dati è facile comprendere perché Lucas Belvaux abbia sentito l’urgenza di portare sul grande schermo un film politicamente impegnato, oltre che decisamente molto ben riuscito. Nella culla dell’illuminismo, dove Fraternité, Égalité e Liberté risuonano ormai come echi lontani nel buio della notte, Chez Nous potrebbe squarciare l’oscurità e donare nuova luce a quanti abbiano voglia di nitore... o, almeno, così si spera!