Calibro 9: il grande omaggio al poliziottesco anni Settanta al Torino Film Festival

Presentato fuori concorso al 38esimo Torino Film Festival, Calibro 9 di Toni D'Angelo è un evidente omaggio al cult Milano Calibro 9 del 1972, diretto da Fernando Di Leo, con Gastone Moschin, Philippe Leroy e Barbara Bouchet. Proprio quest'ultima torna nella pellicola dei giorni nostri, nei panni di Nelly, madre di Fernando Piazza (Marco Bocci), un avvocato penalista intento a rubare soldi alla malavita. Al suo fianco, la ex Maia Corapi (Kseniya Rappaport), con la quale tenterà la fuga col bottino.

Il poliziottesco anni Settanta, genere così amato ieri come oggi, torna incredibilmente in vita. Per la gioia dei fan dell'epoca, ma anche per tutti coloro avranno il desiderio e la voglia di riscoprirlo. Tante e riconoscibili sono le citazioni di Milano Calibro 9, a partire dal nome/cognome dei personaggi, sino ad arrivare ad alcune intere sequenze. Titoli di testa, di coda e didascalie varie hanno tutti l'impronta del passato e della corrente cinematografica alla quale appartengono. É uno stile decisamente inconfondibile, come se ogni elemento concorresse a chi colpisce di più. Gli effetti della violenza sono talmente eccessivi da non risultare realistici, ma lo scopo è infatti un altro. L'intrattenimento si fonda e sviluppa sulle vicende di queste figure impelagate fino al midollo in faccende ben poco pulite. Ma non contano molto gli argomenti trattati, quanto piuttosto il modo in cui lo si fa.

Calibro 9 è quindi un progetto apprezzabile da un punto di vista commemorativo. Grazie al lavoro di D'Angelo, degli sceneggiatori Gianluca Curti, Luca Podelmengo e Marco Martani, si compone un vero e proprio compendio di cinema degli anni Settanta. A cui si aggiungono caratteristiche essenziali della nostra attuale società.

Sebbene le differenze con Milano Calibro 9 – e a un occhio più esperto siano anche importanti – la nuova pellicola si muove agile in un terreno ben esplorato anni e anni fa. Facendo assoluto tesoro di insegnamenti ormai poco sfruttati e ricercati, bensì rimodellati per altri fini, il film esibisce infine una sua identità.  

L'ironia ne è una componente fondamentale, sostenuta anche dalla bravura degli interpreti, in equilibrio tra il non prendersi mai troppo sul serio e l'incarnare delle figure sopra le righe. Tra le scene più di impatto, quella del primo bacio (in scena) tra Bocci e la Rappaport: sotto una pioggia di proiettili, vetri e oggetti in frantumi, i due danno sfogo alla passione che li ha uniti in passato e che li unisce ancora. E alla mente torna una scena cult di Shoot'em Up con Monica Bellucci e Clive Owen.

Calibro 9 nasce dalla volontà di Gianluca Curti, figlio del produttore dell'opera originale, di riproporre qualcosa che amava molto al pubblico di oggi, quello più giovane e forse ignorante in materia di poliziotteschi nostrani.

Un ultimo accenno all'ottimo lavoro del reparto musicale, a cura di Vincenzo Adelini ed Emanuele Frusi, e del direttore della fotografia Rocco Marra, capaci di restituire al massimo il giusto mood. Al termine della visione si avrà l'impressione di aver compiuto un viaggio nel tempo e di esserne usciti in qualche modo arricchiti, se non altro a livello (socio)culturale.

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