La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria – Recensione di “Senza Fine”

In una sacrosanta riscoperta della nostra tradizione culturale (dove la musica “leggera” ha un peso notevolissimo), un docu-film su Ornella Vanoni è, inevitabilmente, pura gioia.

Disegnato dalla Fuksas come un incontro in un luogo senza tempo (il tempo lo dà tutto la straordinaria artista), il viaggio si snoda tra sedute di fisioterapia, discussioni organizzative immagini di repertorio e ricordi che solo a sentire i nomi citati c'è da commuoversi ogni istante. Ma, a prescindere, dalla struttura filmica, il racconto è tutto nella vita fantastica di un donna di 87 anni che iniziò giovanissima in una Milano che era il centro del mondo e che, oggi, ancora ragazzina, ha ancora tantissimo da dire.

Enzo Jannacci (per chi scrive, il più grande poeta del '900), Vinicius De Moraes, Strehler e poi Paoli, Gerry Mulligan e duemila altri, sono i compagni “invisibili” che accompagnano la Vanoni in questa storia infinita. Poi, fisicamente, appaiono Paolo Fresu, Samuele Bersani e Vinicio Capossela a rendere il tutto ancora più affascinante.

L'unico appunto che si può muovere al lavoro della Fuksas è l'esagerato presenzialismo della regista stessa e dei suoi collaboratori che in un tentativo poco riuscito di meta-documentario rubano spazio ad un'autentica forza della natura. Bella la trasformazione abbozzata in sirena ma quando hai Ornella Vanoni basta lei a riempire lo schermo. Meraviglia senza fine.

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