Le invisibili: la riscossa delle donne escluse

Alle numerose commedie ‘leggere’ d’oltralpe, solitamente promosse come “il fenomeno dell’anno”, il cinema francese continua fortunatamente ad affiancare opere che si occupano di temi sociali, e quando questi ultimi vengono trattati con delicatezza, ironia e una punta di comicità, beh, il risultato non può che essere encomiabile. Così come ammirevole è l’impegno profuso a favore dei più deboli che Louis-Julien Petit ha dimostrato, nella sua ancor breve carriera di regista cinematografico, con: Discount, incentrato sulle pessime condizioni lavorative dei dipendenti all’interno di una grande catena di supermercati; Carole Matthieu, dove le ingiustizie nel mondo del lavoro assumono colori decisamente più foschi, e Le invisibili, in cui si narra la storia di donne senza fissa dimora.

Le invisibili del titolo sono in questo caso una folta schiera di donne mature senza un’occupazione, senza un tetto sulla testa, e prive di qualsiasi mezzo di sostentamento, che sopravvivono grazie ai Centri di accoglienza quale l’Envol. In questo rifugio diurno quattro assistenti sociali faranno il possibile per aiutare queste donne ‘fantasma’, ma quando il Comune deciderà che il Centro dovrà essere chiuso inizieranno i veri problemi...

Campione d’incassi in Francia con oltre 10 milioni di euro al box office, questo terzo lavoro di Petit è un film agrodolce e tragicomico che offre agli spettatori sia un ritratto straordinario di quelle persone che dedicano l’intera vita ai cosiddetti ‘ultimi’ diventando loro stesse invisibili agli occhi della società, che un’opera sincera ed efficace per dar voce a chi voce non ha: uno splendido inno alla speranza che va oltre la miseria! Il regista, ispiratosi al lavoro sul campo di Claire Lajeunie, la quale per molti anni si è interessata delle clochard parigine, scava nelle pieghe della dura quotidianità delle tante Edith, Brigitte o Lady D per mostrarne la fiera dignità e la solidarietà dell’universo femminile. All’infinita tenerezza, ai dialoghi improvvisati colmi di verità e al perfetto equilibrio di toni tra il documentaristico e la commedia sociale di impronta britannica – Ken Loach docet –, Petit aggiunge inoltre una chiave di humor indispensabile a non far scivolare il lungometraggio verso una deriva melodrammatica, forse poco digeribile per il grande pubblico.

I personaggi, qui sviluppati a tutto tondo, rappresentano una realtà a cui giornalmente ognuno di noi volta le spalle, un esercito di anime vive dai contorni definiti che si trasformano in indefiniti per chi non solo non ha tempo o voglia di ascoltarne le storie, ma soprattutto per chi finge di non vederle. Ad impersonare le protagoniste, eccetto che per i ruoli delle assistenti sociali interpretati dalle bravissime Audrey Lamy, Corinne Masiero, Noémie Lvovsky e Déborah Lukumuena, sono donne che hanno provato sulla propria pelle - e che alcune stanno tuttora provando - il disagio di vivere in mezzo a una strada e di sentirsi ‘scarti’ dell’umanità: umanità ridotta all’ego che ha ormai abdicato ai valori dell’inclusione, dell’accoglienza e della fratellanza.

Le invisibili, in sala grazie a Teodora Film, è una ‘pellicola’ che non cade mai nel sentimentalismo, una cronaca lucida e luminosa su un gruppo di donne alla ricerca di un meritato spazio all’interno di una comunità inaridita, cieca e sorda.