Le Ultime Cose

La crisi economica che sta attanagliando il nostro Paese, e non solo, è tristemente sotto gli occhi di tutti. Giornalmente i mass media riportano sia i dati relativi alla crescente piaga della disoccupazione che quelli inerenti al vertiginoso aumento del debito pubblico, è però obbligatorio ricordare che dietro a tali percentuali si nascondono drammi, umiliazioni, speranze ormai svanite e inevitabili tragedie di tanti, troppi, esseri umani. Con il suo film d’esordio Le Ultime Cose, presentato a Venezia nella 31ma Settimana Internazionale della Critica, Irene Dionisio dà volto e anima a quegli sterili numeri che alle orecchie della gente suonano come mere astrazioni.

La regista - nata a Torino nel 1986 - racconta in modo asciutto, senza fronzoli, la dolorosa e raccapricciante realtà del banco dei pegni: un microcosmo dove convivono disperazione, arroganza, sfruttamento e abominio. All’interno di questo luogo infernale si intrecciano le storie della giovane transessuale Sandra, dell’anziano pensionato Michele e del nuovo assunto Stefano: ognuno di loro dovrà fare i conti con il proprio fardello di solitudine ed emarginazione, povertà e vergogna, dubbi e necessità.

Se l’atmosfera cupa del film rispecchia a perfezione lo stato d’animo dei tre personaggi principali, la freddezza degli ambienti raffigura invece le bassezze dei profittatori che si muovono come squali famelici attorno a brandelli di carne ferita. Il grande pregio di Le Ultime Cose sta infatti nell’abilità con cui la regista piemontese è riuscita a rappresentare in scala ridotta la società contemporanea. Sì, perché la Dionisio in un ambiente circoscritto mette magistralmente in scena l’orrore della disuguaglianza sociale, dove gli oggetti non riscattati, quelle ‘ultime cose’ date in pegno per sopravvivere, vengono messe all’asta per nutrire ricchi ed eleganti figuri: vampiri dall’apparenza signorile che succhiano le ultime gocce di sangue di chi è prossimo alla fine.

La brillante scelta registica del voler prediligere una strada quasi documentaristica si rivela però essere ben presto anche un pesante boomerang. In un film come Le Ultime Cose, focalizzato sul disagio umano, ci si sarebbe aspetti infatti una maggior profondità nella caratterizzazione dei protagonisti, questo purtroppo non avviene e il climax emotivo è quindi inesorabilmente compromesso. Eppure nonostante ciò, il continuo brulichio di prede e predatori che si aggirano attorno a uno dei luoghi che più esprimono l’attuale condizione economica del Paese, rende la pellicola di Irene Dionisio un’ interessante, nonché crudele e arguta analisi neo-neorealista sui danni provocati dal capitalismo selvaggio.

Le Ultime Cose, anche se non perfetto, rimane senza dubbio un ottimo punto di partenza per questa regista trentenne che dimostra grande talento dietro la macchina da presa. Forse ci sarebbe piaciuto ritrovare nella Dionisio un pizzico di coraggio in più, quel coraggio che la avrebbe dovuta spingere a urlare: fate attenzione o voi che entrate, perché dietro alla maggior parte dei banchi di pegno si celano i più illustri Istituti di Credito bancario italiani!