L’eroe – Un’opera prima che indaga il volto oscuro del successo a tutti i costi

Giorgio (Salvatore Esposito) è un giornalista che non sfonda, mai in prima pagina, relegato in trafiletti di giornale negletti e che nessuno legge. Anche il suo romanzo viene costantemente rifiutato dalle case editrici che lo liquidano senza troppe smancerie. A causa della sua poca ‘rilevanza’ e di un’inchiesta tramite cui ha pestato i piedi a qualche ‘pezzo grosso’,  Giorgio viene sbrigativamente trasferito da Roma a una piccola e infima redazione di provinvia, dove trova a malapena una scrivania e un collega di redazione non esattamente “sul pezzo”. Di fatto, sembra trattarsi di un luogo dove non accade nulla, o quasi. Perché a volte la giusta occasione può trasformare anche un luogo apparentemente remoto e silente nell’occasione perfetta per raggiungere le tanto desiderate luci di proscenio. E, infatti, la scomparsa del nipote di una nota imprenditrice del luogo (Giulia Guidi) con qualche ‘problema’ economico, si presenterà come l’opportunità tanto attesa per mostrare a tutti la capacità del reporter di “scovare” la notizia, e offrire al pubblico la storia che vuole sentirsi raccontare.

Cristiano Anania (classe 1985) debutta alla regia con L’eroe, un’opera prima che mostra il successo nel suo volto più oscuro, inafferrabile, a tratti quasi inconcepibile. Salvatore Esposito nella sua “rotondità” e attitudine da bravo ragazzo veste i panni di un uomo frustrato dal fatto di non riuscire, nonostante gli sforzi, a ottenere i riconoscimenti sperati. E il suo ulteriore declassamento lo porterà a cercare con ancor maggiore foga una possibilità di riscatto.

All’interno di un racconto che pare inerme e superficiale, Anania inserisce alcuni tasselli in grado di mutare (in corso d’opera) la banale apparenza in qualcosa di ben più reale e concreto, e ciò che a prima vista appare come una semplice storia di cronaca nasconde in realtà il profilo di una storia molto più subdola e controversa.

In una storia dai risvolti cupi e dalle atmosfere torbide, L’eroe mostra da un lato numerosi limiti e ingenuità strutturali, mentre dall’altro lato rivela la forza di un soggetto in grado di tenere testa alla drammaturgia del racconto, esemplificato e suggellato in un finale che apre un ampio margine di riflessione sul mestiere del giornalista, sulla sete di successo a tutti i costi, e in generale sulle controverse dinamiche di richiesta/offerta nell’ambito del settore della comunicazione. Il dubbio innescato sulla figura dell’eroe e sulle sue molte facce sopperisce in parte alla debolezza strutturale della storia, e ne esalta quelle ingenuità apparenti che si specchiano (forse non del tutto a caso) nella figura del protagonista Giorgio di Salvatore Esposito.