Maria regina di Scozia, il ritratto della solitudine

Due volti d'eccezione per due donne che hanno fatto la storia. Saoirse Ronan e Margot Robbie sono Maria Stuart o Stuarda, in versione italianizzata, ed Elisabetta Tudor. Regina di Scozia la prima, regina d'Inghilterra la seconda. Cattolica la prima, protestante la seconda.
Eterne rivali seppure cugine, le due donne sono passate alla storia per la loro caparbietà, in un momento storico fatto di delicati e complessi equilibri politici, durante il quale un matrimonio o l'assenza di esso, avrebbero fatto la differenza.

Del film di Josie Rourke emergono chiaramente l'impronta teatrale, non a caso l'autrice si è formata a teatro dopo aver studiato a Cambridge, e il carattere romanzesco. Maria regina di Scozia è infatti l'adattamento della biografia romanzata di John Guy, "Queen of Scots: the true life of Mary Stuart".

E altisonante sembra l'aggettivo più adeguato al film della regista britannica, qui al suo exploit cinematografico: quello che la Rourke ha infatti portato sullo schermo è il ritratto, fine e acuto, di due regine tanto forti quanto sole, le cui parole e le cui azioni presero vita all'interno dei rispettivi castelli, dove erano circondate entrambe dalle proprie, fidate e amorevoli dame di compagnia.
La musica stessa è altisonante e si cuce perfettamente sulle splendide panoramiche e riprese aeree delle sconfinate praterie scozzesi. La fotografia, nondimeno, si fa cupa in ambiente scozzese e più luminosa nelle scene inglesi, sposando il carattere epico della narrazione.

Lo stile, tutto, mantiene una grandiosità che ben si sposa con il genere autobiografico e che si concentra, mediante l'abile uso del  montaggio parallelo e dei primissimi piani, sulle due protagoniste. Così lontane per ideali, così vicine per stato d'animo.

Un film fastoso, soprattutto per quel che concerne i costumi, splendidi e accuratamente ricreati dalla vincitrice dell'Oscar Alexandra Byrne, con un'attenzione per i dettagli che si spera le faccia ottenere una meritata nomination ai prossimi Oscar. Ed anche per l'attenta ricostruzione degli ambienti, con letti a baldacchino, troni che spiccano nelle grandi sale e fiaccole che illuminano i corridoi. Non solo. Anche i cosiddetti “trucco e parrucco” sembrano riportare in vita ceroni e acconciature dell'epoca, ricordando i celebri dipinti dei pittori francesi e fiamminghi che avevano immortalato le sovrane con le loro vesti più ricche e i capelli rossi raccolti con preziosi ornamenti.

Tutto finemente ricostruito dunque, con uno stile volutamente pomposo ed un impianto visivo da grande opera storica. Resta solo il dubbio che l'aspetto romanzato, con i più tipici drammi di corte, abbia preso il sopravvento. Non mancano infatti tradimenti, assassini, cospirazioni e chi più ne ha, più ne metta.

Del resto, è noto che la malcapitata Maria Stuart ebbe una vita assai tribolata: promessa sposa a pochi mesi di vita e regina di Francia a soli 17 anni, dopo essere rimasta vedova del primo marito, sposò contro il volere di Elisabetta e del suo stesso regno Lord Henry Darnley, dal quale ebbe un erede, Giacomo I Stuart. Alla morte di Enrico, fu costretta a sposare il suo protettore Lord Bothwell con rito protestante e, dopo un incontro segreto con Elisabetta - sul quale grava tuttora un alone di mistero -, alla quale chiese aiuto, visse in prigionia per ben venti anni. In seguito ad alcune lettere ricevute, fu accusata di cospirare contro la regina d'Inghilterra e da lei in persona – seppure con grande dolore - fu mandata a morte. Si presentò sul patibolo con aria serena e con un abito rosso cremisi, il colore dei martiri cattolici, pronta a mettere fine alle sue sofferenze e delusioni.

Ad aiutare lo spettatore con i dati storici ci pensano i titoli di testa e di coda che aprono e chiudono uno dei momenti storici più avvincenti e enigmatici di sempre. Sebbene non sia certo la prima volta che le due regine approdano sul grande schermo: basti pensare al film di John Ford del 1936, nel quale Maria era interpretata da Katherine Hepburn, e a quello di Charles Jarrott, nel quale era Vanessa Redgrave ad impersonare la sfortunata regina, fino ai più recenti Elizabeth ed il suo seguito Elizabeth: the golden age, con Cate Blachett nel ruolo di Elisabetta.

Per la versione realizzata nel 2018, la cui lavorazione ha avuto inizio nel 2016, la regista ha scelto due volti giovani e soprattutto due attrici di grande carisma, entrambe già candidate all'Oscar, che hanno saputo infondere, ognuna al rispettivo personaggio, la giusta dose di regalità, tenacia e soprattutto solitudine. Sì, perché la parola chiave del film sembra proprio essere quell' “alone” (sola) che prima una e poi l'altra, nella versione originale, pronunciano con un ardore e una disperazione sopita e accuratamente celata.

Un film assolutamente ben confezionato, in cui le torbide faccende e gli inganni di corte forse prendono il sopravvento ma con due attrici formidabili che regalano ognuna un'interpretazione vivida e toccante e con un impianto scenografico davvero suggestivo.