Moda mia: in precario equilibrio tra sogno e realtà

Scritto e diretto da Marco Pollini, Moda mia racconta le vicende di Giovannino, delicato e sensibile sedicenne sardo che sogna di diventare uno stilista. Il giovane dovrà però fare i conti con il padre-padrone, rozzo pastore dedito al vizio, incapace di comprendere e apprezzare il talento del figlio...

A distanza di tre anni dal non entusiasmante Le badanti, il regista veronese porta sul grande schermo una storia che sulla carta avrebbe potuto rivelarsi estremamente interessante, e invece, spiace dirlo, purtroppo così non è stato. Ispirato a una vicenda vera accaduta a un ragazzo conosciuto da Pollini durante una vacanza in Sardegna, il film soffre di una sceneggiatura eccessivamente esile che finisce per minarne l’intera narrazione. Nonostante le lodevoli intenzioni del cineasta, tra visioni oniriche, vessazioni paterne, e una strana figura che potrebbe incarnare un angelo custode, Moda mia, ahinoi, non riesce né a trovare la giusta fluidità ritmica, né a stabilire la necessaria empatia con il pubblico. A complicare ulteriormente la situazione contribuisce anche un non sempre convincente cast artistico: nei panni del padre di Giovannino il bravo attore napoletano Pino Ammendola, ad esempio, sia per l’età che per una recitazione un po' sopra le righe, appare poco credibile. I tanti stereotipi, poi, come la coppola - nel dialetto sardo bonétte - perennemente calata sul capo del pastore, diventano per lo spettatore più un motivo d’ilarità che non uno dei forti simboli di appartenenza a quella Terra.

In quest'opera zoppicante il punto di forza è certamente la fotografia di Alessandro Zonin: il poter ammirare lo splendido, e a tratti ostile, paesaggio rurale dell’entroterra sardo - siamo nel nord est dell’isola, tra Palau e Arzachena - compensa infatti almeno in parte la delusione per l'occasione mancata dall’autore di realizzare un prodotto di alto livello. Da notare però l'ammirevole impegno con cui l’esordiente Francesco Desogus ricopre il ruolo di protagonista, anche se ciò non basta a cancellare le tante imperfezioni di un racconto che sembra non sapere quale direzione prendere: dramma, o sfilacciata favola contemporanea?

Moda mia, ed è un peccato doverlo constatare, non supera mai il livello di pellicola amatoriale e, malgrado la troupe tutta originaria del luogo, la non autoctonia del regista è comunque avvertibile.

D'altronde, la Sardegna è un universo a volte difficile da comprendere anche per gli stessi sardi, figurarsi per un veneto!