Piccole donne – Femminismo, maturazione ed emancipazione al femminile secondo Greta Gerwig

A cavallo della Guerra di secessione americana, la donna di casa “Marmee” March (Laura Dern) si ritrova a gestire l’allegra combriccola delle quattro figlie senza il supporto del marito, in missione al fronte. Le quattro ragazze, belle, sognatrici e talentuose, hanno ognuna una propria vocazione (Jo ama scrivere, Beth suonare, Amy dipingere, Meg insegnare), e per ognuna di loro c’è un destino che le aspetta. Immerse nella loro veloce crescita, e circondate da una “povertà” che è solo ed esclusivamente formale perché fa da sfondo a una brillantezza e creatività femminile che accomuna tutte le sorelle, il quartetto di “piccole” donne March troverà un modo per  lenire il dolore della mancanza e della perdita, e per affrontare le difficoltà della vita così come le scelte (sentimentali e non) che determineranno (nel bene e nel male) il loro futuro.

Greta Gerwig (Lady Bird), riadatta per il grande schermo (si tratta del settimo adattamento cinematografico) uno dei classici più celebri della letteratura americana per ragazzi.

Femminismo ante litteram e apologia sulla forza dei legami famigliari operati sul fronte dell’unione e del supporto, Piccole donne (pubblicato per la prima volta nel 1868 da Louisa May Alcott) rappresenta un sempreverde nella rappresentazione di una femminilità volitiva e intraprendente che soprattutto tramite il personaggio di Jo - donna che rifiuta il suo ruolo di subordinazione femminile e insegue senza tregua la sua vocazione di scrittrice, e che rappresenta il tutto e per tutto l’alter ego della Alcott – certifica il ruolo della donna avanguardista e sprezzante dello schema societario dell’epoca (ma non solo) che vedeva la donna unicamente realizzata tramite il compromesso di un buon matrimonio, e condannata al bivio umano del “married or dead”. Detta con le tragiche parole della zia March, che in questa versione delle Piccole donne ha il volto borioso e aristocratico di Meryl Streep, “una donna può arricchirsi solo gestendo un bordello o calcando le scene, che poi è un po’ la stessa cosa”.  

Greta Gerwig, donna, artista a tutto tondo e regista già misuratasi con la rappresentazione del mondo femminile nel delicatissimo Lady Bird, realizza un rifacimento fresco e genuino di Piccole donne, supportato da un ottimo cast in cui spicca la brillante effervescenza della Jo di Saorsie Ronan, e a cui si integra però perfettamente anche il resto del cast (che include tra gli altri e oltre ai già citati anche Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Timothée Chalamet) composto da sorelle, madre, e dai pochi ma determinanti uomini della storia.

La Gerwig ammoderna la battaglia tutta al femminile di donne costrette a lottare in un mondo di uomini, e attraverso una cornice che va nell’arco di un anno e da un Natale all’altro sfruttando i continui flashback tra inizio e fine eventi, intreccia passaggi del romanzo alla biografia della Alcott così come ai suoi pensieri personali di donna e artista, creando dunque un resoconto complesso ed esaustivo delle tematiche e dei valori ancorati al romanzo. E in questo mondo colorato di arte e forza tutta al femminile, il Piccole Donne di Greta Gerwig rivela tutto il romanticismo e il non romanticismo della storia, svelando il fardello e il retroscena di un esser donne tra oneri e difficoltà e poche opzioni sociali, ma anche la bellezza di esser donne nell’abbondanza di sentimenti (talvolta controversi ma pur sempre sentimenti), amore per il prossimo e creatività.

Infine, l’occhio della donna regista filtra qui delicatamente la riflessione acuta e mai banale compiuta dalle parole del romanzo e riporta ai tempi moderni, tra eleganza, ardore e sensualità, il valore di un esser donna che è arte pura di equilibrio e resilienza, in lotta continua tra apparenza, rappresentanza e libertà.