Ritratto di famiglia con tempesta, il toccante ritmo rarefatto del Maestro Kore-eda

Hirokazu Kore-eda, uno degli autori più importanti del cinema giapponese contemporaneo nonché regista tra i più apprezzati dalla critica internazionale, dopo Father and Son (2013) e Little Sister (2015) torna ad esporre con elegante nitidezza le difficili dinamiche che si sviluppano all’interno di un nucleo familiare. In Ritratto di famiglia con tempesta la meticolosa introspezione, caratteristica primaria delle opere del filmmaker nipponico, si concentra infatti sulle vicende di un uomo quarantenne e della sua famiglia. Ryota Shinoda (Abe Hiroshi), in passato scrittore di discreto successo ormai incapace di mantenere viva la sua ispirazione letteraria, proverà con qualsiasi mezzo a riconquistare l’amore della donna da cui è separato e l’affetto del figlio di 11 anni, il precoce e intelligente Shingo. A causa di una tempesta, Ryoto, la ex moglie e Shingo si ritroveranno a trascorrere la notte sotto lo stesso tetto, quello della casa di Yoshiko (Kiki Kilin), anziana madre di Ryoto...

Il grande pregio di Kore-eda, considerato l’erede del mitico Ozu Yasujiro, sta nel mettere in scena la quotidianità senza inseguirne l’esagerata frenesia, perché per raccontare la vita non serve ricorrere alla rappresentazione della violenza o alla spettacolarizzazione della realtà, no, il regista giapponese insegna che per mostrare la complessità di qualunque esistenza basti... l’essenziale. Attraverso un linguaggio cinematografico dove non soltanto per rendere più evidente il ‘pieno’ viene sottolineato il 'vuoto', ma v'è anche un prezioso equilibrio tra ‘detto' e 'non detto’, Kore-eda non tenta di fornire confortanti risposte, anzi, induce lo spettatore a interrogarsi sulla precarietà sia della vita che dei rapporti personali.

La tormenta interiore che attanaglia Ryoto Shinoda, il cui sogno di diventare un famoso romanziere si è frantumato sotto il peso della sconfitta tanto lavorativa quanto familiare – d’altronde, come spiegato dall’autore in conferenza stampa “non tutti hanno la fortuna di trasformarsi in ciò che avrebbero voluto essere” -, lo ha portato a non combinare mai nulla di buono: svolge il lavoro di investigatore privato truffando i clienti, e non sa rinunciare al vizio del gioco. E se da un lato questo suo ‘essere perdente’ richiama alla mente quei personaggi cechoviani dall'umorismo sempre venato di struggente malinconia, dall’altro ci rammenta che talvolta la condizione umana può sì apparire tragica, ma mai farsesca e priva di possibili riscatti.

La delicatezza con cui Kore-eda tratteggia l’animo dei suoi protagonisti, la grazia dello humor e l’intensità dei dialoghi cattureranno l’attenzione del pubblico da inizio a fine proiezione. Non alzando mai la voce né cercando improvvisi strappi emozionali, il cineasta di Tokyo realizza un’opera commovente e al tempo stesso divertente, un film che, come tutto il suo cinema, dietro l’apparente semplicità della storia racchiude una grande profondità.

Magistralmente scritto, diretto e montato dal regista stesso, pur non essendo Ritratto di famiglia con tempesta il suo miglior lungometraggio, in un’epoca all'insegna della velocità… ammirarne il composto e poetico ritmo rarefatto è senz'altro un’occasione da non perdere.