T2: il grande ritorno dei fab four di Danny Boyle

In principio era l'eroina...
Era il 1996 quando lasciammo Sick Boy amareggiato, Begbie furibondo e Spud segretamente sorpreso: dopo essere fuggito con la sacca piena di sterline, Mark Renton, infatti, aveva lasciato solo a lui la sua parte di soldi derivati dalla vendita di una grossa partita di droga ed era scappato verso una nuova vita.
Li ritroviamo venti anni dopo: Spud è ancora un tossico, Sick Boy è passato alla cocaina e vive ricattando una serie di malcapitati beccati in hotel con la sua amica prostituta, Begbie è in carcere e Mark Renton, pulito ma disoccupato, torna dal padre che non vede dai tempi della droga.

Gli anni sono passati per tutti e ognuno dei protagonisti fa i conti con lo scorrere implacabile del tempo.

Renton vuole fare pace con il passato e con il non essere andato al funerale della madre, Spud si logora per il pessimo rapporto con la sua ex compagna e il figlio, Sick Boy vuole mettere su un bordello ma non ha soldi e Begbie continua a meditare vendetta nei confronti di Renton che ha tradito lui e tutti gli altri. Inutile dire che quando Mark torna a Edimburgo, le reazioni sono tante: alcune posate, altre un po' meno.

Il primo film, talmente innovativo per l'epoca da essere stato inserito tra i primi dieci migliori film britannici del XX secolo dal British Film Institute, rimane indelebile, con la sua foggia così originale e la prospettiva degli stessi tossici sulla droga e i suoi “benefici”.

Vent'anni dopo lo stile di Danny Boyle, Premio Oscar per The Millionaire, si è evoluto e con T2 tocca vette ancora più ardite. Il regista si diverte con il suo mezzo, innegabilmente, e la sua macchina da presa compie movimenti ed evoluzioni che trascinano all'interno della narrazione con tocco esuberante ed elettrizzante.

Il montaggio quasi spasmodico di alcune sequenze si riallaccia a Trainspotting delineando, ancora una volta, la frenesia dei personaggi e della storia in sé; di contro, anche lo stile così originale e accattivante, denota ancora una volta l'intenzione del regista di esplorare e sperimentare le possibilità dei suoi ferri del mestiere. Ammettendo, in tutta sincerità, che la sceneggiatura presenta qualche falla, l'esercizio di stile è invece l'aspetto che più colpisce nella seconda avventura dei quattro scozzesi venuti a patto con l'età e lo scorrere del tempo.

Se in Trainspotting saltava agli occhi un evidente richiamo ad Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, in T2 il regista ha ormai maturato un suo stile personale, frutto anche di un Oscar, e, senza accostarsi a questo o quell'altro autore, esplora con personale metodo la storia raccontata da Welsh, facendo spesso ricorso ad immagini del passato, appositamente sgranate e scolorite, in cui i protagonisti erano solo bambini che giocavano a calcio e il vecchio pub di Simon non era desolato bensì pieno di vita e di gente danzante.

Nel corso dello sviluppo narrativo, a spiccare non è solo il tema dello scorrere del tempo ma anche il profondo rapporto di amicizia tra Mark e Spud che, già evidente nel primo film, qui diventa una sorta di luce che illumina il desiderio di vendetta degli altri personaggi.

Individuabile anche un chiaro omaggio alla meravigliosa Edimburgo, con una suggestiva ripresa del castello che si erge sulla collina ed una panoramica della città affacciata sul Mare del Nord.

E se nel primo film Boyle inneggiava al britpop e al movimento Punk, nel sequel la colonna sonora è ancora più incisiva e mescola abilmente successi vintage come Radio Ga Ga e Relax, brani degli Young Fathers (gruppo alternative rap britannico attivo dal 2008), di Blondie, Iggy Pop e i Clash, senza tralasciare Slow Slippy, rivisitazione lenta ad opera degli Underworld, che con la loro Born Slippy avevano contribuito a rendere indimenticabile il film del 1996.

Tratto da Porno, seguito di Trainspotting e anch'esso di Irvine Welsh, T2 esplora le nuove dinamiche dei quattro scozzesi che abbiamo imparato ad amare nonostante la loro follia, pur discostandosi dal romanzo. In maniera quasi nostalgica, Danny Boyle infatti, insieme al fidato sceneggiatore John Hodge, ha deciso di concentrarsi sul rapporto dei protagonisti con il passare del tempo, tratteggiandoli però in maniera meno incisiva e non del tutto approfondita.

Rimane comunque il piacere di ritrovare Renton, Spud, Sick Boy e Begbie, per gli amici Franco; tra comici furtarelli ai danni degli ignari avventori di un locale, una esilarante canzone su una battaglia del '600 in cui i protestanti vinsero contro i cattolici, l'omaggio a George Best, l'incontro inaspettato tra Mark e Begbie nei bagni di una discoteca e le rocambolesche fughe che contraddistinguono anche questo sequel, T2 diverte e intrattiene a dovere, pur ammantandosi di un'aura di incompletezza.

Presentato all'ultimo Festival di Berlino, il film si ricollega al primo anche per il monologo di Renton che, se prima invitava a scegliere “la televisione, la lavatrice, l'apriscatole elettrico, il colesterolo basso, il Natale in famiglia, la moda casual”, ora che i tempi son cambiati esorta così il pubblico: “Scegli Facebook, Twitter, Instagram, scegli i tacchi e il cachemire che sembrano felicità, scegli un contratto a zero ore, scegli il futuro, scegli quelli che ami”.

Lasciatevi dunque travolgere dall'impianto stilistico elettrizzante, muovetevi a ritmo di musica sulle poltrone, ammirate le folli gesta di Ewan McGregor, Ewen Bremner, Johnny Lee Miller e Robert Carlyle e ricordate: “scegliete la vita”.