The Great Wall

Il sogno dei cinesi? Essere hollywoodiani.
E il bello è che ad Hollywood vorrebbero essere un po' più cinesi...
Comunque la formula per "arrotondarsi gli occhi" passa attraverso la scrittura di Matt Demon e anche Willem Dafoe per buona misura. Il resto è tutto rigorosamente cinese a partire dal regista Zhang Yimou, maestro della materia wuxia.

La storia è decisamente lineare: un manipolo di occidentali partiti alla volta del favoloso Oriente per trovare la fantomatica "polvere nera" si ritroverà a dover combattere fianco a fianco con l’elite dell’esercito cinese, contro un improbabile nemico... non i Mongoli o altri barbari, ma dei mostri sauroidi.

Una sorta di incrocio tra Alien e Starship Troopers (più il secondo), ambientato nel medioevo, è il veicolo della spettacolarità arricchita da coreografie curatissime e complessi costumi. C’è tutto il gusto barocco cinese nel film e l’esagerazione di primissimi piani e sequenze ridondanti che tanto piacciono ai nostri amici orientali. C’è anche molta spettacolarità e una storia adatta al pubblico più giovane, che non dovrà fare alcuno sforzo per seguirla, basterà lasciarsi trascinare da un combattimento all’altro.

Il nostro eroe, Matt, è molto simile a un Robin Hood rivisitato, potremmo dire armonizzato, e la lanciatissima Tian Jing (la vedremo presto in Kong e il sequel di Pacific Rim) fornisce l’aspetto romantico, ma rigorosamente platonico, della storia.
Tutto decisamente superficiale.

Resta il gusto estetico e coreografico di una produzione decisamente ricca e prodiga con una quantità di comparse che di solito non fa più parte dell’uso cinematografico corrente.
Matt Damon e Willem Defoe timbrano il loro cartellino con professionale precisione, ma nulla più, mentre il cast cinese sembra crederci maggiormente.
Alla fine della fiera intrattenimento a grana grossa e nulla più.