The Nest – Quando il nido diventa prigione

Villa dei Laghi è una magione bellissima e austera, circondata da ettari di parco e immersa nel nulla. È lì che vive Samuel, un ragazzino paraplegico attorniato da adulti severi, costantemente impegnati a farlo sentire protetto e al sicuro, come “nel posto migliore al mondo”. Lui suona il piano e ha un rapporto quasi simbiotico con l’algida e severissima madre Elena (Francesca Cavallin). Ma quella sorta di nido (The Nest, appunto) all’apparenza così idilliaco e protettivo nasconde in verità il profilo oscuro di un’esistenza tutt’altro che paradisiaca. L’arrivo imprevisto nella grande villa della ‘forestiera’ Denise, adolescente bella e avventurosa venuta dal mondo esterno e subito divenuta oggetto di attenzioni da parte di Samuel insinuerà il rock in quella dimora classica scardinandone ogni equilibrio apparente e facendo venire alla luce i tanti oscuri segreti del passato e del presente di quella stravagante e solitaria microsocietà che abita fuori dai margini, sprofondata in un vero e proprio Paradiso Perduto di miltoniana memoria.

Il prezzo della felicità

Roberto De Feo (barese, classe 1981) debutta alla regia con un horror tutto italiano che sorprende per la capacità di ricreare  atmosfere e impianti narrativi profondamente oscuri e inquieti. Attorno al soggetto di un adolescente recluso e segregato in un luogo bellissimo ma abitato da regole ferree ed oscuri segreti, De Feo dispone infatti i soldatini inquietanti di una borghesia rintanata nei propri agi e isolata al punto di non vedere o concepire altra vita all’infuori di sé.

Immerso in luoghi magici eppure profondamente sinistri, muovendosi tra personaggi maniacali e fortemente caratterizzati (la madre ossessiva, il medico sadico, l’amica ribelle, i due loschi figuri ai confini della tenuta) The Nest ribalta e scardina i luoghi comuni del vivere felice (soldi, opulenza, maestosità e arti elitarie) mostrando di contro il lato più tragico di un isolamento forzato che tutto alimenta tranne che la felicità. De Feo gioca benissimo le sue carte, sfruttando al meglio suggestioni e riflessioni di un’ossessione comandata dalla paura di mischiarsi alla vita, poi metaforicamente spiegata in un finale forse un po’ avulso dalla storia e troppo sbrigativo ma comunque funzionale alla dinamica narrativa.

Facendo leva su un immaginario che trasmette poco alla volta malesseri e inquietudini più o meno reconditi e radicati nell’esistenza umana, The Nest gioca tra luci e ombre, ricchezza e povertà, in un luogo emotivo confinato tra le rigide mura di un ideale illusorio di perfezione. Grazie a un ottimo uso delle location, del sonoro, e a un cast assolutamente calzante alle dinamiche narrative (bravissimo il piccolo Justin Korovkin nei panni di Samuel e perfetto Maurizio Lombardi nei panni del Dottor Christian), The Nest appare infine il tentativo riuscito e assai apprezzabile di rilanciare il film di genere, realizzando un horror inquietante tanto nella forma quanto nell’idea ben congegnata e sviluppata (su sceneggiatura a sei mani a cura dello stesso De Feo insieme a Lucio Besana e Margherita Ferri) di un’auto-segregazione dai risvolti tetri, che trova un parallelismo con le società moderne e nel loro maldestro tentativo di “lobotomizzazione” dell’individuo, perpetrato con la finalità del controllo. La sinfonia più bella della vita che si infrange nell’orrore più puro del controllo maniacale delle comunità.

(Foto: Loris T.Zambelli)