Un Bacio

Tre adolescenze ossessionate da altrettanti fantasmi. Lo spettro della perdita per Antonio, quello della non accettazione (altrui) della propria identità/sessualità per Lorenzo, quello di un rapporto conflittuale con la propria vita e i propri genitori per Blu. Riuniti insieme tra le stesse quattro mura di un piccolo liceo di provincia, per i tre adulti in divenire - e ancora con tanti/troppi nodi da sciogliere - il conoscersi, l’entrare in contatto, sarà il modo per fare coalizione di fronte a un ostacolo comune, quello dell’emarginazione e del bullismo.

Tre mondi distanti e paralleli raccordati attraverso un momento di vita insieme, vissuto nella condivisione totale tanto di paure e delusioni quanto di sogni e speranze. Il mondo introverso e solitario di Antonio sfogato tutto nel talento per il basket; quello eccentrico, sopra le righe e coreografico di Lorenzo; e ancora il mondo interiore e poetico di Blu, proiettato tra le parole di quei suoi bellissimi temi che l’insegnante si ostina a voler leggere alla classe, incontrando sempre la stessa ferma opposizione della ragazza.
Un male di vivere ripiegato su sé stesso, per un attimo conciliato in quella amicizia a tre, ma poi deflagrato in frustrazione, rabbia, implosione interiore che accompagnano silenti (e prepotenti) queste tre adolescenze in fuga, Mine Vaganti in un territorio dove basta un passo in più o in meno per salvarsi o saltare in aria. Un bacio sognato, sofferto, negato che cambierà per sempre il corso di quelle tre giovani vite.

Il regista partenopeo Ivan Cotreno torna al cinema con un film che raccoglie il bagaglio creativo, estroverso che aveva contraddistinto l’opera prima (La kryptonite nella borsa) per convogliarlo verso una tematica affine, simile.

L’inadeguatezza, misurata nell’incapacità di stare nel mondo così come si presenta o all’interno di famiglie o nuclei sociali non sempre in grado di elaborare e mediare il senso di esclusione, è infatti ancora una volta il tema cardine di un’opera che affianca allo stato adolescenziale una condizione di disagio estremo, liberato attraverso la ricerca di un punto di fuga, una valvola di sfogo esistenziale. 

Un’inadeguatezza che ne La kryptonite volava alto su un mantello da supereroe e che qui invece si scontra con il terreno scosceso, friabile dei rapporti dell’adolescenza, il momento più instabile e malfermo di un’esistenza umana (non è un caso che sia Blu il nome della protagonista, nome che richiama il blue anglosassone di malinconia, depressione, vulnerabilità).

Ispirato all’omonimo racconto, Un bacio gode dello stile creativo, coraggioso di questo regista regalando a una storia semplice, lineare, quel tocco di colore in più per svincolarsi dal terreno del già visto e del già detto. Non priva di difetti, l’opera di Cotroneo viaggia spedita con un tono naif eppure colorato, costruendo poco alla volta la sua storia di amicizia e perdizione, di legami costruiti a fatica e contrasti assai sofferti.

Diretta in primis a quel pubblico di giovani adulti protagonisti della storia, Un bacio mescola in maniera non sempre perfetta linguaggio e stile (la narrazione in forma diaristica, gli inserti animati, le coreografie), riuscendo ciò nonostante a portare a casa la ricompensa di un messaggio importante, la proiezione di un Noi siamo infinito (titolo americano di successo del 2012 che similmente trattava la stessa ‘materia’) tutto italiano. Uno sguardo lieve sul tema dell’accettazione e sul saper rendere la vita con più filosofia, e non sempre di petto, con violenza.
Anche se si hanno sedici anni, e il mondo sembra andare contro (la tua) corrente.