Un piccolo favore: Anna Kendrick e Blake Lively in una black comedy da scoprire tassello dopo tassello

Basato sull'omonimo romanzo di Darcey Bell, A simple favor - Un piccolo favore narra le vicende di Stephanie (Anna Kendrick), che si ritrova ad occuparsi da sola del figlio undicenne, in seguito ad un incidente nel quale hanno perso la vita il marito ed il fratello. Impegnata in varie attività scolastiche e nella gestione di un vlog, la sua routine cambia quando incontra Emily (Blake Lively), affascinante donna in carriera e madre di uno dei compagni del figlio, che la spinge ad uscire dal guscio in cui sembra essersi rinchiusa, prima di sparire nel nulla.

La pellicola diretta da Paul Feig si inserisce pienamente in quel filone della black comedy di cui esibisce numerosi elementi, in primis l'atmosfera sospesa, come se da un momento all'altro dovesse (o potesse) accadere qualcosa, una minaccia che incombe costantemente sui protagonisti e sulle loro esistenze.

La provincia americana fornisce lo sfondo perfetto non solo dal punto di vista narrativo, quanto soprattutto da quello simbolico: le piccole comunità tra le quali si muovono le due donne sono chiuse, pettegole, iperprotettive e piene di pregiudizi, cosicché diventa necessario entrarne a far parte, essere accettato e riconosciuto come membro, anche a costo di nascondere il proprio io, ma entrambe ne restano escluse. Ecco allora che la loro alleanza si stringe maggiormente, nonostante le differenze che le caratterizzano e che sono alla base del loro rapporto. Fulcro della pellicola, quest ultimo porta pian piano lo spettatore ad entrare in contatto con le due donne, a conoscerne il passato, i segreti, le debolezze e le ambizioni, componendo tassello dopo tassello un puzzle che si rivela meno prevedibile del previsto. Seppur un po' troppo tirato per le lunghe sul finale, il lato thriller della pellicola viene ben gestito, riuscendo a mantenere un alto livello di attenzione.

Un piccolo favore è un'opera semplice, senza grosse pretese nè sprizzi di originalità, ma con una bella coppia di protagoniste, brave a crearsi il proprio spazio e a giocare con i rispettivi personaggi alquanto tipici.
Un plauso a parte va allo splendido contributo dei costumi, che esalta il fascino magnetico ed ambiguo della Lively.