23 Ottobre 2017    11:30

flyanto1

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"Ritorno in Borgogna" , l'ultimo film del regista francese Cédric Klapisch, presente ora nelle sale cinematografiche, racconta di tre fratelli che, in occasione della morte del padre si riuniscono nella propria casa d'infanzia, appunto in Borgogna, dove producono vini pregiati. In realtà, colui che ritorna nella dimora dell'infanzia è il fratello maggiore che, circa dieci anni prima, stanco di vivere in campagna e non interessato alla produzione del vino, decide di costruirsi un futuro all'estero, arrivando sino in Australia dove nel frattempo dalla compagna ha un bimbo di circa 6 anni. Una volta riunitosi con la sorella ed il fratello minori, non solo gli riaffiora alla mente il tempo passato ed il suo rapporto con il padre non privo di qualche antico e profondo rancore, ma egli deve anche fare fronte alla propria crisi sentimentale con la compagna in terra lontana, nonchè le responsabilità, insieme ai fratelli stessi, da affrontare riguardo un'ingente somma di denaro necessaria per le tasse di successione dei beni terreni familiari. Tutti e tre così si daranno da fare per risolvere tale problema finanziario riscoprendo, nel frattempo, sempre di più l'attaccamento alla propria terra e la profonda passione per l'attività vinicola di famiglia. I legami fraterni verranno anch'essi nuovamente rinsaldati, come pure quelli sentimentali personali, ed una soluzione "ad hoc" permetterà ai tre giovani di risolvere finalmente con successo il debito con il notaio e l'attività della propria azienda vinicola.
Un film senza alcun dubbio familiare e di riscoperta dei valori tradizionali, dove i sentimenti, insieme all' attività vinicola in sè, sono i protagonisti principali. Delicato ed a tratti anche ironico, "Ritorno in Borgogna" non può che avvalersi anche che di belle ed ottime riprese fotografiche di questa suggestiva area del territorio francese, che per i protagonisti costituisce le proprie radici. Nel suo complesso, per quanto molto ben girata, la pellicola risulta parecchio scontata nell'evoluzione sia della storia sia delle dinamiche tra i protagonisti: tutto, insomma, risulta già un poco scontato, ma ciò che preme di più a Kaplisch è dimostrare la propria e vera tesi che, poca importanza, o comunque relativa, ha l'andare lontano e cercare dell'altro al di fuori di quello che si ha a disposizione rispetto alle proprie radici e tradizioni familiari che costituiscono gli unici elementi che alla fine determinano realmente e fortemente l'individuo stesso.
Piacevole, leggero e consigliabile.