28 Agosto 2018    16:51

flyanto1

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“Visages, Villages” è un film documentario (in lingua originale con i sottotitoli in italiano) girato a quattro mani dalla famosa regista della Nouvelle Vague, Agnès Varda, e dal noto fotografo ‘di strada’ JR. Ben distanti l’una dall’altro per generazione (la Varda ha 90 anni e JR circa 50 meno di lei) i due artisti si sono uniti per realizzare una sorta di ‘road movie’ in cui ognuno di loro fa confluire, attraverso la propria arte e il proprio modo di esprimersi in questo contesto, la personale visione della vita e della Società contemporanea.

Conosciutisi, dunque, quasi per caso, la Varda e JR decidono di intraprendere con un pulmino tutto variopinto un viaggio lungo i paesaggi della Francia e, più precisamente, attraverso la campagna ed i villaggi in essa immersi. I due autori percorrono le campagne e i borghi della Provenza, giungono al porto di Le Havre e si spingono sino alle spiagge ventose e selvagge, ma assai suggestive, della Normandia ed, infine, sino alla località svizzera sulle sponde del lago di Lemano dove sembrerebbe risiedere il famoso e quanto mai scontroso regista Jean-Luc Godard, un tempo amico e collaboratore della stessa Varda. Nel corso dei loro spostamenti JR ritrae con la sua macchina fotografica persone comuni (contadini, allevatori, donne anziane e/o lavoratrici, portuali, ecc…) e poi ne stampa i ritratti in formato gigante al fine di appenderli sui muri delle case o delle città stesse, o sulle pareti dei vagoni di un treno o di un camion o di un container al porto come testimonianza della Società contemporanea. Tali individui sono stati intervistati da Agnès Varda, coadiuvata da JR, e la regista francese ha assemblato le varie riprese e le interviste, montandole nel docu-film, parallelamente al lavoro delle suddette fotografie giganti di JR.

Dal film si evince che i due artisti, nonostante la già evidenziata grande differenza di età, hanno la stessa visione della vita in generale, concordi più o meno su tutto come anche sul fatto di riprendere appositamente le persone della provincia piuttosto che quelle delle grandi città, in quanto più vere e più dirette. Attraverso il loro iter lo spettatore viene così a conoscenza di alcune riflessioni o ricordi personali di entrambi gli autori del docu-film: la Varda rammenta i suoi amici e compagni di lavoro Jean-Luc Godard e Alain Resnais, mentre JR la propria felice infanzia trascorsa in compagnia della quasi centenaria nonna (che pure viene ripresa nel film amorevolmente).

Insomma, una pellicola altamente poetica in cui non si può che non riscontrare, e piacevolmente ammirare,  la simpatica e profonda sintonia tra la Varda ed il giovane JR, dove la nostalgia (soprattutto per la Varda) dei tempi ormai passati riguardanti sia l’esistenza in generale che la sfera privata è onnipresente e risuona dolce ed amara allo stesso tempo.

Inoltre, vi è da aggiungere, che il reale ‘protagonista’ di quest’opera cinematografica è costituito proprio dall’organo degli occhi: strumento quanto mai necessario per vedere, osservare, ammirare e ‘captare’ tutto ciò che lo scenario di fronte presenta, gli occhi sono necessari ad una regista come anche ad un fotografo, sono sempre in coppia come in questa pellicola lo sono anche la Varda e JR, e differiscono solo per capacità visiva (scarsa nell’anziana regista costretta ormai quasi ad ‘indovinare’ ciò che le si pone davanti) e volutamente oscurati e resi ‘misteriosi’ da lenti scure negli occhiali di JR.

La scena finale in cui i due autori protagonisti si trovano su una panchina di fronte al lago di Lemano, termina il film che, già poetico nel suo insieme, si innalza nel suo lirismo in maniera toccante e profondamente sincera, mettendone a nudo i due autori.

Un vero gioiello di pellicola.