Sofia: il Marocco e la legge sui rapporti extraconiugali nell'opera prima di Meryem Benm’Bare. A marzo al cinema

In Marocco, l’articolo 490 del codice penale prevede da un mese a un anno di reclusione per le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio.
150 donne ogni giorno in Marocco partoriscono al di fuori del legame matrimoniale.

Sofiaprimo lungometraggio di Meryem Benm’Barek e ritratto delle classi sociali e dell’ipocrisia che regge i rapporti, scompone analiticamente l’articolo 490, prima citandolo testualmente in una didascalia all’inizio del film, per poi controbilanciarlo attraverso una storia che cerca l’elemento umano ignorato dalla legge.

Presentato nella sezione “Un certain regard” al festival di Cannes, dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, e in numerosi altri festival, Sofia è uscito in Francia a settembre 2018 ed ha replicato l’ottima accoglienza critica.

E' uscito anche in Marocco: “qui il pubblico in generale ha reagito bene al film, che ho voluto rendere il più accessibile possibile, imponendomi nel modo più rigoroso di evitare ogni caricatura." ha detto la regista "Durante la tournée per promuovere il film c’è stato un ottimo riscontro da parte degli spettatori, mentre il discorso sulla stampa è diverso; in Marocco c’è la stampa arabofona, letta dal popolo e dalla classe media, e quella francofona, destinata alle élites. La prima ha capito molto bene il film e il divario sociale che è messo in scena, mentre la seconda si è concentrata di più sull’analisi dei personaggi principali”.

Questa la trama: Sofia, vent’anni, vive in centro a Casablanca con i suoi genitori (Zineb e Faouzi, interpretati da Nadia Niazi e Faouzi Bensaïdi). È un po’ sgraziata e introversa, e non le deve essere facile confrontarsi con la personalità della zia Leila (Lubna Azabal), della madre, e ancor più della cugina Lena (Sarah Perles), che è svelta d’intuito e disinvolta. Quest’ultima ha il padre francese - Jean-Luc, fuori campo per tutto il film, ma dalla forte influenza - vive ad Anfa in una casa spettacolare sull’oceano, e se non bastasse è una brillante specializzanda in oncologia.

Durante un pranzo di famiglia (presente anche una coppia di imprenditori agricoli francesi che trattano un affare con i genitori e gli zii), Sofia ha violenti crampi allo stomaco. Per Lena, che viene in suo aiuto, è presto chiaro che la cugina è incinta, e che lei per prima ha ignorato i sintomi della gravidanza. Usando come scusa la necessità di recarsi in farmacia, Lena prende l'iniziativa di portare Sofia all'ospedale: grazie alle sue conoscenze, riesce a farla entrare e qui dà alla luce il bambino, fuori dal matrimonio, quindi illegalmente…

Da questo momento, Sofia (con un volto che ne rivela tutta la stanchezza e la confusione) ha 24 ore per risolvere un grosso problema: sposarsi per non infrangere la legge. Appena uscite dall’ospedale nel quale non hanno il diritto di restare, le due ragazze s’incamminano (con il neonato strillante tra le braccia) nella notte e nel quartiere antico e popolare di Derb Sultan alla ricerca di Omar (Hamza Khafif), che Sofia indica come il padre e che è un perfetto sconosciuto per tutta la sua famiglia (molto più agiata), la quale entra presto in scena quando scopre il segreto. Adesso si tratta di difendere l’onore di Sofia, di trovare una soluzione, un accordo che possa soddisfare tutte le parti e salvare la faccia dal punto di vista sociale…

Secondo quanto afferma la regista, Sofia "è un ritratto del Marocco di oggi, Non volevo fare un film che parlasse solo della condizione della donna, soprattutto perché quest’ultima è spesso raccontata come una vittima della società patriarcale, ed io non penso che sia possibile parlare della condizione della donna senza parlare della società in sé. Sono convinta che il ruolo della donna si definisca all’interno di un contesto socio-economico generale, ed è questo ciò che Sofia racconta.

I tormenti dei personaggi sono rivelatori del funzionamento della società marocchina. È in questo modo che ho costruito la narrazione fin dall’inizio. Sofia e Lena sono cresciute in contesti profondamente diversi. Sofia, che viene dalla classe media, è più legata alle tradizioni, indossa la djellaba (il vestito tradizionale) per buona parte del film, non parla bene il francese – che è un vero indicatore sociale in Marocco – e l’unico lavoro che è riuscita ad ottenere è in un call-center, da cui però viene licenziata. Lena invece proviene da un contesto più privilegiato, parla altrettanto bene il francese e l’arabo, ha una femminilità più esibita e un’intensa vita sociale, è istruita, ha una madre marocchina e un padre francese. Questi criteri la rendono un personaggio più libero e indipendente di Sofia.

Inoltre Lena ha una visione occidentale nei confronti del mondo arabo in generale e della società marocchina in particolare. Il suo sguardo non è esente da un certo paternalismo. Lena avrebbe potuto benissimo andare all’estero, ma ha deciso di fare il suo tirocinio di medicina in Marocco perché vorrebbe essere d’aiuto al suo paese. Lena è contemporaneamente altruista, premurosa e ingenua. Ciò che succede a sua cugina la confronta violentemente a un mondo che non è il suo, e tutte le sue illusioni crollano. Lena e Sofia non hanno lo stesso punto di vista sulla vicenda. Sofia alla fine si rivela molto più consapevole delle dinamiche sociali ed economiche legate alla sua gravidanza e al suo matrimonio. E mentre Lena vede Sofia come una vittima, Sofia rifiuta questo ruolo."

Sofia arriverà nelle sale italiane il 14 marzo, distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione.

Ecco il trailer sottotitolato in italiano:

... e quello in lingua originale: