Anna Magnani: biografia di una donna tra storie e stelle del cinema italiano

“Svolgendo il mio lavoro, mi è capitato spesso di incontrare attrici esordienti e, nella stragrande maggioranza dei casi, quando chiedi loro a quale collega vorrebbero somigliare, fanno il nome di {persona|anna-magnani|Anna Magnani}. Forse, la più grande attrice del cinema italiano”.

Franco Montini, Presidente del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani, dopo la proiezione di una delle ultime interviste rilasciate dal compianto cineasta Ettore Scola ha introdotto così a Roma l’evento Anna Magnani a 60 anni dall’Oscar, tenutosi nell’ambito della rassegna Storie e stelle del cinema italiano e che, ovviamente, ha concesso spazio anche a contributi video riguardanti la indimenticabile interprete di Roma città aperta, nata nel 1908 nella Città eterna e che iniziò a frequentare nel 1927 – insieme a Paolo Stoppa – la scuola d’arte drammatica Eleonora Duse diretta da Silvio D’Amico.

Ricordando Nannarella...

Evento che ha ospitato anche la presentazione del testo Anna Magnani – Biografia di una donna di Matteo Persica, edito da Odoya a partire dal 28 Gennaio 2016 e sulla cui genesi l’autore ha raccontato: “Vorrei ricordare l’attrice Fiammetta Baralla, che è stata una mia grande amica, in quanto, è forse grazie a lei che esiste questo libro. Otto anni fa, il 17 Ottobre del 2007, organizzavo eventi di cinema e teatro a Roma, il mio bisnonno fu fondatore della CDC, che cura il doppiaggio di tantissimi film, scriveva sceneggiature e frequentava Trilussa, quindi, la Settima arte, bene o male, ha sempre fatto parte della mia vita. In questi anni ho incontrato molte persone che hanno fatto parte della vita di Anna Magnani, sembravo quasi predestinato a dover scrivere questo libro, in cui ho lasciato spazio anche alle sue parole, oltre che a quelle di coloro che ho intervistato”.

Otto anni di lavoro, per la precisione, al fine di ritrovare tutta una serie di interviste come se fosse ancora qui a parlare con noi colei su cui ha proseguito lo scrittore e giornalista Giancarlo Governi: “Nel 2008, quando si celebrò il centenario della nascita di Anna Magnani soprattutto a Parigi, con una straordinaria partecipazione di popolo, conobbi Matteo, segnalatomi da Luca Magnani, figlio dell’attrice, e alla quale mi accorsi che aveva dedicato tutti i suoi interessi. Ciò mi fa pensare che si tratti di un personaggio oggi ancora vivo e per raccontare il quale lui ha trovato una chiave che differenzia il testo dalle altre biografie scritte in proposito, in quanto ha anche trovato qualcosa come tremila lettere di corrispondenza con personaggi molto importanti. Ha cucito il suo racconto con quello di Anna Magnani, è una sorta di biografia a posteriori e penso che lei sarebbe stata molto contenta di questo lavoro”.

Una biografia ricca e che fa probabilmente soltanto da preludio a tutta una storia alternativa del cinema italiano che potrebbe essere raccontata attraverso una cassa di lettere non ancora codificata, di cui ha fatto menzione il giornalista e regista Marco Spagnoli generando ancora più curiosità nei confronti di Nannarella, spinta a tentare la strada del cinema da Antonio Gandusio, innamoratosi di lei quando andò a lavorare nella sua compagnia nel 1932.

... donna tenera e attrice implacabile

Una strada preceduta dalla rivista, accanto ai fratelli De Rege, prima che debuttasse sul grande schermo – se si esclude un’apparizione risalente al 1928 in Scampolo di Augusto Genina – ne La cieca di Sorrento, diretto nel 1934 da Nunzio Malasomma.

Titolo cui seguì, due anni dopo, Cavalleria di Goffredo Alessandrini e che fu soltanto tra i primissimi di una filmografia costituita da oltre cinquanta e all’interno della quale il vero successo cominciò ad arrivare – tra il 1941 e il 1945 – tramite Teresa Venerdì di Vittorio De Sica, Campo de’ fiori di Mario Bonnard e, ovviamente, il succitato capolavoro rosselliniano, Roma città aperta.

Capolavoro che le fece ottenere il Nastro d’Argento, come pure L’onorevole Angelina di Luigi Zampa, Bellissima di Luchino Visconti e L’amore, sempre di Rossellini; soltanto pochi anni in anticipo rispetto alla sua partecipazione a La rosa tatuata di Daniel Mann, del 1955, che non solo le consentì di aggiudicarsi un BAFTA e un Golden Globe, ma la trasformò nella prima attrice italiana ad aver trionfato agli Academy Awards, ricevendo l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista (il premio, però, venne ritirato dalla collega Marisa Pavan).

Mentre il riconoscimento internazionale come miglior attrice al Festival di Berlino per Selvaggio è il vento di George Cukor e il David di Donatello vinto con lo stesso film rappresentarono, nel 1958, alcuni dei punti salienti degli ultimi quindici anni della sua carriera, che, al di là degli impegni in televisione, la vide, tra l’altro, accanto a Marlon Brando in Pelle di serpente di Sidney Lumet, affiancata da Totò in Risate di gioia di Mario Monicelli, al servizio di Pier Paolo Pasolini per Mamma Roma e coinvolta in un cameo in Roma di Federico Fellini.

Prima che, il 26 Settembre del 1973, un tumore al pancreas portasse via per sempre la indimenticabile interprete che conquistò il proprio secondo David di Donatello con Nella città l’inferno di Renato Castellani, del 1959; per scoprire la quale, forse, le oltre quattrocento pagine scritte da Persica risultano indispensabili, tanto più che Montini ha osservato: “In questo libro Anna Magnani è raccontata soprattutto come una donna che faceva il lavoro di attrice. Una donna tenera e attrice implacabile e con la quale, in fondo, anche i litigi più duri si dimenticavano rapidamente”.