Conferenza stampa: Riccardo Scamarcio & co radunati per… La cena di Natale!

Il seguito di Io che amo solo te è nato spontaneamente, perché questi personaggi erano entrati nel cuore delle persone, così, a Settembre 2013, Marco mi propose di prenderli e radunarli in una cena natalizia. Quindi, chiamai Mondadori dicendo che avevo già scritto una diecina di capitoli, ma mentendo, perché il romanzo era giusto farlo uscire a Natale, non a Marzo”.

Parla alla stampa romana lo scrittore Luca Bianchini in occasione dell’arrivo nelle sale cinematografiche – a partire dal 24 Novembre 2016 sotto il marchio 01 Distribution – de La cena di Natale, tratto dal suo omonimo best seller e diretto come il precedente Io che amo solo te da Marco Ponti, il quale precisa: “Da Ettore Scola a Mario Monicelli, si tratta di maestri di cui si va a scuola per vedere i loro film. Durante le riprese, con Riccardo Scamarcio pensavamo a lavori di Pietro Germi come Divorzio all’italiana e Signore e signori, di grande portata umana. Comunque, tutto questo non sarebbe stato possibile senza il rapporto forte che ci lega a Federica Lucisano e al suo staff produttivo”.  

Una Federica Lucisano che dichiara di aver molto amato il primo episodio, tanto da essersi immediatamente interessata alla realizzazione del sequel, come pure Samanta Antonnicola di Rai cinema; mentre Riccardo Scamarcio osserva: “Fin dall’inizio, vi è stata la scelta consapevole di rendere il mio personaggio di Damiano portatore di conflitto, proprio come le figure tramite cui la Commedia all’italiana metteva in scena i vizi di questo bel paese ipocrita. Tra l’altro, io scelgo i miei progetti in funzione delle persone con cui si deve lavorare. Il set è un po’ l’arte dell’adattarsi, perché scriviamo un film in un posto un po’ di tempo prima, poi, dopo il piano di lavorazione, si comincia a girare e vi sono tante variabili in cui l’elasticità e l’apertura delle persone sono fondamentali. Per quanto riguarda Laura, poi, io e lei non siamo mai d’accordo su nulla, dalla politica ai film, ma lei ha un talento puro. Abbiamo iniziato insieme con la serie televisiva Compagni di scuola e siamo stati subito in sintonia, anche grazie al modo spiritoso in cui affrontiamo le cose”.

E Laura Chiatti, che pensa di adorare il collega molto più di quanto lui adori lei, ribadisce: “Fin dai primi tempi, Riccardo aveva una marcia in più, non solo dal punto di vista umano, ma anche recitativo. Le persone che incontro mi dicono che ho una luce diversa quando lavoro con lui. Per quanto riguarda questo film, ero preoccupata della non riuscita fisica perché ero all’ottavo mese di gravidanza quando abbiamo iniziato le riprese. Io credo che il tradimento sia una cosa orrenda a prescindere, in stato interessante lo è ancora di più. Dovrei non scoprirlo per non rimanerci male”.

Presenti all’incontro, anche Dario Aita ed Eugenio Franceschini, i quali, molto amici nella vita, non hanno trovato difficoltà – a parte un po’ di barbetta che pungeva durante i baci – nel trovare il feeling necessario alla storia omosessuale di cui sono protagonisti nel lungometraggio accanto ad Eva Riccobono, che dice la sua in proposito: “Il mio personaggio nel primo film era di rottura, qui, invece, aspetta un bambino ed è bello poter raccontare la possibilità di avere figli per i gay. La cosa più importante per un bambino è avere l’amore e lei lo ha fatto con il suo migliore amico, oltre ad avere una compagna”.

Prima che Maria Pia Calzone racconti di aver molto improvvisato insieme ad Antonella Attili, contenta di aver avuto finalmente la possibilità di tirare fuori il proprio lato comico dopo aver interpretato sempre la madre tragica, e che Michele Placido si esponga: “Quando venni chiamato ad interpretare questi due film, accettai subito, perché si sarebbero svolti in Puglia, mia terra che amo tanto, e ci sarebbero stati sia Riccardo che Maria Pia, attrice bravissima. Spero in un premio, perché credo di essere stato abbastanza romantico”.

Lasciando poi spazio a Giulia Elettra Gorietti, che dice di interpretare fondamentalmente una stronza, alla cantante Emma Marrone, secondo la quale il suo brano Quando le canzoni finiranno era perfetto per il film già prima che le chiedessero di metterlo nella colonna sonora, e di nuovo al regista, che conclude: “Ho voluto dedicare il film a Bud Spencer perché rappresenta un cinema enorme con cui la mia generazione è cresciuta e che era costruito da tante persone, come pure Fulvio Lucisano. È il mio modo per dirgli grazie”.