L'uomo che ballava coi lupi: Kevin Costner, 62 anni e non sentirli

L'inimitabile Kevin Costner compie 62 anni. E non li dimostra.
Attraente, affabile, gentile e disponibile con i fan: Kevin è un'icona del cinema e poco importa che abbia avuto un inizio di carriera hard e sia finito sulle nostre emittenti televisive con la pubblicità del tonno Rio Mare. La sua stella sulla Walk of fame parla chiaro: Kevin è una leggenda. Non è più tornato al periodo d'oro di Balla coi lupi, sua opera prima che gli valse due Oscar per la Migliore Regia ed il Miglior Film, ma non sembra farsene un cruccio.

Sceglie con cura i ruoli che interpreta ed è sempre orgoglioso di essi e delle decisioni prese anche se non lo è sempre dei risultati. L'importante, per lui, è che si tratti di un buon film “anche se non sarà una hit”.
Parole chiare e semplici che descrivono efficacemente il personaggio: non è uno da blockbuster, fa film che piacciono a lui in prima persona pur sapendo che non saranno candidati a prestigiosi riconoscimenti o non faranno il tutto esaurito al botteghino. Black or white, tra i suoi lavori più recenti, ne è la prova: il soggetto gli è piaciuto talmente tanto da parlarne con la moglie e decidere di produrlo lui stesso. Come ne è la prova Terra di confine, quarto film di Costner, per il quale rinunciò addirittura al ruolo di Bill nell'osannato Kill Bill di Quentin Tarantino.

Per molti nati della generazione '70 – '80 Kevin Costner è un mito. Piace alle trentenni e alle loro mamme perché è fascinoso come pochi, piace agli uomini perché la sua filmografia annovera diversi film sullo sport (Bull Durham – Gioco a tre mani, L'uomo dei sogni, Tin Cup e Gioco d'amore, solo per citarne alcuni) e piace agli amanti del cinema action perché tra i suoi lavori, ce n'è uno in particolare che ha immensamente divertito la stampa e il pubblico, ovvero Criminal, nel quale Kevin si lascia andare a spassosi grugniti e turpiloqui, interpretando un temibile assassino, nel cui cervello vengono instillati i preziosi ricordi di un agente ucciso.

Kevin Costner è sinonimo di versatilità: il western è senza ombra di dubbio il suo genere preferito – tra i film che ama particolarmente figurano infatti La conquista del west, Sentieri selvaggi e Il ponte sul fiume Kway - ma è stato la guardia del corpo di Whitney Houston in The Bodyguard (incassi super e tuttora un cult per tantissimi fan nonostante le pessime recensioni), è stato un giocatore di baseball e di golf, un vedovo affranto, un killer su commissione, un agente federale degli anni '20, un aerosoccorritore della guardia costiera. Ha recitato in decine di pellicole, iniziando nei primi anni '80 con un soft core, Malibu hot summer, che ha immediatamente bollato come unico film osé della sua carriera, genere al quale ha giurato di non piegarsi più. Ha proseguito con Night Shift – Turno di notte, di Ron Howard e ha successivamente interpretato altri piccoli ruoli fino a Fandango, del 1985, anno in cui, grazie anche a Silverado - con il quale il regista Lawrence Kasdan si fece perdonare per aver tagliato le sue scene nella precedente pellicola Il grande freddo – Kevin raggiunse l'agognata fama.

Agognata perché nonostante la laurea in business, aveva iniziato a frequentare lezioni di recitazione, districandosi poi tra vari lavori, incluso l'autista di bus che conduceva i turisti alle ville degli attori di Hollywood.
Galeotto fu alla fine l'incontro con Richard Burton, il quale lo invitò caldamente a dedicarsi alla recitazione se era davvero la cosa a cui teneva di più. Così fece. E da lì all'Oscar, il passo non è stato neanche troppo lungo.

Figlio di un elettricista e di una assistente sociale, Kevin da ragazzo era un sognatore ad occhi aperti: cantava nel coro della chiesa battista, scriveva poesie e, udite udite, al liceo non ebbe mai una ragazza perché era basso. Sì, l'omone di un metro e ottantacinque che vediamo sul grande schermo, non era stato baciato dalla dea dell'altezza e il ricordo di quegli anni brucia ancora. Sposato con la compagna di college Cindy dal 1978 al 1994, ha avuto da lei tre figli ed è poi convolato a nozze, dieci anni dopo, con l'attuale moglie Christine Baumgartner da cui ha avuto altri tre eredi.

Dichiarato “uno degli uomini più belli del mondo” nonché “uno degli uomini più sexy del pianeta, Kevin Costner nasconde una rara generosità che ha dimostrato in svariati momenti, rimettendoci a più riprese. Doveva infatti essere lui il presidente americano di Air Force One ma era ancora impegnato con le riprese del suo terzo film da regista, L'uomo del giorno dopo, e chiamò personalmente Harrison Ford per offrirgli il ruolo. Da allora l'attore non fa che ringraziarlo. Il minimo, visti gli incassi del film di Wolgang Petersen.

Rifiutò anche un ruolo in Platoon, altro successo planetario, perché gli sembrava che il ritratto dei soldati americani non fosse affatto positivo e non voleva offendere suo fratello, reduce proprio della Guerra in Vietnam. Nel suo indimenticabile Balla coi lupi, invece, per evitare qualsiasi tipo di sofferenza agli animali, fece realizzare, tramite la sua casa di produzione Tig Production, un bufalo elettronico costato la bellezza di 250 mila dollari. Inoltre, durante il provino di Whitney Houston per Bodyguard, quando all'attrice e cantante, preoccupata di non passarlo, si sciolse il trucco, lui le assicurò che l'avrebbe sostenuta in qualsiasi modo: così è stato e il film ha guadagnato più di 400 milioni in tutto il mondo. E non dimentichiamo le sue commosse e commoventi parole al funerale di Whitney Houston, da lui definita un “dolce miracolo”.

Con la sua aria da finto duro, Kevin Costner è un cuore tenero e durante la conferenza stampa di Black or white, tenutasi a Roma in occasione della Festa del Cinema, non ha esitato a chiamare al suo fianco, con un moto di orgoglio, la figlia Lily che compare brevemente nel film, per poi dedicarsi ampiamente alla folla di giornalisti e fan desiderosi di un selfie o un semplice autografo. Un gran signore.

Del resto, non ha avuto problemi ad ingozzarsi di cioccolata, biscotti, banane e gelati per prendere peso per Litigi d'amore e, tutto sommato, ha accolto sportivamente il flop del suo secondo lungometraggio, il kolossal Waterworld che, dice, è comunque tra i preferiti di molte persone ed è stato per lui fonte di orgoglio. Che poi, a ben guardare, l'avventura acquatica messa in scena da Costner fu sì il film più dispendioso dell'epoca, costato intorno ai 175 milioni di dollari, ma per quanto ne abbia incassati solo 88 negli USA, rendendolo così un apparente insuccesso, ne guadagnò parecchi nel resto del mondo. Cattiverie della critica? Può darsi: in fin dei conti, per quanto non si possa definire un bel film, fu unico nel suo genere.

Attore eclettico e carismatico, Kevin è tra i pochi a non aver mai fatto sequel, non a caso ha riferito che ripetersi non è un bene, e ha sempre optato per i film mainstream, lasciando da parte l'avanguardia e le pellicole eccessivamente impegnative. Non gli interessa ciò che pensa la gente dei suoi lavori sebbene viva con una certa ansia il primo weekend di uscita dei suoi film. E' uno che si butta a capofitto nei suoi progetti tanto che le scene a cavallo di Balla coi lupi, inclusa quella in cui cavalca nudo, le ha fatte lui in prima persona, senza ricorrere agli stunt: e il suo film è stato così elogiativo dei nativi americani ed ha suscitato talmente tanta empatia, che i Sioux lo hanno adottato come membro onorario della loro tribù. Senza contare che la colonna sonora di John Barry era tra le preferite di Papa Giovanni Paolo II!

Insomma, il suo esordio alla regia gli è costato cinque anni di lavoro, migliaia di dollari spesi di tasca sua e la rinuncia a ruoli importanti in Caccia a Ottobre Rosso, Presunto innocente e Dick Tracy ma ne è valsa la pena e, seppure gli unici della sua carriera, i due Oscar sono sempre lì a fare capolino e a ricordare a tutti che, nonostante le svariate nomination e “vittorie” ai Razzie Awards per Wyatt Earp, Robin Hood – Principe dei ladri e L'uomo del giorno dopo, Kevin Costner è uno che ha lasciato il segno.

Nessuna caduta di stile, solo progetti meno incisivi, tra cui Dragonfly – Il segno della libellula, thriller dai risvolti sovrannaturali che si arrovellava su se stesso, e ruoli non proprio brillanti come in Revenge, in cui interpretava colui che ruba Madeleine Stowe ad Anthony Quinn, e in Senza via di scampo, in cui fa lo stesso scherzetto a Gene Hackman, avviando una relazione con la sua Sean Young.

Ma ammettiamolo, ci sono film in cui il nostro Kevin ha dato grande prova attoriale, vedi il toccante Un mondo perfetto di Clint Eastwood, e ce ne sono altri avvincenti e ben fatti, seppure di nicchia, come McFarland – USA, basato sulla storia vera di un gruppo di giovani studenti latino americani che parteciparono ad una corsa campestre, guidati dall'insegnante Jim White, interpretato giusto appunto da Costner o Draft Day, in cui l'attore veste i panni del manager di una squadra di football alle prese con un'ardua decisione. Per non parlare di JFK – Un caso ancora aperto, L'uomo dei sogni e Gli Intoccabili, che si aggiudicarono diverse nomination agli Oscar e ai Golden Globe, portando a casa una serie di importanti riconoscimenti.

Kevin è attore, regista e produttore ma è anche il fondatore della Kevin Costner and Modern West – la sua passione per il genere torna anche qui -, una band che suona musica rock-country e che nel 2007, durante il Worldwide tour, ha fatto il tutto esaurito a Roma e Istanbul, rivelando, ancora una volta, la sua poliedricità.

Tifoso dell'Arsenal, l'attore è talmente appassionato di sport in genere che ogni volta che la squadra del suo liceo si qualifica al torneo, va a seguirne le partite. E' anche un cacciatore: va a caccia con i suoi cani e con la pistola lasciatagli dal padre. Possiede un ranch vicino Aspen ed un casino nel South Dakota e il fatto di essere stato definito un repubblicano solo per aver giocato a golf con l'ex presidente americano Ronald Reagan, proprio non gli va giù: sebbene abbia avuto una formazione di quel tipo, Kevin ha poi sostenuto Bill Clinton e Barack Obama durante le rispettive campagne presidenziali e ha partecipato ad una importante convention democratica ma l'etichetta repubblicana non riesce a scollarsela di dosso.
Eppure è uno che da tempo si occupa con passione dell'ambiente, tema non proprio caro al neo presidente americano: Kevin infatti, insieme al fratello Dan, ha investito in una società che produce macchinari che ripuliscono gli oceani dalle maree nere provocate dai disastri petroliferi e che, più in generale, purificano le acque. Si sono occupati del disastro Deepwater Horizon e si stanno occupando anche di alimentazione, finanziando le soluzioni più congeniali per salvaguardare il pianeta e i suoi abitanti.

Proprio nell'ultimo film di cui è tra i protagonisti, Il diritto di contare, Kevin interpreta il capo di una divisione scientifica formata da donne afroamericane negli anni '60, in una storia vera a cui fa da sfondo la lotta per i diritti civili e il divario tra bianchi e neri che per tanto, troppo tempo, ha flagellato l'America.
Il terzo lungometraggio di Theodore Melfi ha ottenuto due nomination ai recenti Golden Globe e si è aggiudicato il premio per il Miglior cast dell'anno ai Satellite Awards. Uscirà in Italia a Marzo.

Tutti pronti dunque ad assaporare una nuova prova del fascinoso Kevin: attore dalle mille risorse, artista poliedrico, cantante e strenuo difensore dell'ambiente. Sta poco sotto i riflettori ma quando sale alla ribalta, il suo carisma e la sua estrema affabilità, conquistano chiunque. Perché lui è Costner, Kevin Costner.