Sviscerando Zombi: viaggio nel capolavoro di George A. Romero

Il fatto che presso la settantatreesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ne sia stata proiettata la versione rimasterizzata in 4K – realizzata da Koch Media in collaborazione con Norton Trust e Antonello Cuomo – nella sezione Venezia Classici, ci spinge ad andare a rispolverare Zombi di George A. Romero, il capolavoro della celluloide riguardante le salme ambulanti che, dieci anni dopo La notte dei morti viventi e sette prima de Il giorno degli zombi, fu il secondo tassello di una ideale, fondamentale trilogia – poi trasformatasi nel 2005 in quadrilogia con La terra dei morti viventi – rappresentante la fase più importante della filmografia del cineasta originario del Bronx.

La versione della pellicola presentata al festival è quella europea accompagnata dalle musiche dei Goblin e montata e curata dal produttore Dario Argento, ospite al lido insieme a Nicolas Winding Refn, autore di Drive e The neon demon, nonché fautore del progetto e supervisore del restauro in alta definizione, il quale dichiara: “Ho sempre considerato Dawn of the dead, ovvero Zombi, un chiaro esempio di grande cinema, allo stesso tempo innovativo e oltraggioso. È il più estremo e affascinante affresco sul consumismo americano mai portato sullo schermo e non esiste nient’altro di simile. Lo considero un grande onore presentare il restauro in 4K di questo capolavoro nell’edizione 2016 del Festival di Venezia, un luogo a me sempre molto caro”.  

Il Dario dei morti viventi
Costato 1.5 milioni di dollari e conquistatosi un incasso a livello mondiale di 55, il secondo zombie movie romeriano – oltretutto oggetto nel 2004 del remake L’alba dei morti viventi di Zack Snyder – si classificò al ventiquattresimo posto tra i primi cento successi della stagione cinematografica italiana 1978-1979 e venne presentato in anteprima mondiale a Torino il 1 Settembre del 1978 proprio per volontà di colui che ci regalò L’uccello dalle piume di cristallo e Suspiria, il quale osserva oggi: “Sono particolarmente contento che Zombi venga riproposto dopo tanti anni. La Titanus, il distributore dell’epoca lo vedeva come un film molto strano, troppo movimentato: la musica era troppo estrema, pensava che sarebbe andato male e io ero un po’ impaurito da questa profezia orribile. Non sapevo che fare e allora dissi: ‘Vabbé, facciamo la prima a Torino che è una città che amo, perché ci ho fatto Profondo rosso; se va male lì, lo leviamo di mezzo. Era un venerdì pomeriggio e sono andato al cinema abbastanza terrorizzato; ma ricordo che venendo dall’albergo vedevo un sacco di gente e pensavo: allora la cosa non va male!… e infatti quando sono arrivato era pienissimo; sono entrato e ho ringraziato tutti di essere venuti. Il film arrivava dopo una lunga serie di disavventure in Italia, perché in censura mi fecero tagliare un sacco di scene e allora lo ritirai. Quello che mi chiedevano di eliminare era troppo; pensai, addirittura, che il montaggio sarebbe stato poco comprensibile e allora feci dei piccoli tagli, dei piccoli raffazzonamenti, e riuscii ad ottenere una procedura d’urgenza (di solito la censura rivede i film anche dopo sei mesi). Quando il film finalmente uscì ottenne un divieto ai minori di diciotto anni che, per me, era abbastanza grave, perché lo avevamo fatto pensando a un pubblico di ragazzi… Ho un ricordo meraviglioso di Zombi, che è stato così importante per la mia carriera e per quella di George”.

Cadaveri eccellenti
Accompagnato dall’accattivante slogan “Quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla Terra”, a differenza del lungometraggio precedente Zombi non viene strutturato sulla progressiva costruzione della tensione, ma, essendone una sorta di sequel, s’immerge direttamente nel movimento prendendo il via all’interno di uno studio televisivo, moderno “laboratorio” attraverso cui ha origine e si diffonde la comunicazione, nonché nuovo strumento di potere; prima ancora di mostrare un’umanità senza speranza, ormai in preda alla inspiegabile epidemia che ha permesso ai cadaveri di tornare in vita e di seminare terrore e morte.

Un’epidemia che nel capostipite – probabilmente a causa dell’allora ancora influente filone fantascientifico – venne associata alle radiazioni emesse da una sonda inviata su Venere e della quale, invece, in questo caso non si forniscono spiegazioni, alimentando ulteriormente il realistico clima di pessimismo.

Clima che, in un mondo che pare essere giunto alla fine ed in cui la legge non sembra più avere alcun significato, Romero enfatizza trasformando un grande supermercato di Pittsburgh (simbolo della civiltà moderna) in un autentico tempio del consumismo in cui il nuovo quartetto di protagonisti pensa solo a rubare oggetti e viveri utili alla sopravvivenza, non curanti della minaccia zombesca.

Protagonisti che, rispettivamente con i volti di Scott H. Reiniger, del Ken Foree poi divenuto uno dei nomi più amati dai fan dell’horror (The dentist di Brian Yuzna e Halloween – The beginning nel lungo curriculum), del David Emge di Basket case 2 e di Gaylen Ross, corrispondono ai soldati delle forze speciali Roger e Peter, all’elicotterista Stephen e alla compagna Francine, uniti nella fuga e che si trovano anche ad avere a che fare con un manipolo di Hell’s Angels che irrompono con tanto di motociclette nel supermarket.

Perché, man mano che apprendiamo che i mostri da cui cercano di difendersi sono creature poco intelligenti in preda al desiderio di cibo e che usano rozzamente gli arnesi nella fattispecie dei primitivi, ma non classificabili come cannibali in quanto ghiotte di carne viva e non della loro, è in maniera evidente un campionario umano che continua a manifestare odio e razzismo nonostante la necessità di smettere di uccidere al fine di non perdere la guerra contro di essi ad essere portato in scena.

Scheletri (e non solo) nell’armadio
Come molti sanno, il responsabile degli eccellenti effetti di trucco – dispensatori di tanto sangue e sbudellamenti – è un TomVenerdì 13Savini alle prime armi, presente anche nel ruolo di uno zombi che viene investito con il camion da Roger e in quello dell’Hell’s Angel che, ad un certo punto, trafigge la testa di un morto vivente utilizzando un machete e regalando una delle situazioni più famose della pellicola, per lo più girata di notte nel centro commerciale di proprietà di uno dei produttori, durante l’orario di chiusura, in circa quattro mesi tra la fine del 1977 e l’inizio del 1978, dopo che molte pagine della sceneggiatura vennero scritte a Roma in casa del già citato Argento, dove venne ospitato Romero, il quale vi recita anche nelle parti del direttore nello studio televisivo (l’assistente, invece, è sua moglie Christine Forrest) e di un motociclista vestito da Babbo Natale.

Senza immaginare, sicuramente, di guadagnarsi un accusa di razzismo a causa della sequenza iniziale che vede un commando SWAT fare irruzione in un edificio abitato da persone di origine latina e africana.

E, rimanendo in fatto di curiosità, come sopra accennato esistono più versioni del capolavoro in questione, le cui differenze tra esse vengono sintetizzate efficacemente da Davide Pulici nello speciale Zombi apocalypse pubblicato dalla rivista di cinema Nocturno: “Se il montaggio di Dario Argento, per i mercati occidentali, è certamente (e banalmente) più ‘orecchiabile’, grazie al ritmo impressogli e alle musiche tonitruanti dei Goblin, esso tuttavia sacrifica più di una sequenza cardine (cito Francine e la suora zombi, ad esempio, con la corrente di empatia tra l’umano e il risorto, per non insistere sulla parte dei poliziotti in fuga, guidati da Joe Pilato). La director’s cut, ovviamente, meglio si presta a cogliere gli intenti romeriani nei minimi anfratti, ma, dal punto di vista dello spettacolo, paga lo scotto di musiche piatte e inappropriate – e tanto più l’effetto è negativo se si arriva dal cut di Argento. La theatrical release, infine, non è se non la director’s sfrondata di qualcosina”.

Versioni che, comunque, vanno tutte obbligatoriamente recuperate e confrontate, tanto più che quella italiana è priva del mitico momento in cui uno dei ritornanti finisce ucciso per mezzo delle pale dell’elicottero. Nella stessa maniera in cui, tra l’altro, nello script originale – caratterizzato da un epilogo molto più tragico – perdeva la vita Francine, dopo che Stephen si sparava e prima che le pale si fermassero una volta terminata la benzina. Una sequenza mai vista e che Foree ricorda di aver girato, ma della quale, a quanto pare, si effettuarono soltanto prove di ripresa e foto di scena.

Non rimane che lasciarsi sbranare!