Tom Hanks a Roma: la carriera, l'imitazione di Clint Eastwood e lo sfogo su Trump

Tom Hanks è approdato a Roma in occasione dell'undicesima Festa del Cinema di Roma, dove ha ricevuto per mano di Antonio Monda e Claudia Cardinale il Premio alla Carriera e durante la quale avrà luogo un'ampia retrospettiva con i suoi film da attore e i due da regista, Larry Crowne - L'amore all'improvviso e Do that thing you do.
Elegante ma assolutamente non impostato né formale, Tom Hanks viene accolto dalla stampa con un applauso scrosciante: per noi nati tra gli anni '70 e '80 è una vera leggenda. Siamo letteralmente cresciuti con lui e lo abbiamo visto a sua volta crescere professionalmente: da Big e Splash – Una sirena a Manhattan è arrivato a successi senza tempo come Forrest Gump, Philadelphia, Cast Away, Salvate il soldato Ryan, Prova a prendermi ed il recente Il ponte delle spie.

Tanti film, tanti ruoli ma come ha affermato lui stesso: “dice un filosofo che è meglio non guardarsi indietro. Del resto, Splash è uguale a come era nel '94. E' passato molto tempo ed io sono invecchiato ma l'unico metro di paragone è la longevità non del fisico ma della propria carriera. E in questo mi reputo davvero molto fortunato perché ho un corpus di lavoro imponente”. 

La sua ultima pellicola da protagonista è Sully, di Clint Eastwood, che uscirà in Italia a metà dicembre. “Clint Eastwood ha fatto film sofisticati come Invictus e Mystic River. Quando ho letto la sceneggiatura di Sully ho solo chiesto quando avremmo iniziato”. Il film racconta un drammatico episodio realmente accaduto nel 2009, ovvero l'ammaraggio di un volo nell'Hudson, e per Tom Hanks si è trattato di un'esperienza mai avuta prima, che ha raccontato intrattenendoci con l'imitazione del regista e della sua voce: “Con lui non si fanno prove perché non vuole sprecare tempo sul set. Al massimo ti chiede di rifare una scena. Clint non dice “ciak si gira”, fa solo un gesto con il dito e tu devi partire. Dice soltanto “ok, vai”, “ok, basta così” - lo imita con tono flemmatico e per noi che ascoltiamo, spassosissimo -: vuole che ci comportiamo bene e fare l'attore vuol dire proprio seguire le procedure”.

Ma Tom Hanks, oltre che attore di spicco della migliore Hollywood, è anche produttore, compito che ha definito notevolmente diverso e assai più faticoso: “Come attore non devi spiegare nulla, ti portano i panini, hai il parrucchiere, puoi dire che sei stanco o che farai tardi. Come produttore invece devi pregare qualcuno per fare qualcosa che non vuole fare, devi fare tantissime telefonate in cui spesso ti attaccano il telefono in faccia oppure devi allearti con persone che si occuperanno del grosso del lavoro mentre tu fai una sorta di controllo qualità. Spesso ci sono progetti che ti scivolano come sabbia tra le mani e per ognuno di essi ci vuole tanto tempo. Per Cast Away per esempio, di cui ero anche produttore, ho iniziato a lavorare ben sei anni prima”.

Tom Hanks è stato un dipendente gay che ottiene giustizia, un naufrago, un agente dell'FBI, un libraio, una guardia carceraria, un astronauta e un turista straniero bloccato in un aeroporto, solo per citare alcuni dei suoi personaggi: tutti positivi, perché a lui fare il cattivo classico proprio non piace. “Non sono il tipo che digrigna i denti ma mi piace quando ci sono differenze tangibili tra protagonista e antagonista. Quest'ultimo infatti, troppo spesso è un archetipo e non un personaggio originale”.

I ruoli che deve interpretare li sceglie istintivamente: “non mi sono mai pentito per aver detto di no. Di solito quando leggo la sceneggiatura mi accorgo subito se c'è qualche aspetto che non mi piace. Alcune volte ho già altri impegni ma in generale, dire di no è molto più difficile che dire sì. Nel secondo caso sai che ti pagheranno, che viaggerai, magari bacerai una bella ragazza o lavorerai con un regista che ammiri. Dire sì è facile ma se la sceneggiatura o il tuo personaggio non ti trasmettono la passione assoluta e necessaria nel nostro lavoro, allora bisogna rifiutare”.

I suoi personaggi nei film di Steven Spielberg, per esempio, hanno un grande spessore e sono dotati di una certa moralità e l'attore ne ha parlato con un misto di orgoglio, gratitudine e nostalgia. “In Salvate il soldato Ryan, il capitano Miller aveva paura perché sapeva che poteva andare incontro alla morte, in Catch me if you can si può dire che agli agenti piaceva mettere i criminali in galera ed erano quindi moralmente elevati”. The Terminal invece narrava quasi una storia di sopravvivenza: “con quel film abbiamo voluto rendere omaggio a mio suocero che fuggì dalla Bulgaria quando era sotto l'occupazione comunista e pensava che l'America fosse un grande paese, dove si poteva leggere in totale libertà”. In Il ponte delle spie infine, la storia vera narrata “aveva la sua etica e le sue imperfezioni ma io non prendo decisioni su quale film fare basandomi sulla moralità del film stesso o dei miei personaggi. Sono quello che sono. Mi piacerebbe incutere timore ma proprio non ci riesco!

Tra i ruoli più amati dal pubblico c'è il professor Langdon del Codice Da Vinci, di Angeli e Demoni e dell'ultimo arrivato, Inferno, ma Tom Hanks ci tiene a spiegare che: “sebbene il rischio di rimanere incatenati ad un personaggio ci sia, l'attore ha un contratto con il pubblico per cui ogni volta esce da quel determinato personaggio e ricomincia da zero”.

Divo di Hollywood ma anche nonno di nipoti che ignorano chi sia veramente: “non hanno idea di quale sia il mio lavoro, non gliene importa nulla. Riconoscono la mia voce in Toy Story ma quando cerco di convincerli che sono importante, non mi credono!” Con loro l'attore preferisce giocare e disegnare perché – dice ridendo - “sono più divertenti di Fellini”, regista su cui torna raccontando di quando era piccolo e vide 8 e mezzo senza capirci nulla.

Non mancano gli accenni alla politica americana che in questi giorni riempie le pagine dei quotidiani e l'attore scherza dicendo che come loro hanno Trump, noi abbiamo Berlusconi: e proprio riguardo il candidato repubblicano, Tom Hanks, durante la recente presentazione di Inferno, aveva rilasciato alcune affermazioni sull'ignoranza dei suoi elettori e in conferenza ha ribadito: “del resto, quando ha prevalso l'ignoranza sono successe cose molto brutte. Un saggio diceva infatti che la verità ci renderà liberi, per questo dobbiamo trasformare l'ignoranza in conoscenza”.

Carismatico, istrionico, simpatico e gioviale. L'attore ha parlato del suo lavoro e ha snocciolato qualche espressione in italiano ma, tornando sul tema politico, non è riuscito a trattenersi e ha affermato con veemenza che la campagna politica americana è un vero proprio "festival della m...