Trainspotting 20 anni dopo: Danny Boyle a Roma per presentare T2

C'era una volta un cult, Trainspotting, che il British Film Institute inserì al decimo posto della Lista dei migliori cento film britannici del XX secolo. 20 anni dopo, Renton, Spud, Begbie e Sick Boy, alias Ewan McGregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle e Johnny Lee Miller, tornano sul grande schermo diretti da Danny Boyle in un sequel elettrizzante, soprattutto dal punto di vista stilistico.
Britannico doc, il regista premio Oscar per The Millionaire è giunto nella Capitale per presentare il suo ultimo lavoro: gentile e loquace, Danny Boyle ha parlato con trasporto di T2: Trainspotting, del suo significato, del lavoro con il cast e con la troupe.

Basato sul romanzo di Irvine Welsh, Porno, che è il seguito di Trainspotting, il film ha però, come ha specificato il regista, una sua personalità ben precisa ma le differenze rispetto al cartaceo sono state accolte favorevolmente dallo stesso autore: “Irvine ha accettato i cambiamenti rispetto a Porno e la nostra interpretazione che dava maggiore risalto al rapporto dei protagonisti con lo scorrere del tempo”. Del resto, ha sottolineato proprio Boyle: “La nostra collaborazione con Irvine funziona benissimo così, con il suo romanzo seguito dall'adattamento di John Hodge (lo sceneggiatore di Trainspotting e del suo seguito n.d.r.)”
Se nel libro di Welsh i protagonisti si ritrovavano infatti dopo nove anni, qui ne passano venti. Che sono venti di nome e di fatto: come ha spiegato infatti Boyle “Dopo nove anni non ci sarebbe stato molto da dire, così invece, quando Mark dice <Ho 46 anni e sono fottuto>, dà l'idea dello scorrere implacabile del tempo che è l'emblema del film”.

Hanno corso un grosso rischio ad aspettare vent'anni e c'era anche la possibilità che non se ne facesse più nulla ma il film è finalmente arrivato e sarà presentato fuori concorso al prossimo Festival di Berlino.

Lo spettro del primo Trainspotting è talmente imponente che non si è potuto fare a meno di inserirne alcuni flashback: “all'inizio doveva essercene solo uno poi ne abbiamo aggiunti altri perché gli attori, mentre erano sul set, hanno avuto ricordi del primo film. Tuttavia i flashback ammontano a un minuto in tutto e servivano proprio per innescare i ricordi dei personaggi e della loro precedente vita”.
Il film del 1996, inoltre, ha segnato talmente tanto gli spettatori che prima di procedere alla realizzazione del secondo, il regista ha chiesto al pubblico cosa avrebbe voluto ritrovare in T2: Trainspotting: “Hanno risposto di volere di nuovo i quattro protagonisti e Kelly McDonald e che la musica fosse altrettanto bella. Alcuni brani del primo film tornano infatti nel secondo ma remixati e servono per creare un aggancio con il predecessore”.

Più profondo, per certi versi, del primo, T2 mette infatti i protagonisti alle strette e li costringe a fare i conti con il passare degli anni. C'è chi è riuscito a ricrearsi una vita dopo l'eroina e chi invece non ne è ancora uscito ma la speranza sembra permeare l'intero racconto soprattutto grazie a Spud che, come ha spiegato il regista, “trova il modo di far vedere che ha un suo talento, cioè lo scrivere. Ma anche Begbie, che chiede scusa a moglie e figlio o Mark che abbraccia il padre chiedendo intimamente perdono per non aver partecipato al funerale della madre, sono emblemi di speranza”. Come nel precedente film, in cui Mark rubava la borsa con i soldi lasciando la parte unicamente a Spud il buono, anche qui c'è un tradimento, tema che, insieme all'opportunità, la fa da padrone. “Il tradimento, del resto, è una cosa che capita a tutti, a me per esempio è successo anni fa con un produttore”.

Venti anni sono passati da quando Mark incitava a scegliere la vita e le cose, da allora, sono molto cambiate ma a differenza delle pellicole di Ken Loach, quello di Boyle non è un film politico e/o realista ma si concentra sul passare del tempo e sull'accettazione di ciò da parte dei protagonisti: “all'epoca erano spavaldi, ora sono cresciuti e tutto è più complicato”.

Ai fan di Trainspotting non resta dunque che aspettare il 23 Febbraio per riabbracciare “metaforicamente” i tossici più divertenti e bizzarri della storia del cinema.