Conferenza stampa "Criminal" : quando lo sconosciuto Mario ruba la scena all'amico dei lupi Kevin Costner

In occasione della prossima uscita nelle sale italiane di Criminal, nella deliziosa saletta dell’hotel Barberini abbiamo incontrato l’attore Kevin Costner e il regista Ariel Vromen. Sarà per il suo fascino naturale non contaminato dal bisturi, sarà per la sua estrema gentilezza e disponibilità, fatto sta che partecipare a una conferenza stampa con l’attore americano è sempre un gran piacere. Criminal è un action movie che racconta la storia di un pericoloso detenuto a cui viene impiantata nel cervello la memoria di un agente della CIA , deceduto durante una missione speciale, nella speranza di far riaffiorare dei segreti fondamentali per salvare il mondo da un potenziale attacco terroristico.

Camicia nera e jeans è il look con cui l’amico del memorabile “due calzini” di Balla coi Lupi, nonché vincitore di due premi Oscar, si è presentato alla stampa: stile casual, proprio come il suo affabile approccio con i giornalisti.  Il tempo di far finire gli applausi ed ecco che dal fondo della sala viene chiesto a Costner come mai abbia deciso, a questo punto della sua carriera, di interpretare un personaggio così violento, quasi un moderno Frankenstein. “Innanzi tutto grazie, grazie per essere venuti qui e per i tanti sorrisi che vedo sui vostri volti, per me fare film è una gran gioia”. La classe non è acqua! “Generalmente quello che si cerca di fare è creare un personaggio che non verrà dimenticato, ed è proprio ciò che abbiamo tentato di fare in Criminal, inventare un personaggio che rimarrà inciso nella vostra memoria. Credo che ci siano delle scene che non potrete più scordare nella vostra vita”. Al pubblico l’ardua valutazione.

Considerando che il film parla della scoperta dei sentimenti, delle emozioni e della scienza, cosa pensa l’attore statunitense dei limiti che dovrebbero essere imposti alle nuove tecnologie? “Penso che ci debbano sempre essere dei limiti… anche sulla quantità di ciò che beviamo! La scienza potrebbe essere la nostra migliore chance, certo, però dei limiti devono esserci, credo che non farebbe piacere a nessuno non ricordarsi più dei propri genitori o di ciò che siamo: la perdita della memoria è una cosa orribile. Quando la sera andiamo a dormire i nostri ricordi ci fanno da cuscino. E’ stato Ariel che mi ha convinto a interpretare questo ruolo, quindi forse lui potrà dirvi qualcosa in più sulla memoria”. Quando si dice prontezza di riflessi! A questo punto il regista israeliano Ariel Vromen prende la parola e così risponde: “Sono molto affascinato da questo discorso di trasferire dei ricordi, e dal  fatto di acquisire la memoria di qualcun altro. Ho fatto delle indagini e mi sono reso conto che moltissime ricerche scientifiche riguardano la possibilità di cancellare i brutti ricordi, o anche il trasferimento di ricordi della memoria negli animali. Ciò che mi ha attratto nella storia di Criminal è proprio l’idea di come i ricordi che più contano siano quelli emotivi. Un uomo che non abbia mai conosciuto l’amore, la pietà o l’empatia, come potrebbe reagire se di colpo si trovasse a vivere queste emozioni? In fin dei conti, noi siamo quello che siamo grazie ai nostri ricordi”. Lapalissiano, direi!

Ma esiste un fatto di cronaca o un episodio che Costner vorrebbe dimenticare? “La mia vita è come quella di tutti coloro che sono presenti in questa stanza, forse sono solo più famoso, ma rimango uguale a tutti voi. Ci sono sicuramente delle cose che vorrei scordare, anche se i miei errori sono importanti tanto quanto i miei successi, in fin dei conti gli sbagli hanno contribuito a far sì che io sia l’uomo che oggi sono. E’ difficile, ma qualcosa abbiamo tutti in comune, nessuno vorrebbe raccontare a chi si ama le cose peggiori di noi, ho dei rimorsi ma è importante ricordare i propri errori per poi non ripeterli. Non ero sicuro di fare questo film, non mi sembrava il caso di interpretare un criminale, però dovreste chiedere ad Ariel, perché è lui che mi ha convinto. Chissà che tipo di criminale ha visto in me! ” Beh, che dire, rendendosi conto che tutte le attenzioni sono per lui, Costner interpella gentilmente Vromen che si esprime così: “ In realtà non riesco a vedere nulla di criminale in Kevin, anzi, lo vedo come un angelo, mi piace però spingere una persona a uscire dalla sua zona di comfort. Avevo visto Kevin in Un Mondo Perfetto di Clint Eastwood, in quel personaggio ho notato un dualismo che trova eco in Jerico, il protagonista del mio film. Inoltre, scegliendo un attore che il pubblico non si aspetta nei panni del cattivo, si crea un’originalità che diventa un punto di forza di tutto il lavoro”.

Il parterre continua a concentrarsi su Costner: se fosse possibile “trapiantare” la mente, quale vorrebbe che impiantassero in lui? “ Vorrei sapere cosa pensa a volte mia moglie, perché non riesco a capacitarmi di ciò che ha appena fatto o detto! Per quanto riguarda i sentimenti credo che solo chi ama corre dei rischi, chi ama ha paura di perdere la persona amata, chi non ama ha una vita più semplice, non corre questo rischio, per questo motivo credo che solo chi è innamorato viva una vita piena”. Ariel Vromen prende la palla al balzo e aggiunge: “Io, non avendo una moglie, vorrei che mi fosse inserita nel cervello la mente di Federico Fellini, e non lo dico per piaggeria, ma perché amo tutti i suoi film”. Ecco, un omaggio all’Italia ci stava tutto! Ma che difficoltà ha avuto come regista a rapportarsi con un tema sviscerato in tanti altri film? “Ovviamente mi sono trovato di fronte a una sceneggiatura molto complessa, l’hakeraggio dei ricordi non è un tema facile da far credere al pubblico. I miei registi di riferimento sono stati quelli dei film degli anni settanta, come Pakula e Lumet”. La strada, oserei dire, è ancora lunga!

Ma ecco che qualcuno chiede a Mister Costner cosa ha fatto per entrare nei panni di questo personaggio. La sua risposta aprirà uno scenario tanto brillante quanto comico, perché l’attore nomina con entusiasmo il suo truccatore, l’italiano signor Mario, e pretende che venga condotto in sala conferenza: l’entusiasmo popolare è servito. Mario Michisanti arriva tra applausi scroscianti… e Costner gli cede posto e parola: “ Ma guarda in che situazione mi mette questo. Io e Kevin ci siamo conosciuti sei anni fa ad Amburgo per un film… che però non si è mai fatto! Da quel momento siamo diventati molto amici e non abbiamo più smesso di lavorare insieme. Kevin è un ragazzo straordinario, un altro non ce n’é!”. Mario ruba la scena all’amico dei lupi, e tutti noi gongoliamo di patriottismo: le radici valgono pur qualcosa.

La conferenza giunge al termine con una piacevole sorpresa per il bell’attore, la giornalista Laura Delli Colli consegna infatti a Costner il Nastro d’Argento, aggiungendo che potrà farsi spiegare bene dall’ormai mitico Mario Michisanti la storia di quel premio.

Una piccola considerazione: tutte le domande sono state poste da donne… chissà mai perché!