Conferenza stampa: Il ragazzo della Giudecca

“Io sono felice di essere qui e, soprattutto, di aver realizzato il mio sogno nel cassetto di vedere al cinema questa storia che mi ha coinvolto in maniera negativa e che è sicuramente da dimenticare. Mi avevano fatto altre proposte per film da derivare dal mio libro, ma non le ho accettate. Durante il suo concepimento pensavo di rifare in maniera spensierata le cose che avevo vissuto, invece, quando abbiamo fatto le scene, non è stato così. In particolar modo, le prime scene le abbiamo girate nel carcere di massima sicurezza di Siracusa e dicevo a me stesso che ce l’avrei fatta, perché stavo recitando, ma non sono riuscito a trattenere le lacrime. Soprattutto nel momento in cui è stata sbattuta la porta della cella d’isolamento. Inoltre, ho rivissuto altri momenti del film come li avevo vissuti nella realtà. Non ho mai pensato di far affidare a un altro attore la mia parte, anche perché, cantando una canzone che scrissi anni fa su questa vicenda, volevo interpretarla io”.

Cantante neomelodico di origini siciliane che interpretò nei primi anni Ottanta Pover’ammore, Pronto… Lucia, Zampognaro innamorato e Laura... a 16 anni mi dicesti sì, Carmelo Zappulla introduce così la conferenza stampa romana per la presentazione de Il ragazzo della Giudecca di Alfonso Bergamo, che,  tratto dal libro in cui racconta l’odissea carceraria che ha attraversato dopo che un pentito lo accusò di essere il mandante di un omicidio, arriverà nelle sale cinematografiche il 12 Maggio 2016, distribuito da Windfall Cinema Production e West 46th Films.

Lungometraggio nato secondo il produttore Tommaso Bergamo quasi come un gioco e a proposito della cui genesi il regista racconta: “Ho avuto modo di leggere il libro Quel ragazzo della Giudecca e, subito dopo, ho voluto conoscere Carmelo perché questa storia, simile al caso Tortora, era da raccontare al cinema. Volevo farla conoscere al pubblico che in quegli anni non ha avuto modo di seguirla, poi ho visto negli occhi di Carmelo tutta la sofferenza che aveva patito e ho avuto subito un’immagine dentro di me che era quella dell’artista dietro le sbarre. Una metafora di ciò che oggi vive l’arte, con l’artista che fatica ad emergere, esprimersi e creare. Indubbiamente, abbiamo romanzato le notizie su cui non avevamo certezze. Tra l’altro, essendo stato in latitanza, Carmelo non ha mai avuto modo di conoscere il procuratore e di vivere il processo in prima persona, quindi lo ha fatto attraverso il suo avvocato e i propri cari. Mi piaceva l’idea di fare del procuratore un personaggio sopra le righe, per questo la scelta è ricaduta su Tony Sperandeo. Avevo bisogno di un personaggio come lui perché volevo creare la metafora della giustizia europea odierna”.

Il Tony Sperandeo che, amico da molti anni di Zappulla e presente all’incontro, rivela divertito: “Carmelo mi ha proposto di fare il film e mi sono chiesto come avrei potuto scagliarmi con tutta quella cattiveria contro un mio amico. Trattandosi di un film, dovevo farlo, ma siamo talmente amici che mi faccio schifo da solo per quello che gli combino qui. Tra l’altro, proprio come nel caso Tortora il mio personaggio si affida a dei pentiti”.
Un pubblico ministero su cui il protagonista conferma esservi molta fantasia e a proposito del quale prosegue: “Ricordo che, dopo l’assoluzione, io sono stato ospite al Maurizio Costanzo show, dove ho invitato il pm a dire una cosa in trasmissione. Vorrei chiedergli ancora oggi Come fa a fare una richiesta di ergastolo per una persona su cui non ha niente in mano, se non le parole di un pentito. Io ho avuto sempre fiducia nella giustizia. Da una vicenda del genere si esce chiaramente male. In un primo momento ho pensato anche di non cantare più, mi sono chiuso in una villetta di mia zia al mare per due mesi. Durante la mia latitanza sono uscito solo una volta per portare i miei bambini al circo. Poi, analizzando bene la cosa, ho pensato al fatto che il mio pubblico ha sempre avuto fiducia in me e che non aveva colpa, quindi non era giusto lasciarlo così”.

E, mentre lo sceneggiatore Craig Peritz osserva che per lui era molto importante e difficile raccontare con un linguaggio cinematografico una storia vera derivata da un libro e che nel film c’è un po’ di dubbio in tutti, in quanto nessun personaggio è pienamente affidabile, Mario Donatone si complimenta con tutti e rievoca una scena poi tagliata in cui incarnava il padre di Zappulla che faceva pace con lui dopo sedici anni.
Prima della conclusione di Alfonso Bergamo: “Fin dall’inizio ho creduto di coinvolgere questi grandi nomi, sentivo di aver bisogno del loro contributo e della loro esperienza. Inizialmente, non credevo che avrebbero accettato perché si trattava di un progetto piccolo. Poi, Franco Nero mi ha invitato gentilmente a casa sua e ha voluto dare il proprio contributo al testo. Anche Giancarlo Giannini ha dato la sua disponibilità. Dico sempre che più hai a che fare con attori così grandi, più tutto diventa semplice, perché ti capiscono subito e intuiscono le sfumature che devono dare. Inoltre, la troupe era quasi tutta costituita da under 30, quindi, avere queste grandi guide è stata un’esperienza indimenticabile. Per quanto riguarda il cinema, mi affascina ma non lo amo. Quello che amo è il tempo, e, attraverso il cinema, lo ricerco, cerco di conservarlo e riviverlo".