Conferenza stampa The Pills - Sempre meglio che lavorare

“Mi ha telefonato Checco Zalone, il grande Checco Zalone, per dirmi che questo film gli è piaciuto molto. I The Pills li ho incontrati due anni fa per ascoltare storie nuove, in quanto, dei talenti scovati in rete, mi avevano segnalato loro. Per me è una scommessa già vinta, questo film andrà molto lontano”.

È così che Pietro Valsecchi, finanziatore dei quattro lungometraggi di successo interpretati dal comico pugliese Checco Zalone, ha accolto a Roma la stampa in occasione della presentazione della sua ultima fatica produttiva: The Pills – Sempre meglio che lavorare di Luca Vecchi, con protagonisti lo stesso regista e i due colleghi di avventure sul web Matteo Corradini e Luigi Di Capua, anch’essi presenti in conferenza.

D: Potete parlarci di questo primo passo che vi ha portati da YouTube al grande schermo?

Matteo Corradini: Il passaggio dal web al grande schermo è stato piuttosto tranquillo e da questo abbiamo imparato parecchio. La speranza, più che altro, è quella di avere un riconoscimento, una nostra fetta di pubblico.

Luigi Di Capua: Sicuramente, il nostro intento principale era quello di portare al cinema il linguaggio di internet.

Luca Vecchi: È stato un bel battesimo del fuoco, formativo e molto interessante. Spero che sia almeno un buon tentativo.

 

D: Da dove siete partiti per elaborare la trama?

Luigi Di Capua: Quando abbiamo iniziato con l’avventura del gruppo The Pills eravamo tutti e tre laureati e senza lavoro e ci siamo detti che dovevamo cercare di fare ciò che ci divertiva, anziché rinchiuderci in un ufficio. Andare a lavorare avrebbe significato rompere questo incantesimo e interrompere quello stato di post-adolescenza prolungato fino a trent’anni.

Matteo Corradini: Una volta che ci siamo laureati, nel 2008 circa, fu un momento di crisi e bisognava stare a lavorare in un ufficio per trecento euro al mese. Allora, ci siamo chiesti se veramente andare a lavorare sarebbe valsa la pena.

 

D: Cosa potete dirci del teaser del film a cui ha preso parte Gianni Morandi?

Pietro Valsecchi: Gianni Morandi è stato molto carino a fornirci la sua partecipazione, quindi va ringraziato.

 

D: Quali sono le vostre ispirazioni a livello comico?

Luca Vecchi: In realtà, noi siamo figli degli anni Ottanta e Novanta, quindi, in un certo senso abbiamo fruito un po’ di tutto, compresi i videoclip di MTV. Poi, tra noi abbiamo comicità diverse e ci ha influenzati anche la commedia italiana, a partire da quella più sofisticata.

 

D: Buona parte del film è girata al Pigneto, popolare quartiere di Roma, dove immaginate l’esistenza di una società segreta di bangladini...

Luca Vecchi: Sì, ci divertiva pensare che esistesse una società segreta bangla (ride).

 

D: Tra l’altro, al di là del Pigneto, nel film vi spingete anche in quartieri più periferici di Roma, su via Casilina e via Prenestina. Un aspetto abbastanza insolito per il cinema italiano degli ultimi anni, che ci ha abituati a precari residenti in zone lussuose e centrali e alla cui esistenza, di conseguenza, non crede più nessuno.

Luca Vecchi: Sì, voglio precisare, però, che per me il Pigneto è centro di Roma, perché si trova vicino alla stazione Termini. Altrimenti cosa dovrebbe dire chi vive al di là del Raccordo anulare (ride)?

Luigi Di Capua: Il punto di partenza è portare una certa tribalità al cinema. Ognuno riconosce il proprio Pigneto nella sua città. Noi abbiamo raccontato la nostra storia, che era in periferia. Anche questa faccenda che nel cinema italiano vivono tutti nei loft. Ma chi lo ha mai visto un loft? C’è tutta una cinematografia che rappresenta gli “immaturi” in questo modo (ride).

 

D: Il film cita soprattutto la cinematografia compresa tra il 1990 e il 2005, da Fight club a Batman begins, però nel film compaiono anche un poster de Il cacciatore e de Il mondo di notte, appartenenti alla cinematografia degli anni Sessanta e Settanta. Quali sono i vostri riferimenti cinefili?

Luca Vecchi: Noi siamo onnivori, guardiamo tutto, dalla Nouvelle Vague a Frank Capra e altri film in bianco e nero.

Matteo Corradini: Per quanto riguarda la scrittura, per esempio, io sono sempre stato influenzato dai Monty Python, senza voler fare nessun confronto con loro, chiaramente.

Luca Vecchi: Tra l’altro, dovete sapere che matteo è l’unico che riesce a ridere con i film di David Lynch (ride).

Luigi Di Capua: Prima io ero più esterofilo, poi, soprattutto negli ultimi anni ho seguito molto la commedia italiana. Mi piacciono Carlo Verdone e Pietro Germi, ma anche Francesco Nuti; insomma, quel cinema comico che, però, è anche molto malinconico.