Festa del Cinema di Roma: Sir Ian McKellen si racconta invitando i gay a fare coming out

Grande interprete shakespeariano, tra i maggiori ancora in vita, Sir Ian McKellen iniziò a cimentarsi con il teatro alla tenera età di 13 anni recitando in piccoli spettacoli organizzati nella sua scuola: fortunatamente per il pubblico... da allora non si è più fermato! Noto agli spettatori soprattutto per avere ricoperto il ruolo di Gandalf nelle trilogie cinematografiche de Il Signore degli Anelli e di Lo Hobbit, e quello di Magneto nella saga degli X-men, l’attore britannico classe 1939 si vide soffiare l’Oscar per il miglior protagonista dal nostro Roberto Benigni: era il 1999, il regista horror James Whale in Demoni e Dei contro l’italiano di origini ebree Guido Orefice in La vita è bella.

In occasione della proiezione alla XII Festa del Cinema di Roma del documentario a lui dedicato, McKellen: Playing the part del giovane filmmaker Joe Stephenson, in una sala gremita come un uovo, Ian McKellen ha incontrato la stampa deliziandola con il suo immancabile buonumore ed innegabile carisma.

Nel mondo vi sono molti motivi per piangere, ma anche tanti per ridere. Oggi a Roma splende un bellissimo sole, è una giornata di festa e io sono qui con voi: non vi sembrano queste ottime ragioni per sorridere?”. Con queste parole il mitico Sir, in giacca bianca su pantalone grigio sportivo, panama, ed elegante foulard turchese annodato al collo, si è presentato ai giornalisti – che l'hanno accolto con una standing ovation – in tutto il suo fascino, eleganza e ironia. Alla prima delle tante domande in cui gli si chiedeva come avesse fatto Joe Stephenson a convincerlo ad accettare di partecipare a un documentario che raccontasse la sua vita, Sir McKellen ha così risposto: “Ho conosciuto Joe dopo aver visto il suo primo film, Chicken, e se ancora non lo avete fatto vi consiglio di andarlo a vedere. Il lungometraggio di questo giovane regista mi era piaciuto molto, così, quando mi chiese se fossi stato disponibile a realizzare un documentario su me stesso, istintivamente la mia risposta fu affermativa. In seguito mi domandai però cosa ci potesse essere di interessante nel raccontare la mia vita. In fin dei conti sono una delle persone più noiose che conosca!” - e se tanto mi dà tantosaremmo proprio curiosi di frequentare i suoi amici! - “Alla fine mi sono ritrovato per due giorni seduto a raccontarmi. Non nego però che l’imbarazzo è stato grande”.

Agli amanti del teatro che si chiedevano come fosse possibile passare con tanta facilità da Shakespeare a Il Signore degli anelli, l’attore inglese ha spiegato: “Mi piacciono le sfide, mi danno adrenalina. Ricordo che nel 1968 arrivai a Cinecittà per fare un provino per il film Barbarella di Roger Vadim, e un altro per un ruolo di bandito siciliano. Venni scartato in entrambi, e questo, oltre alle ottime uova al bacon che Jane Fonda mi preparava, fu la mia fortuna. Già, perché probabilmente nei panni di un bandito avrei recitato talmente male che adesso non sarei qui davanti a voi. Una volta tornato a Londra iniziai a recitare con Judy Dench in un piccolo teatro, ed è stato durante quelle rappresentazioni che ho capito quanto fosse importante riuscire a comunicare con il pubblico. All’età di 60 anni la mia carriera cinematografica è decollata grazie ai personaggi di Magneto e Gandalf. Voglio quindi dire ai giovani attori di non avere fretta e di non pensare esclusivamente alla celebrità, perché prima o poi il momento giusto arriverà anche per loro”.

Tra una battuta e l’altra, mentre Sir McKellen combatte con gli auricolari e i tasti della traduzione simultanea affermando di non aver timore di nulla, eccetto che della tecnologia, dal parterre arriva la domanda più attuale e forse più attesa: E’ di questi giorni la notizia del coming out di Kevin Spacey. Nel documentario lei parla anche della sua sessualità, crede che le cose siano cambiate rispetto a quando disse apertamente di essere omosessuale? McKellen, ridiventato improvvisamente serio, con voce calda ma potente ha affermato: “Avevo 49 anni quando dichiarai al mondo la mia omosessualità. Sì, le cose sono cambiate, purtroppo però ancora molte persone non riescono a fare coming out. Certo, per la paura di perdere gli affetti più cari, e addirittura il lavoro, non è una cosa facile da farsi. Poi, magari, c'è anche l’ uomo politico che non rivela la sua vera natura per il terrore di ottenere meno voti, così come esiste l’attore convinto che, a causa della propria omosessualità non verrebbe più chiamato da nessun produttore. Io penso invece esattamente il contrario. Da quando infatti mi sono dichiarato, ne ha guadagnato non soltanto la mia vita personale, ma anche la carriera ha preso il volo, e questo perché non dovendo più mentire né tantomeno nascondermi ho potuto finalmente essere me stesso. In Inghilterra vado spesso nelle scuole a parlare di questo tema con i ragazzi, vorrei dunque invitare pubblicamente tutti gli omosessuali a fare coming out… l’unica cosa saggia da farsi”.

A quel punto il muro d’imbarazzo nel porre quesiti intimi al ‘gigante del teatro’ è definitivamente crollato, ed è per questo che dal fondo della sala si è sentito chiedere: Lei ha ammesso di non aver voluto mai avere figli per dedicarsi esclusivamente al teatro. Nell’arco della sua vita, ha mai pensato di adottarne uno? “Non scordatevi che quando avevo 29 anni il solo fare sesso era per me un reato, figuriamoci se all’epoca avrei potuto pensare di adottare un figlio. No, i bambini mi piacciono molto, ma ormai ho superato quella fase della vita in cui poterlo fare. E poi sono troppo egoista, tant’è che il massimo vantaggio dell’essere gay per me è dato proprio dal fatto di non poter avere figli! In compenso ho tanti fans sia tra i giovani che tra i bambini, sono loro la mia prole… e non devo neppure preoccuparmi di mandarli a scuola o di insegnargli l’educazione!”. Nonostante la serietà dell’argomento, con questa risposta McKellen riporta la conversazione in un clima più rilassato. Chapeau, Sir!

Ma le curiosità su un personaggio di tale spessore sono tante, ed ecco allora che un collega, ricordandosi dell’amore di McKellen per il grande Eduardo De Filippo, vorrebbe saperne di più: Lei ha portato nei teatri inglesi un adattamento della commedia ‘Il sindaco del Rione Sanità’, che ne pensa di Eduardo De Filippo? Lo humor di Ian McKellen tocca qui vette altissime: “De Filippo non è neppure italiano… è napoletano, giusto? Purtroppo non l'ho mai visto recitare a teatro, però una volta Giorgio Strehler mi invitò a Milano a una serata conviviale a cui partecipò anche De Filippo. Di punto in bianco Giorgio mi chiese di esibirmi in qualche pezzo della Tempesta di Shakespeare. Appena ebbi finito di decantare alcuni versi del grande poeta inglese, Eduardo si alzò dalla sedia e iniziò a recitare la Tempesta in napoletano. Cosa aggiungere? Mi sarebbe piaciuto far parte della Compagnia di Eduardo, sì, dell’uomo che tanto ha influenzato il mio lavoro.”

Ma al clou si deve ancora arrivare, e questo avviene quando un giovane giornalista, con voce timorosa, esprime ad alta voce un desiderio: Vorrei tanto che ci recitasse la famosa battuta di Gandalf, ‘TU NON PUOI PASSARE’. Il silenzio in sala è interrotto soltanto da numerosi ‘ohhh’, fino a quando McKellen chiede al ragazzo di avvicinarsi e, indicandolo con il dito, urla: YOU SHALL NOT PASS. La magia è compiuta. Il boato di applausi e di piedi battuti al suolo è assordante. Grazie Sir McKellen, grazie davvero.