Hostile: Nathan Ambrosioni racconta il suo esordio registico a tredici anni

È stata un’avventura relativamente lunga, in quanto ho iniziato a girare il film un po’ per gioco, insieme a due miei compagni di scuola, quando avevo tredici anni e mai avrei immaginato che avrebbe addirittura ottenuto una distribuzione al di fuori del mio paese”.

Originario di Grasse, sulla Costa Azzurra, parla alla stampa romana Nathan Ambrosioni, diciassettenne e autore dell’horror Hostile (2014), che Cineama ha deciso di distribuire in circa venti sale italiane, come evento speciale, dal 31 Ottobre al 2 Novembre 2016 (sfruttando il ponte di Halloween), incuriosita proprio dalla giovanissima età del regista. Regista che, oltretutto, si è in seguito occupato – al di là dei cortometraggi Au bord du lac, The lake, Miss you – dell’opera seconda Therapy, arrivata addirittura negli Stati Uniti, e il quale prosegue sulla genesi di questo debutto: “Con un budget quasi pari allo zero e forniti di molta passione, siamo partiti senza avere un’idea precisa di cosa avremmo raccontato e abbiamo lavorato per un anno e mezzo sfruttando il nostro tempo libero, con le attrici che si sono prestate senza essere pagate”.

Per quanto riguarda il suo background in fatto di film dell’orrore, poi, ritiene il nostro Dario Argento uno dei propri punti di riferimento, ma prende a modello soprattutto il cinema americano, dal James Wan della saga The conjuringSinister, senza dimenticare di precisare: “The Blair witch projectIl mistero della strega di Blair mi ha sicuramente ispirato per la parte di falso documentario che ho inserito nel lungometraggio, ma seguo anche i nomi del cinema di paura spagnolo, come Paco Plaza; a proposito di produzioni francesi appartenenti al genere, poi, ne ho viste poche, soprattutto successive al 2000, come Martyrs, ma si è trattato quasi sempre di pellicole splatter ed estreme, mentre io preferisco la tensione”.

E, oltre a raccontare che il padre ha lasciato il proprio lavoro ufficiale per dedicarsi alla carriera del figlio dopo avergli prodotto questo debutto, rivela: “A me piacciono molto i film drammatici, come Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard, infatti ho anche scritto una sceneggiatura rientrante nel genere”. Prima di concludere: “Quando si è in possesso della passione, non importa quale età si ha per dirigere un film; da parte mia, a quarant’anni spero di realizzarne ancora”.