Il "Canone" di Star Wars

Star Wars (o Guerre Stellari che dir si voglia) è stato il primo franchise (o marchio che dir si voglia) estremamente lucrativo dal punto di vista commerciale al di là dei semplici incassi del botteghino. Per alcuni Guerre Stellari è diventato uno stile di vita, con un’ampissima oggettistica a tutt’oggi in costante espansione, dalle più antiquate figurine, alle carte da gioco collezionabili, dalle tazze ai videogiochi, dai costumi agli accappatoi, dai gioielli ai più comuni poster. Guerre Stellari per molti è un modello di riferimento e una vera e propria filosofia, in cui si tiene sempre a mente che “rabbia e paura portano al lato oscuro”. 

In alcuni casi l’oggettistica ha fatto comprendere agli autori, George Lucas in primis, quali fossero i personaggi più amati della saga. Sarebbe stato difficile comprendere che uno dei personaggi più marginali, dotato di una manciata di battute e sempre coperto da un’armatura totale sarebbe diventato uno dei beniamini dei fan. Stiamo parlando di Boba Fett, la cui action figure in edizione limitata sarebbe diventata una delle più ambite da collezionisti e no. Non è un caso che un prossimo film del franchise sarà proprio incentrato sul cacciatore di taglie mandaloriano (di cui abbiamo saputo qualcosa in più delle sue origini nella seconda trilogia). 

Naturalmente mentre il merchandise ha un aspetto celebrativo e di collezionismo, l’interesse per il fenomeno Guerre Stellari ha portato al sorgere di una serie di prodotti che aveva una componente narrativa. Qui partiamo dai romanzi e dai fumetti, passando per i cartoni animati e approdando a “nuove” forme di intrattenimento che hanno iniziato a espandere la portata della saga originaria al di là dei pur vasti confini galattici (i pianeti mostrati dalla prima trilogia sono una manciata e non rappresentano la parte più popolosa e civilizzata). Un’espansione della vicenda delle prime pellicole della Lucas ha portato a una serie di problemi di scrittura di non poco conto, anche perché la proliferazione di romanzi è stata davvero enorme. Se aggiungiamo gli apporti di fumetti, giochi di ruolo e videogiochi, si può comprendere che gli apporti narrativi alla saga originaria sono stati davvero molti. Basti pensare che ogni singolo prodotto aggiungeva personaggi nuovi, nuovi punti di vista su personaggi “classici” (con tanto di nuove possibilità romantiche) e una serie di nuove informazioni su pianeti, tecnologie, razze aliene e, più in generale “lore”, parola inglese che indica un misto di storia, tradizioni e conoscenze specifiche. 

Dunque fin dai primi momenti è diventato molto consistente il rischio di possibili conflitti tra quanto mostrato dai film e quanto narrato da queste fonti “nuove”. Bisogna precisare che in ogni caso si trattava di prodotti ufficiali a marchio Lucas, e non di fanfiction, quindi il problema di una continuità era molto reale. La soluzione è arrivata da George Lucas e dai suoi collaboratori, che hanno definito cosa fosse canone e cosa non lo fosse. Il “canone” di Lucas era composto dai film e da un fitto materiale di “sottobosco” fatto di annotazioni private, scene tagliate e materiale privato di Lucas. Una curiosità: George Lucas considerava canone anche un romanzo: Shadows of the empire. Ambientato tra L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi, Shadows of the empire vede due storie parallele: da una parte i tentativi di Leia di salvare Han Solo imprigionato nella carbonite, dall’altra la lotta tra Darth Vader e Xizor, il capo di una misteriosa organizzazione criminale che ha l’ambizione di diventare il braccio destro di Palpatine, rimpiazzando Vader dopo i suoi recenti fallimenti. La prova di questa “canonicità” è riscontrabile nella “nuova” versione dell’episodio IV (Una nuova speranza): nella sequenza dell’ingresso a Mos Eisley si può infatti vedere la Outrider, la nave spaziale di uno dei personaggi principali del romanzo, Dash Rendar.

Per meglio comprendere quanto sia spesso labile il confine tra canone e non canone, si può prendere l’esempio del famigerato Speciale di Natale del 1978, in cui Han Solo accompagna Chewbacca a vedere la sua famiglia sul suo pianeta di origine. Ora conosciamo il pianeta natale di Chewie con il nome di Kashyyyk, ma nello speciale la corretta (?) pronuncia è indicata come Ka-zook. Nello speciale c’è il primo incontro tra Luke, Leia e Boba Fett (anche se a cartoni animati). Era un film con una componente comica molto forte e che oggi risulta davvero datato, e non solo dal lato visivo. Tra le varie bizzarrie di questo prodotto televisivo, di può ammirare la mamma di Chewbacca mentre cucina imitando una cuoca televisiva dotata di quattro braccia.
Lo speciale di Natale a livello simbolico è canone (ci sono tutti gli attori principali e tante scene “rubate” dai film ufficiali), ma in realtà è un prodotto “dimenticato” (ma non impossibile da riperire), che non ha mai avuto riedizioni ufficiali. La ragione è semplice: George Lucas detesta lo Speciale di Natale con tutte le proprie forze. Sembra che Lucas abbia detto a una Convention “Se potessi, darei la caccia a ogni copia rimasta dello Speciale per prenderla a martellate”.

Quindi l’universo di Guerre Stellari è andato avanti su due binari: da una parte i film e dall’altra tutta quella massa narrativa che componeva il cosiddetto “Universo espanso” (attenzione: una vera sistematizzazione avviene solo nel 1996). Questo fino all’acquisizione della Lucas da parte della Disney nel 2012. A quel punto il problema del canone diventa necessario per la realizzazione di nuovi prodotti. La soluzione è arrivata nel 2014, anno in cui la Disney ha tagliato tutto l’Universo Espanso, trasformandolo in “Leggende”. Un’operazione molto educata per dire che tutto quello che era rappresentato in questa branca della narrativa di Guerre Stellari non poteva essere considerato come davvero autentico. Si sa cosa si dice delle leggende: a volte hanno un fondo di verità, ma non ti puoi evitare. Tutti i nuovi prodotti creati sotto marchio Disney come film, romanzi, fumetti e cartoni animati (oltre ai primi sei film e alla serie televisiva Clone Wars) sono a tutti gli effetti “canonici”.

Così finisce la questione del canone: con una sola verità ufficiale in cui la confusione sarà ridotta al minimo. Per i più curiosi la corposa massa dell’universo espanso è tuttavia ancora facilmente reperibile, sopratutto se si vuole sapere chi sia stata la moglie di Luke o i figli di Han e Leia. Fino all’uscita della nuova trilogia non sappiamo se stiamo parlando di verità o di universi paralleli… pardon, di leggende.  

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