L'amore a domicilio: conferenza stampa con Emiliano Corapi, Miriam Leone e Simone Liberati

Si è tenuta in streaming, su Vimeo, la conferenza stampa del nuovo film diretto da Emiliano Corapi, L'amore a domicilio, disponibile su Prime Video dal 10 giugno, che vede la bella Miriam Leone far coppia con Simone Liberati, in una commedia drammatica fresca e originale. Il film è prodotto da Andrea Petrozzi per la World Video Production, con Rai Cinema e in collaborazione con Frame by Frame e Marvin Film.

“Il film ruota proprio attorno a questa ambientazione che è quella degli arresti domiciliari - esordisce Corapi, in collegamento diretto dalla sua abitazione come il resto dei partecipanti alla conferenza. Nella pellicola infatti il personaggio della Leone, Anna, vive in tale condizione in seguito a una rapina a mano armata, mentre Liberati (Renato) ha il ruolo di colui che decide di intraprendere questa avventura sentimentale, proprio perché pensa di essere garantito da questo fatto. Lui è un personaggio pavido, che ha sempre evitato il coinvolgimento e a un certo punto decide in maniera forse un po' paradossale. Da qui viene risucchiato dentro la storia e diventa il vero prigioniero. Esplora un po' la sua prigione che è quella della paura; poi ci sono altre prigioni come la solitudine per il personaggio di Miriam. Il film è una commedia drammatica”.

Ci parlate un po' dei vostri personaggi?
MIRIAM LEONE:Il bilico è un po' la ragione di questo mestiere: quando trovi il personaggio con forti contrasti, luci e ombre, si accende dentro qualcosa che ti fa dire lo voglio fare. Quando ho letto la sceneggiatura di Emiliano, che è regista ma anche autore, ho detto 'mi interessa molto questa bad girl', innazitutto per la dimensione di animale in gabbia e poi perchè piano piano attraverso gli incontri venivano fuori delle idee per cui in questo mestiere è bello giocare e divertirsi. E' un mestiere serio ma è anche un 'to play', un grande divertimento e quindi noi ci siamo divertiti in questo set unico.” Per quanto riguarda il suo personaggio, la Leone lo definisce “molto moderno, smaliziato, senza maschere, e ha un'evoluzione molto interessante.”
SIMONE LIBERATI: In questo bilico di cui parliamo c'è un vissuto generazionale. Il lavoro che Renato fa è qualcosa in cui crede, non pensa di raggirare nessuno. Nella vita bisogna sempre avere un riparo. Renato vive di questo, è un personaggio che si è costruito una struttura iperprotetta e che evita qualunque tipo di coinvolgimento emotivo. L'incontro con Anna è l'elemento di imprevedibilità che sfugge al suo calcolo, alla sua scienza esatta, che è racchiusa nella metafora potenziale del film ossia quella della bicicletta. Non volare troppo alto per evitare un brusco atterraggio. Eppure non esistono molte scialuppe di salvataggio. E' un incontro tra due solitudini diverse, che in comune hanno questa sorta di corazza che vorrebbe preservarli dal pericolo.”

Per la prima volta Simone Liberati si approccia alla commedia e Miriam Leone usa il suo accento catanese. Come è andata questa prima volta? 
SIMONE LIBERATI: “Una prima volta divertente, ma lavorare a un film è anche impegnativo. C'era anche l'incognita di come riuscire a rientrare in una storia che mostrava delle sfide. Ci sono tutta una serie di avvenimenti imprevedibili che sconvolgono le loro esistenze”.
MIRIAM LEONE: “Questa ricerca della radice dell'accento deriva dal fatto che mi sembrava interessante raccontare un personaggio immaturo sentimentalmente tornando un po' alla mia storia, quindi il mio periodo universitario, di incompiutezza di donna. E sono andata a cercare anche personaggi che ho incontrato nella mia vita. Questa donna matura nell'arco del film, all'inizio è un po' adolescenziale. Anche i suoi sentimenti sono chiusi. Mi sembrava interessante ricorrere alla mia lingua madre. Poi il primo incontro con Simone è stato carino, siamo stati molto insieme anche con Emiliano: la location è talmente piccola, raccolta, che abbiamo creato anche qualcosa di imprevisto.”

Come è stato vivere questa condizione di arresti domiciliari?
MIRIAM LEONE: “Noi tutti ci siamo interrogati sulla casualità del fatto che il film dovesse uscire ad aprile e il mondo è finito in lockdown. La condizione fisica e psicologica è stata proprio quella che ho indagato in questo periodo. Il rapporto con se stessi e quello con la noia che può essere anche positivo, ma noi siamo abituati a correre, non abbiamo questo movimento orizzontale, quindi fermarsi è stato in qualche modo sorprendente. Ho capito molto bene il bisogno di Anna di muoversi. L'umanità, prendersi cura di se stessi, sono stati fondamentali durante il lockdown, e i rapporti con le poche persone che amiamo, un momento dove non c'è stata più la confusione ma l'essenziale e ha avuto anche sicuramente degli aspetti positivi.”

I ruoli da bad girl gli scegli tu o ti capitano?
MIRIAM LEONE: “Sono stati due, uno però durato tanti anni che è Veronica Castello di 1992. E' un territorio che ho esplorato molto perchè è lontano da me e quindi è la cosa più bella di questo mestiere. Mi affascina nel bivio dlla vita chi prende la scelta sbagliata e poi però magari ha una redenzione, è un percorso affascinante attorialmente”.

Per quanto riguarda il tema della famiglia cosa potete dirci?
MIRIAM LEONE: La famiglia per tutti noi è la sede dei grandi conflitti, il sangue è qualcosa che non si sceglie, quindi la maturazione e la liberazione stanno proprio nell'amare questo sangue nelle vene. Quando noi accettiamo l'albero del quale siamo i frutti, la vita va molto meglio. La famiglia può essere bene e può essere male, come tutte le cose.  Se una famiglia è disfunzionale ha bisogno di lavoro per trovare la libertà e non avere dipendenze affettive. In quel caso diventa la forza e diventa qualcosa di meraviglioso”.
EMILIANO CORAPI: “La famiglia presenta nel bene  e nel male i nostri insoluti ma anche i nostri punti di forza. Chaiaramente i trascorsi disfunzionali dei due personaggi ci sono fondamentali per il racconto.”
SIMONE LIBERATI: ”Le famiglie sono anche una radice storico culturale che appartiene molto a noi italiani, parte fondamentale dei rapporti.”

Com'è il vostro rapporto con lo streaming?
MIRIAM LEONE: “Noi siamo contenti dell'uscita del film che speriamo raggiunga quante più persone possibili. Certamente esperimenti che sono usciti nelle sale e in streaming in contemporanea erano già stati fatti come con Roma o Sulla mia pelle. Non credo che lo streaming tolga qualcosa alla sala, perché l'esperienza della condivisione e del cinema sarà sempre amata da chi ama il cinema. Io amo il cinema, amo andarci e mi manca, ma amo anche vedere i contenuti a casa. Sarebbe divertente anche il drive-in, il divano ha il suo perché ma non sostituisce l'esperienza della sala”.
SIMONE LIBERATI: “Paradossalmente abbiamo stabilito tutti un rapporto più intimo col cinema in questo periodo, lo streaming è stato il mezzo che ha permesso di mantenere un contatto con le storie natrate dal cinema, nonostante noi in particolare viviamo il paradosso della sospensione del lavoro in senso stretto.”

Avete mai avuto paura di perdere una cosa bella?
EMILIANO CORAPI: “Queste sono paure che hanno più o meno tutti, è la paura di perderla o il senso di colpa per avere qualcosa di bello.”
MIRIAM LEONE: “Noi tutti abbiamo paura di perdere qualcosa di importante quando ci sono i nostri sentimenti in gioco, ma con il tempo si impara a lasciarsi andare e diventa meno traumatico.”
SIMONE LIBERATI: “Per me le paure appartengono un po' a tutti nelle varie fasi della vita, io ho avuto spesso paura che qualcosa di bello potesse trasformarsi in qualcosa di più insidioso. Ho cercato di far prevalere però la propensione alla ricerca delle cose belle, sane positive, nonostante delle paure affiorino.”

 

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