Sitges: 53esimo Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya - giorno 4

Nel linguaggio popolare si potrebbe dire tale padre, tale figlio, e il paragone sarebbe tutto a favore del figlio di David Cronenberg, Brandon, che al 53 Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya ha presentato il suo primo lungometraggio, Possessor Uncut, (Possessore non tagliato), storia fantascientifica scritta dallo stesso regista. L’idea è brillante anche se lo svolgimento della vicenda non appare chiaro e lineare. La protagonista, Tasya Vos, è un’assassina a pagamento al servizio di un’organizzazione segreta che cura gli interessi di una potente multinazionale che elimina concorrenti servendosi di un’avanzata tecnologia di impianti cerebrali. Le conoscenze e le esperienze di Tasya vengono inserite nella testa di un malcapitato col cui corpo lei metterà a segno i progetti criminali dell’impresa. Dopo aver massacrato a coltellate un impresario servendosi del corpo di una cameriera, Tasya è stata riportata a essere se stessa, ma accusa sbandamenti e violente invasioni di immagini dei crimini commessi: la sua vita personale e quella familiare sono giunte a un bivio, e decide di ritirarsi. Senonché, essendo considerata la migliore, viene sollecitata per un ultimo compito. Sarà trasferita nel corpo del genero di un potente magnate, che elimina, ma subito dopo prende coscienza dell’azione criminale e invece di commettere l’atto che la riconsegnerebbe agli implantologi incomincia a vagare, nel corpo maschile, alla ricerca della sua famiglia. Interpretato da Jennifer Jason Leigh, il film dura 104 minuti, illustra alcuni sanguinosi delitti, al di fuori dei quali sembra navigare nelle atmosfere fredde e sospese del Canada.

Molto più sangue, tuttavia, scorre nel terzo film dell’accoppiata statunitense Jonathan Milott & Cary Murnion, Becky. Preadolescente, la ragazza è introversa, testarda e vendicativa. Becky, infatti, dopo aver assistito la madre, pittrice affetta da un cancro terminale, è in rotta col padre che la porta nella casa di campagna per farle conoscere la donna che vuole sposare. Reagisce chiudendosi col suo cane nel capanno degli attrezzi, e sfugge all’attenzione di quattro criminali evasi durante un trasferimento e che invadono la casa alla ricerca della chiave che darebbe accesso alla cantina dove sarebbe nascosto un oggetto di valore. Non scherzano. Sparano alla coscia della promessa sposa e colpiscono con uno spiedo rovente il compagno per ottenere la chiave, ma un’incauta telefonata di Becky indica la sua presenza. La caccia si sposta nel bosco, dove gli evasi vanno uno alla volta per prendere la mocciosa, ma Becky è cattiva e piena di risorse, e con diversi stratagemmi li elimina tutti e quattro. Il padre è morto, la fidanzata è portata in ospedale e Becky dalla polizia, dove viene interrogata. Si direbbe di ghiaccio, o meglio apatica, o semplicemente distratta: le sue pause o i suoi non ricordo non permettono agli inquirenti di tracciarne il profilo psicologico, ma qualcuno sussurra: Non mi preoccupa la violenza dei criminali, ma la cattiveria e la brutalità della ragazza. Sicuramente un gioco al massacro di 104 minuti.

Sea Fever, (Contagio in alto mare), prodotto da Irlanda, Usa, Gran Bretagna, Svezia e Belgio, dell’esordiente Neasa Hardiman, si svolge nelle acque irlandesi dove Shioban, giovane biologa marina s’imbarca su un vecchio peschereccio per studiare la natura di alcuni pesci. I suoi capelli rossi, che da quelle parti sembrano portare sfortuna, vengono accusati quando il battello entra in una zona proibita dove un enorme mollusco avvinghia i suoi tentacoli all’imbarcazione lasciando infiltrare insetti nelle riserve d’acqua dolce. E lì, improvvisamente, le conoscenze della ricercatrice universitaria capovolgono la situazione perché soltanto lei può dare indicazioni per mettersi in salvo, mentre il capitano e la proprietaria dell’imbarcazione vogliono soltanto portare a casa la nave e il pescato. Incisivo il ritratto della ventisettenne Hermione Corfield, una Shioban determinata e introversa, e interessante la prima parte del film, pervasa di suspense e di mistero, ma la seconda parte mette in scena una spesso vista lotta per la sopravvivenza. Non male per un debutto e ce n’è per 95 minuti.

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