Speciale San Valentino: I migliori film romantici per l'esperto di Film Horror

Baci, carezze, coccole, cioccolatini e cenetta a lume di candela... anche nel 2016 è arrivato il 14 Febbraio, giorno di San Valentino, festa degli innamorati. 
Come da tradizione, quindi, non mancherà sicuramente qualche frase impregnata di sentimento, l’ascolto di canzoni melodiche e, perché no, la visione dei film più romantici che la Settima arte abbia sfornato.

Da amante dell’horror, una delle storie d’amore che preferisco è  quella tra il giovane Phil e la coetanea Sally presente nel simpatico zombie movie televisivo La notte di Halloween (1985) di Jack Bender, destinata ad avere un toccante risvolto soprannaturale ed infarcita di ottima colonna sonora anni Cinquanta e Sessanta. 
Ma, se uno dei titoli storici della tenerezza del cuore su celluloide rimane senza alcun dubbio il tragico Love story (1970) di Arthur Hiller, non dimentichiamo che il variopinto universo dei fotogrammi in movimento è stato colpito dalla freccia di eros all’interno di un po’ tutti i generi.

Quindi, diamo uno sguardo a dieci dei film più romantici non effettuando una classifica, ma procedendo in ordine cronologico tra quelli che maggiormente hanno saputo conquistarmi.

La sera del ballo (1988)
Chris Young è un timido appassionato d’astronomia che si ritrova casualmente a trascorrere la notte insieme alla ragazza più popolare della scuola, con le splendide fattezze della futura strega del piccolo schermo Alyssa Milano, scartata dal bello di turno che ha preferito portare alla sera del ballo la bruttina e sfigata del mucchio, da lui creduta una maga del sesso. E, nel ruolo di un’antipatica e viziata affiancata da un Matthew Perry pre-Friends, c’è anche Christina Applegate in questo veloce e godibile tv movie di Paul Schneider che pone in scena una simpatica gioventù americana fortemente debitrice nel look generale a quella di un trentennio prima, come voleva una certa tradizione cinematografica esplosa nel decennio dei Duran Duran.
Simpatica gioventù che si trova ad avere a che fare con le apparenze e con ridicoli genitori che non faticano a uscire perdenti dal confronto con i propri figli, nel corso di una notte-esame tempestata non solo di sentimenti, ma anche di occasioni per sorridere.

Edward mani di forbice (1990)
Caratterizzato da taglienti forbici al posto delle mani, in quanto lasciato solo e incompleto dal suo creatore, improvvisamente deceduto, Edward alias Johnny Depp viene scoperto nel suo lugubre castello da una rappresentante di prodotti cosmetici che decide di ospitarlo nella sua casa, dove fa conoscenza con la figlia Kim interpretata da Winona Ryder.
Con il mitico Vincent Price nella sua ultima, memorabile interpretazione per il grande schermo nei panni dello scienziato, il genio visionario Tim Burton realizza tramite il suo capolavoro la migliore variante cinematografica del mito de La bella e la bestia, nonché allegoria su celluloide relativa all'artista incompreso.
Infatti, se da un lato abbiamo il protagonista impegnato a sfruttare le sue lame per improvvisarsi parrucchiere e per dare un tocco nuovo ai giardini della cittadina, dall’altro – per merito anche della magnifica colonna sonora di Danny Elfman – risulta impossibile non commuoversi nel seguire l’evoluzione della sua impossibile storia d’amore con la ragazza.
È sufficiente citare la altamente poetica sequenza in cui lei danza sotto fiocchi di neve cadenti che sono generati, in realtà, da Edward che scolpisce un angelo in una zolla di ghiaccio.

Ghost – Fantasma (1990)
Rispettivamente con i volti del compianto Patrick Swayze e di una Demi Moore precedente a Proposta indecente (1993) e Striptease (1996), Sam e Molly sono due innamorati di New York la cui felicità viene interrotta quando, una sera, lui perde la vita per mano di un rapinatore che è stato in realtà pagato dal suo migliore amico per impedirgli di scoprire una questione di riciclaggio di denaro sporco.
E chi lo avrebbe mai detto che il maestro della risata demenziale Jerry Zucker (L’aereo più pazzo del mondo nel curriculum) sarebbe stato in grado di sfornare uno dei film che maggiormente hanno saputo far battere il cuore agli spettatori nel periodo a cavallo tra i coloratissimi anni Ottanta e il quasi anonimo decennio successivo?
Perché, con Whoopy Goldberg nei panni di una ciarlatana che si scopre realmente dotata di facoltà medianiche, coinvolge ed emoziona non poco la vicenda del povero Sam che, ridotto a fantasma invisibile agli occhi della sua amata, cerca in ogni modo di farle avvertire la propria presenza e di proteggerla dal pericolo che rischia a causa dei due malviventi ancora in agguato.
E la bellissima Unchained melody dei Righteus brothers nella colonna sonora non contribuisce altro che a calare il tutto nella giusta atmosfera di forte romanticismo.

Qualcuno da amare (1993)
Fresca del premio Oscar conquistatosi con la commedia Mio cugino Vincenzo (1992) e lontanissima dai nudi e bollenti ruoli di Onora il padre e la madre (2007) e The wrestler (2008), Marisa Tomei è Caroline, cameriera nello stesso fast food di Minneapolis in cui lavora il gentile ma un po’ strano Adam alias Christian Slater che, enormemente timido e segretamente innamorato di lei, una sera la salva dal tentato stupro da parte di due balordi mentre sta tornando a casa.
Con concreti problemi del cuore di lui in agguato che finiscono per rappresentare l’elemento allegorico della vicenda raccontata, Tony Bill costruisce la sua tarda risposta al succitato Love story ricorrendo agli stilemi classici del filone volutamente indirizzato a strappare lacrime.
E, ovviamente, ci riesce attraverso il tragico finale... ma soltanto dopo aver regalato tanta romantica tenerezza agli spettatori.

Titanic (1998)
Settimo lungometraggio diretto da James”Terminator”Cameron, è stato giustamente definito il Via col vento (1939) di fine XX secolo.
D’altra parte, proprio come nel capolavoro di Victor Fleming abbiamo una coinvolgente storia d’amore immersa in un fatto storico raccontato su celluloide attraverso i connotati di kolossal.
E chi non si emoziona dinanzi all’avventura dello squattrinato Jack, ovvero Leonardo DiCaprio, che, imbarcatosi sul transatlantico britannico del titolo grazie a dei biglietti vinti a poker, salva dal suicidio la diciassettenne passeggera di prima classe Rose alias Kate Winslet, nobile inglese tutt’altro che propensa a sposare il fidanzato ricco uomo d’affari Caledon, interpretato da Billy Zane?
Aggiudicatesi ben undici premi Oscar, oltre tre tecnicamente magnifiche ore di visione in cui la tragedia dell’affondamento dell’imponente nave avvenuto nel 1912 diviene simbologia del potere economico che finisce per annientare coloro che lo alimentano e venerano come un Dio.
Con abbondanza di spettacolarità, momenti per commuoversi e la My heart will go on di Celine Dion che, insieme alle musiche di James Horner, contribuisce agli accarezzamenti indirizzati al cuore dello spettatore.

Lettera d’amore (1998)
Colpito dalle parole riportate in una lettera d’amore trovata in un vecchio scrittoio e risalente alla Guerra di Secessione, Scotty Corrigan alias Campbell Scott non immagina minimamente che ciò rappresenti l’inizio di un vero e proprio rapporto epistolario con Elizabeth Whitcomb, residente nel XIX secolo e incarnata da Jennifer Jason Leigh.
Ed è da un breve racconto di Jack Finney che il compianto Dan Curtis – noto soprattutto per i suoi horror destinati al piccolo schermo, tra cui Trilogia del terrore (1975) – prende ispirazione per confezionare un romanticissimo tv movie che, forte anche dell’ottimo cast, gode di un respiro quasi cinematografico.
Con la risultante di bellissima ed originale storia d’amore soprannaturale che, anticipando di diversi anni pellicole come l’orientale Il mare (2000) e La casa sul lago del tempo (2006), racconta di un rapporto vissuto tramite la sola forza delle parole scritte.
Una vicenda per sognare e capace perfino di commuovere, mentre contrappone l’antico ma emozionante modo di vivere i sentimenti a quello più freddo dettato dal moderno... fino a un tutt’altro che banale epilogo.

30 anni in 1 secondo (2004)
Rinchiusa dai suoi amici per gioco durante il suo compleanno nel 1987, la tredicenne Jenna esprime il desiderio di essere già trentenne per poter vivere la sua vita come ha sempre voluto, senza l’oppressione dei genitori... ma anche senza immaginare di svegliarsi nel 2004, trentenne e famosa donna di successo il giorno successivo, priva di ogni minimo ricordo degli anni passati. Quindi, con Jennifer Garner nei panni della protagonista e Mark Ruffalo in quelli del suo storico vicino di casa Matt, a quanto pare prossimo al matrimonio, Gary Winick mette in piedi la sua non dichiarata rivisitazione al femminile di Big (1988) di Penny Marshall per ricordare soprattutto la maniera in cui, con la crescita, si perdano tanti piccoli piaceri, incattiviti e costretti ad affrontare la temibile giungla delle occupazioni professionali e delle responsabilità e dimenticando che la vera gioia dell’esistenza risieda nella spensieratezza e nell’allegria delle esperienze dimenticate.
Non a caso, “Gli anni che si ricordano sono quelli in cui hai l’amicizia” finisce per essere una delle principali frasi dell’operazione, giustamente mirata a rappresentare il mondo degli adulti con tanto di infedeltà coniugali e l’amore trasformato in un vero e proprio campo di battaglia; mentre, tra equivoci e sentimenti, si approda ad un affascinante epilogo proto-Ritorno al futuro (1985).

Se solo fosse vero (2005)
Interpretato da Mark Ruffalo, David affitta un caratteristico appartamento a San Francisco per convincersi, poi, che è abitato dal fantasma della giovane e bella Elizabeth; la quale, con le fattezze di Reese Witherspoon, comincia a comparire e scomparire in continuazione sotto i suoi occhi increduli di David, man mano che si convince sempre più di essere in qualche modo ancora viva.
Chiaro, quindi, che, partendo dal bestseller Se solo fosse vero del francese Marc Levy, Mark Waters costruisca una romantica favola d’amore che supera i confini del mondo fisico e metafisico tirando sì in ballo più di una somiglianza con Ghost – Fantasma (1990), ma costruendo il tutto su una ideale, latente tensione emotiva scaturita dall’apparentemente impossibile “incontro materiale” tra i due protagonisti.
Mentre non mancano esilaranti situazioni con sacerdoti e vari truffaldini acchiappafantasmi... al servizio di un divertente ma anche toccante spettacolo che invita a riflettere profondamente sul significato di quell’astratta, imprevedibile parola che nel dizionario troviamo alla voce “destino”.

Ex (2009)
Vincenzo Salemme e Nancy Brilli in lotta per non avere l’affidamento dei figli; Carla Signoris e Silvio Orlando alle prese col fatto che lui ricomincia a cinquant’anni suonati una vita da Peter Pan; Claudio Bisio rimasto senza la ex moglie Elena Sofia Ricci impegnato a fare il padre di due adolescenti complicate; Fabio De Luigi continuamente minacciato da Alessandro Gassman, geloso ex della fidanzata Cécile Cassel; Malik Zidi e Cristiana Capotondi, residenti a Parigi, finiscono per vivere un rischioso rapporto a distanza quando lei viene trasferita per lavoro in Nuova Zelanda; il sacerdote Flavio Insinna si trova a dover sposare la sua storica ex Claudia Gerini a Gianmarco Tognazzi.
Sono le sei coppie protagoniste del lungometraggio attraverso cui Fausto Brizzi testimonia la maturità artistica partend dal fatto che l’amore è una pericolosa malattia che, a differenza del morbillo e della varicella, rischia di contagiarci più volte nel corso della nostra esistenza.
E lo fa guardando sia a romantici prodotti inglesi come Love actually – L’amore davvero (2003) di Richard Curtis che alla tradizione della commedia nostrana... dimostrandosi sempre capace di coinvolgere e stupire, con il solo fine di suscitare commozione e scaldare il cuore rinfrescandolo, allo stesso tempo, tramite l’indispensabile dose di risate.

Spring (2014)
Lou Taylor Pucci è Evan, il quale, perduta la madre e realizzato che la sua vita non stia prendendo nessuna precisa direzione, intraprende un viaggio in Italia e, approdato nella idilliaca città pugliese di Polignano a mare, fa conoscenza con la tanto sexy quanto ambigua Louise, cui concede anima e corpo Nadia Hilker. Da qui, Aaron Moorhead e Justin Benson costruiscono una storia d’amore a tinte horror thriller dovute al segreto che si nasconde dietro la incantevole ragazza, di cui veniamo a conoscenza man mano che i fotogrammi scorrono tra ritrovamenti di animali uccisi e atmosfera a suo modo intrisa di inquietudine, ma guardando al cinema di Richard”Boyhood”Linklater.
E non manca neppure una creatura lovecraftiana ispirata alle invenzioni dello svizzero HR Giger nel lento ma coinvolgente spettacolo che, nel raccontare attraverso il genere l’innamoramento e la disponibilità ad offrirsi totalmente all’altro, ribadisce in maniera affascinante che non è solo chimica quando si incontra la persona giusta, ma, forse, si tratta anche di magia.

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