Venezia 76: uno sguardo sui film in concorso - giorno 4

Ci sono film che aiutano a capire fatti che spesso sfuggono all’attenzione o sui quali non si riflette mai abbastanza. Avviene attraverso documentari o rappresentazioni drammatiche, ma anche mediante pamphlet ironici, come ha fatto Steven Soderbergh col film presentato alla 76° Mostra del Cinema. The Laundromat (Lavanderia a gettoni) è un adattamento di Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite del reporter investigativo, Premio Pulitzer, Jake Bernstein. Brillantemente interpretato da Meryl Streep, descrive lo sconforto  di una donna, Ellen Martin, che ha perso il marito durante una gita in battello e la sua lotta per ottenere il pagamento della polizza assicurativa. Sarà un’odissea tra i fantasmi perché agenzie, compagnie, banche, disseminate nel Globo si rimpallano la responsabilità o, per meglio dire, fanno scivolare la richiesta tra migliaia di società fittizie. E’ un pamphlet perché fin dall’inizio veniamo istruiti dai due principali truffatori, Mossack & Fonseca, (Gary Oldman e Antonio Banderas), degli svariati trucchi per far sparire gli investimenti raggirando leggi esistenti. Ambientato in Africa, Messico, Cina, Caraibi, partendo da Los Angeles per finire a Panama, il film descrive la sagacia di Ellen che riuscendo a intuire le manovre dei truffatori decide di infiltrarsi nel sistema nel tentativo di distruggerlo. A differenza del recente film di Alex Winter, The Panama Papers, costruito su interviste a giornalisti investigativi che hanno rischiato la vita per svelare i movimenti di denaro che veniva riciclato a Panama, e basta ricordare l’assassinio della giornalista anticorruzione maltese Daphne Caruana Galizia, Steven Soderbergh ha scelto lo sberleffo e il sarcasmo inserendo alcuni siparietti con altri personaggi che arricchiscono la commedia, come per dire, ridiamoci sopra ma si tratta di un riso molto amaro. Realizzato in larga parte in ambienti esotici, il film ha anche il merito di essere racchiuso in 96 minuti.

   E sulla realtà ci apre gli occhi anche il regista francese Olivier Assayas con un film che esordisce con un’avvertenza: fatti e personaggi sono reali. Basandosi sul libro del brasiliano Fernando Morais, Os últimos soldados da Guerra Fría, il regista ha realizzato Wasp Network (Rete di vespe) sul caso di cinque cubani infiltratisi all’inizio degli Anni Novanta tra i gruppi anticastristi di Miami. Le persone: Fernando e René González, Antonio Guerrero, Gerardo Hernández, Ramón Labañino, sono interpretate da attori famosi e inserite in un film di taglio tradizionale, una Spy Story piena di suspense e di mistero che avvince il pubblico. Si apre con un pilota di linea cubano che atterra a Miami e chiede asilo politico. La moglie, (Penèlope Cruz), è ignara di tutto. Un altro pilota nuota fino alla base statunitense di Guantanamo, chiede asilo e viene trasferito a Miami. Qui vengono contattati da gruppi anticastristi per portare armi a Cuba e soccorrere chi scappa dal paese sulle zattere. Il primo, René, si destreggia tra lavori di giardinaggio e come istruttore pilota; l’altro, giovane e aitante, si sposa e vive nel lusso. La moglie di René non riesce a capire i motivi del tradimento del marito, tuttavia raccoglie la documentazione richiesta per espatriare con la figlia, fino a quando viene convocata al comando militare dove gli svelano che il marito non ha tradito, ma è in missione per informare sui movimenti degli anticastristi che preparano attentati sulle spiagge e negli alberghi cubani per distruggere il turismo. Quindi viene accelerato il suo espatrio e per alcuni anni la famiglia sembra integrarsi tra i cittadini di Miami. Poi un atto di forza del governo cubano contro piccoli aerei che s’infiltrano nel suo spazio aereo porta a un incontro tra diplomatici dei due paesi, che in parte riesce a calmare le acque, ma anche alla scoperta della rete di informatori di Castro che nel 1998 verranno processati a Miami per attività illegali. Dura un paio d’ore, di piacevole intrattenimento con fatti reali portati sullo schermo con grande sobrietà, e con l’ottima interpretazione di uno stuolo di attori: Edgar Ramirez, Gael Garcìa Bernal, Wagner Moura, Ana de Armas, Leonardo Sbaraglia, Nolan Guerra … 

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