2:22- Il destino è già scritto: un thriller "karmico" vecchia maniera per apprezzare di nuovo il genere

A prescindere dal fatto che crediamo o no all'oroscopo, siamo abituati all'idea delle costellazioni e dello zodiaco. Eppure l'idea che stelle, senza alcuna relazione tra loro se non la nostra prospettiva, possano realizzare figure con l'ausilio di linee invisibili, dovrebbe scontrarsi con la nostra idea base di razionalità. La spiegazione è semplice: la mente umana è "programmata" per cercare significati, non importa quanto siano astrusi o fantasiosi. Il peggior nemico dell'uomo, in un certo senso, è proprio l'assenza di significato. Per questo i visionari sono coloro che colgono i collegamenti invisibili tra le cose, offrendo nuove prospettive in grado di dare nuove soluzioni a problemi antichi. I segni zodiacali saranno anche immaginari, ma hanno reso possibile per milllenni l'orientamento di notte, anche in mancanza di altri punti di riferimento.

Dylan, ha il dono di vedere "pattern" e cioè la ripetizione di eventi apparentemente casuali e non correlati secondo un vero e proprio "schema" invisibile a un primo sguardo. A un certo punto della sua vita, inizia a notare il ripetersi di piccoli eventi secondo un ordine sempre uguale, dal mattino alle sette fino a quell'orario del primo pomeriggio (appunto, 2.22) che dà il titolo al film. 

L'idea di un thriller "karmico", e cioè di una storia in cui i protagonisti hanno l'opportunità di "mettere ordine" a un evento di una vita passata non è una novità nel cinema. Basti pensare a L'altro delitto, film del 1991 in cui Kenneth Branagh (anche nel ruolo di regista) ed Emma Thompson si trovavano ad affrontare il tema della reincarnazione. In quel caso però il contesto della psicoterapia dava un'impronta molto marcata a tutto il film, e tutta la vicenda era congegnata come un complesso meccanismo a orologeria (e infatti era molto importante la presenza di un orologiaio). 2.22, mentre ha il pregio di mantenere alta la tensione con un montaggio molto serrato e talvolta davvero efficace, sembra trascurare l'aspetto su cui si dovrebbe fondare una pellicola di questo sottogenere thriller: l'estrema precisione nella concatenazione degli eventi (e della loro risoluzione).

Questo è davvero un peccato, perché la suggestione è presente, il cast è efficace, la tensione ha una buona costruzione, eppure è proprio il meccanismo a non funzionare nella maniera millimetrica che sarebbe lecito aspettarsi. Se immaginiamo di rappresentare il destino come un treno, dobbiamo ipotizzare che solo un evento eccezionale lo può fare uscire dai binari, e che solo un evento che ha del miracoloso lo può fare uscire dai binari lasciando illesi i passeggeri e facendoli arrivare in anticipo alla loro vera destinazione. È proprio quest'ultimo elemento a mancare a 2.22. La rottura di un ciclo karmico non può che avvenire con un evento di proporzioni gigantesche, che coinvolgono una forte riappropriazione del libero arbitrio e una buona dose di creatività. Questo aspetto di pianificazione, da parte di un protagonista versato nel riconoscere "schemi" è del tutto carente.

Anche se il film è godibile, per questa ragione può lasciare un sottile senso di insoddisfazione all'uscita, come se il bisogno di senso innato in noi spettatori non fosse stato completamente appagato.