A mano disarmata, il coraggio di Federica Angeli diventa film

Che il cinema di denuncia e impegno civile stia nuovamente vivendo una stagione d’oro è ormai un fatto acclarato, basti infatti pensare al successo ottenuto da Sulla mia pelle, lungometraggio di Alessio Cremonini che narra gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi. In quest’ottica, dove i lavori cinematografici non hanno il compito esclusivo di divertire o far sognare il pubblico in sala, rientra l’opera del regista Claudio Bonivento: A mano disarmata.

Al film, tratto dall’omonimo libro della giornalista Federica Angeli, quest’anno è stato meritatamente assegnato il Nastro della legalità - Premio ideato per iniziativa dei Giornalisti Cinematografici insieme a Trame: Festival dei libri sulle mafie -, creato proprio per sottolineare quanto un’opera possa essere sia uno strumento di grande valore sociale che di crescita civile: e la ‘pellicola’ di Bonivento ne è la dimostrazione.

A mano disarmata racconta la vera storia di Federica Angeli che, grazie a coraggio, determinazione e voglia di giustizia, è riuscita a contrastare i clan mafiosi che infestano Ostia, zona del litorale romano dove ella vive. Il prezzo da pagare per la cronista di La Repubblica è stato però molto alto: vivere sotto scorta dal 17 luglio 2013.

Interpretato da una bravissima e appassionata Claudia Gerini, il film di Bonivento si focalizza sul male visto attraverso la sofferenza di chi lo subisce e lo combatte, e ciò avviene senza che mai vi sia l’esaltazione dello stesso. Questo nuovo sguardo intimistico, che così tanto si discosta da quello di prodotti quali Gomorra o Suburra, rende l’intera opera profondamente toccante, coinvolgente, dolorosa e al contempo colma di speranza. Già, la speranza che nessuno giri il capo dall’altro lato di fronte all’orrido mostro a tre teste: ingiustizia, prevaricazione e illegalità. Quella bestia immonda che si nutre di buio e omertà è qui rappresentata in una scena potente, dove l’assordante rumore delle persiane abbassate in tutta fretta, onde evitare di essere testimoni di un’aggressione a lama di coltello, diviene il simbolo di uno Stato che ha fallito. Uno Stato incapace di tutelare i propri cittadini trasformandoli, di fatto, in facile preda e (in)consapevoli conniventi.

In questo doveroso e onesto ritratto di Federica, moglie e madre di tre figli, a stupire lo spettatore saranno l’energia, la fermezza e il valore etico della protagonista che, nonostante le minacce di morte indirizzate a lei e al secondo dei suoi figli di appena 4 anni, non verrà mai meno né ai suoi principi morali né alla sua cristallina coerenza. A spazzare via quest’atmosfera di surreale tranquillità in cui Ostia era calata da troppi anni ci ha dunque pensato una giornalista che ha fatto scivolare la propria penna su una risma di fogli bianchi, un taccuino che nessuno prima di lei aveva osato riempire. Le sue inchieste, legate alle numerose denunce da lei sporte alle forze dell’ordine, hanno quindi scoperchiato il vaso di Pandora portando finalmente alla luce il marciume radicato in quel luogo troppo a lungo lasciato in ombra.

Le iniziali incomprensioni con il marito, la rinuncia alla libertà di movimento, le delusioni ricevute da chi si professava amico/a, i tanti dubbi e le paure per la propria famiglia - elementi questi che quotidianamente assillano la mente di Federica - emergono in modo netto e dettagliato nel lavoro di Bonivento, la cui protagonista assoluta è Claudia Gerini. L’attrice romana, sostenuta da un cast sempre all’altezza della situazione (Francesco Venditti, Mirko Frezza, Francesco Pannofino, Emanuela Fanelli, Giorgio Gobbi, Nini Salerno, Rodolfo Laganà e Maurizio Mattioli) e da una solida sceneggiatura a firma Domitilla Shula Di Pietro in collaborazione con la stessa Federica Angeli, dimostra infatti grande capacità nel saper trasmettere al pubblico ogni stato d’animo della cronista di La Repubblica.

A mano disarmata, in sala con Eagle Pictures, è un film forse non perfetto ma necessario, e quando il cinema ricorda che a volte è indispensabile andare ben oltre lustrini e paillettes, beh, il richiamo è forte, chiaro e ben accetto. La storia di Federica Angeli è quella di una donna che non ha mai abbassato la testa, perché è vero, difficile sapere se sconfiggere la Mafia sia possibile, ma dopo avere visto questo film si ha una certezza: la Mafia può essere sfidata, basta non chinare mai il capo.