Al TFF38 l'appassionante e incredibile Helmut Newton: The bad and the beautiful

Nato (nel 1920) e cresciuto a Berlino, Helmut Newton è considerato un nume della fotografia, alla quale si dedica già dall'età di 12 anni. Dopo aver subito le leggi razziali ed aver militato nell'esercito australiano, intraprende il mestiere di freelance di moda e si stabilisce prima a Parigi, poi a Monaco e infine a Los Angeles. La morte avviene in seguito a un tragico incidente a West Hollywood, in California, nel gennaio 2004.

Al 38esimo Torino Film Festival arriva il documentario sull'affascinante figura di questo artista, Helmut Newton: The bad and the beautiful. Dietro la macchina da presa Gero Von Boehm, espertissimo nel genere, che riesce a restituire in pieno l'anima, le intuizioni e le spinte che muovevano l'operato di uno dei fotografi più celebri e apprezzati di sempre.

Attraverso la viva voce di chi ha avuto l'onore e il piacere di lavorare con lui, veniamo condotti all'interno di un mondo assolutamente magnetico, conturbante, volubile. Newton immortala i suoi soggetti – per lo più donne – in un modo che definisce il suo stile.

Rivoluzionario è il primo degli aggettivi che più gli si addice. Ancora oggi le sue fotografie si possono riconoscere senza ombra di dubbio. Le modelle sfidano l'obiettivo, lo provocano, fiere e consapevoli della loro bellezza. Che è una bellezza quanto mai particolare, non universale. I volti e soprattutto i corpi che si sono prestati all'implacabile obiettivo di Newton comprendono Claudia Schiffer e Grace Jones, Isabella Rossellini e Charlotte Rampling. Tra i grandi marchi con i quali collabora ci sono Vogue, Playboy, Dolce & Gabbana.

L'erotismo è la seconda caratteristica sempre presente nel suo lavoro. La visione di Newton è talmente carica di sensualità che non può essere contenuta dai semplici confini di una fotografia. L'artista sa perfettamente come solleticare la morbosità delle persone, degli uomini in primis. Sebbene sfiori spesso e volentieri l'eccesso, non arriva mai a ledere quelli che sono i valori della dignità e del buon costume. Semplicemente – anche se di semplice non c'è proprio nulla – gioca con i canoni della bellezza femminile, declinati verso la nudità e la carnalità. Pochi oggetti essenziali ne esaltano la potenza erotica: tacchi alti, autoreggenti, guanti lunghi, sigarette. Addirittura la depilazione entra a far parte di un preciso disegno artistico. Ed è anche per questo che Newton è unico nel suo genere, iniziatore di un vero e proprio stile a cui in molti si ispireranno.

Luci e ombre diventano fondamentali per ottenere un effetto che sia anche un messaggio. Tenere nascoste alcune parti più intime da un lato potrebbe essere frutto di una particolare sensibilità, dall'altro suggerire una decisa volontà a incuriosire, stuzzicare, provocare. Proprio quest'ultimo aspetto è determinante nel lavoro del fotografo. Davanti a una delle sue creazioni davvero non è possibile restare indifferenti. Che sia una sensazione di disagio o di attrazione, di disgusto o di eccitamento, si viene inevitabilmente coinvolti. 

Grazie alle immagini d'archivio e alle fotografie che ritraggono Newton nella vita di tutti i giorni, assieme alla moglie June Browne (in arte Alice Springs) e con le sue modelle, ne emerge un ritratto sfaccettato, intimo, appassionante. Per la prima volta sullo schermo.

(Ph: Helmut at home, Monte Carlo, 1987 (c) Foto Alice Springs, Helmut Newton Estate Courtesy Helmut Newton Foundation)

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