Amleto

Non credo che dobbiamo star qui a disertare sulla trama dell’Amleto… spero. 
Ma giusto per rinverdire una delle più famose tragedie shakespeariane, abbiamo Amleto, principe di Danimarca, che torna all’avito castello in seguito alla morte del padre (il cui fantasma ancora infesta la magione), giusto per trovare la madre, Gertrude, già risposata con lo zio Claudio, che peraltro parrebbe essere stato l’artefice della morte del re. 
Ofelia, la sua fidanzata è ormai preda della pazzia (non che lui ne sia esente…). Che fare? Essere o non essere?

L’Amleto è una delle “lauree” per un attore britannico. Inutile dire che abbiamo migliaia di interpretazioni, ma che tra queste vi sono versioni storiche teatrali come quella di Lawrence Olivier o la più recente, notevolissima, di Kenneth Branagh, quindi la nuova stella Benedict Cumberbatch ha dei fantasmi ben più poderosi con cui cimentarsi che quello del padre morto.

Dalla sua un allestimento moderno e particolare che sicuramente è in grado di stimolare lo spettatore e di traghettarlo verso la modernità. Aver spostato il tutto in un periodo al termine del 19° secolo, inizio del 20° aiuta.
Di contro la durata monster (siamo sopra le 3 ore) che sfiora la punizione.
Si, Amleto è una delle tragedia più lunghe del Bardo, ma gli adattamenti esistono per questo.

Il cast, al di là del protagonista, l’Atlante su cui grava il peso del tutto, è degno di attenzione con un suntuoso Cirian Hinds nelle vesti di Claudio.
Tutta la messa in scena ha una visione moderna (tatuaggi per Orazio) con anche abbigliamento casual, che diventa centrale in questa versione. L’occhio, quindi, avrà una parte preponderante rispetto all’orecchio, visto che il testo, invece ha subito meno trasformazioni.
Cumberbatch si dimostra un Amleto notevole -che sarebbe potuto essere migliore in una veste più classica- e dal giusto aspetto (dovrebbe essere un ragazzo).
La tragedia invece non convincerà i puristi, ma nemmeno farà gridare al miracolo i revisionisti, lontano dal Titus o da Coriolanus.

L’enorme successo in patria fece si che questa versione fosse trasmessa in diretta in molti cinema mondiali, ora la Nexo Digital ce la ripropone -in differita- permettendo agli appassionati di godere dello spettacolo. 
Spettacolo arricchito da un’intervista al protagonista e da un breve special.

Ah… Rosencrantz e Guildenstern sono morti, nel caso ve lo steste chiedendo.