Antidisturbios: al TFF38 arriva la serie firmata da Sorogoyen ed è un vero gioiello

Il 16 ottobre 2020 ha debuttato su Movistar+, circa un mese dopo ha trovato la sua vetrina ufficiale al 38esimo Torino Film Festival, nella sezione “Le stanze di Rol”. Antidisturbios è la nuova serie firmata da Rodrigo Sorogoyen (che l'ha diretta, prodotta e scritta insieme a Isabel Peña), incentrata sulle vicende di una squadra di poliziotti antisommossa, alle prese con un'accusa di omicidio.

La bravura del cineasta spagnolo sta nel fotografare in maniera implacabile un ambiente come quello delle forze dell'ordine, dove vige un senso forte di solidarietà, che può sfociare in gesti anche estremi e deprecabili. Un po' come accadeva nei nostrani Diaz – Don't clean up this blood e A.C.A.B. - All cops are bastard, si evidenzia un'esagerazione nell'utilizzo della violenza da parte degli uomini in divisa.

In un simile contesto, i danni collaterali sono inevitabili e spesso irrecuperabili. Non a caso la serie prende avvio proprio da uno di questi incidenti, le cui conseguenze saranno il fulcro di tutte le successive discussioni e riflessioni. Già dal secondo episodio – sono sei in tutto, ciascuno intitolato con il nome di un agente – si svolgono gli interrogatori che permettono di ricostruire e ripercorrere quanto accaduto.

Chiaramente ognuno ha la sua versione. Sebbene non si discostino molto l'una dall'altra, le dichiarazioni dei protagonisti sono frutto anche delle loro coscienze. Per cui arriverà il momento in cui uno dei sei cederà, o forse no.

In parallelo procede il lavoro di Laia (Vicky Luengo), arruolata negli Affari Interni, determinata a scoprire la verità e, soprattutto, a trovare i colpevoli. Esattamente in apertura di film, la giovane donna appare intenta a giocare a una sorta di Trivial Pursuit con i genitori e con il fratello; l'atmosfera è familiare e serena, almeno fino a quando non si rende conto che il padre sta imbrogliando e lo costringe ad ammettere il misfatto.
Così, in pochissimi minuti, il ritratto del suo spirito integerrimo e inespugnabile viene a galla. Spirito che sarà utilissimo nel momento in cui si troverà di fronte un gruppo di uomini addestrati a proteggersi, a considerarsi superiori e sempre nel giusto, a ricorrere a qualsiasi tipo di stratagemma per scamparla. Sia in teoria che nella pratica.

Antidisturbios cresce via via che la narrazione avanza. Di modo che il finale sarà un misto di tensione e adrenalina all'ennesima potenza. Il senso, ambiguo come non mai, della giustizia, aleggia su di essa, invocato a piena voce dalla comunità e dai cartelli in strada. Di colpa invece sembra essercene meno, forse troppa di meno. La spavalderia è il tratto distintivo dei componenti della squadra, quasi un elemento imprescindibile e richiesto. Ma il confine tra questo e l'arroganza è così sottile che si rischia di dimenticarlo, insieme a quei freni e inibizioni assolutamente necessari per mantenere almeno un'apparenza di umanità.

La pratica, sempre più comune ormai, delle kermesse cinematografiche di inserire nel programma anche prodotti seriali si rivela ancora una volta vincente. E dovremmo essere grati di avere la possibilità di scoprire simili gioielli, provenienti da ogni dove e carichi di spunti interessanti.

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