Batman vs Superman: Dawn of Justice

Ok, il film dovrebbe essere funzionale al lancio di Justice League, ovvero la risposta DC allo strapotere Marvel di Avengers, ma questo non significa che debba essere anche una scusa per non fare un grande film. 
D’altronde il biglietto da visita dei vendicatori era stato Iron Man, forse uno dei migliori film sui supereroi in assoluto.

In realtà la mente degli uomini DC, ormai rosi fino al midollo di fronte agli incassi stratosferici dell’universo Marvel, paragonati ai loro tentativi di Lanterna Verde o Superman Returns (ma non è che sul fronte delle serie TV gli vada molto meglio) hanno pensato: “dai mettiamo l’Uomo d’Acciaio con Batman, così lo lanciamo alla grande!”, quasi fosse uno spin-off.
Sulla carta tutto giusto, ma se poi metti Zack Snyder al timone, non ti lamentare se la barca non va dove pensavi. 
La saggezza della nonna dovrebbe sempre venirci in aiuto: “non si può cacciar sangue da una rapa”, quindi non chiedere a Snyder di fare un film dove non possa copiare da un fumetto già bello e fatto. 
Aveva toppato con Man of Steel e toppa anche qui, peraltro nello stesso modo.

La storia: Batman non è accecato dallo splendore dell’Uomo d’Acciaio, ma vede i potenziali lati oscuri di un uomo simbolo in grado, potenzialmente, di distruggere la Terra, inoltre giudica i danni collaterali della sua presenza, insostenibili. 
Seguendo quindi la sua natura studia un “Piano B”. Superman d’altronde ha anche lui i suoi fardelli e i suoi carichi di incertezze. 
Pronto a sfruttare tutto questo, per accrescere il suo potere, c’è Lex Luthor che farà di tutto per metterli l’uno contro l’altro. 
Ma mai fare i conto senza l’oste… Wonder Woman.

La storia non si limita solo a questo, ci sono diversi colpi di scena, ma vogliamo assolutamente evitare di rivelare particolari. 
La cosa che ci preme sottolineare è che il film ha delle grandi idee. 
In primis la visione dell’uomo rispetto ai supereroi, i danni collaterali, la mitizzazione e la paura che questi esseri portano nelle vite di tutti i giorni.
Spesso anche l’angolo in cui vengono ripresi, quando si interfacciano con l’umanità, sottolinea questo aspetto, che diventa una portante dell’opera. 
La cosa migliore del film probabilmente.

Altra potenzialità sopita sotto la cenere è quella del rapporto Bruce Wayne/Clark Kent. 
Il loro primo incontro al vernissage ricorda quasi Al Pacino/De Niro in Heat e sarebbe potuto essere uno dei più grandi spunti narrativi di film sui supereroi, ma poi la natura “picchiaduro” di Snyder ha avuto la meglio seppellendo tutto sotto montagne di cazzotti.

Il vero male di Dawn of Justice è che si prende troppo sul serio, manca totalmente delle verve e dell’ironia che hanno reso grandi gli Avengers, ma allo stesso tempo manca della storia interpersonale che affascina negli X-Men. 
E’ tutto troppo granitico e l’unico momento in cui è concessa una battuta la fa Batman totalmente fuori contesto, passerà probabilmente alla storia come la peggiore di sempre:
“Non si preoccupi, sono amico di suo figlio.”
“L’avevo capito dal mantello”
ma per piacere…

Tacciamo dell’arrivo di Wonder Woman.
I quaranta e passa minuti di combattimento finale diventano così il fardello del film, interminabili, inutili, eccessivi, persino scontati. 
In questo lasso di tempo, che per la teoria della relatività sembra essere eterno, la noia prende il sopravvento. 
Tutto il contorno scompare, tutte le buone intenzioni si vaporizzano e restano solo scene spettacolari ma fine a se stesse (si anche una citazione di King Kong). 

Zack Snyder, come detto, ripete gli errori di Man of Steel (una purga finale interminabile) e a poco servono i finalini che in realtà sono dei prologhi al futuro.
Sarà un successo di incasso, ma difficilmente resterà scolpito nell’immaginario collettivo… il destino dei Superman.