Bernini, l’uomo che trasformò il marmo in materia viva

«Uomo raro, ingegno sublime, e nato per disposizione divina, e per gloria di Roma a portar luce al secolo», con queste parole Urbano VIII, Papa dal 1623 al 1644, descriveva Gian Lorenzo Bernini: scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo, commediografo e massimo esponente della cultura figurativa barocca.

Passeggiando per le strade della Capitale è facile trovarsi di fronte ai magnifici capolavori del Bernini, basti pensare alle innumerevoli opere architettoniche (Colonnato di piazza San Pietro, Palazzo Barberini, Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale…), ai monumenti (l’Elefante Obeliscoforo di piazza della Minerva…), alle splendide fontane sparse per Roma (due situate in piazza Navona, quelle dei Quattro Fiumi e del Moro, due in piazza Barberini, quelle del Tritone e delle Api, e una in piazza di Spagna, la Barcaccia). Ma è solamente entrando all’interno di chiese e di antichi edifici, alcuni di questi ultimi diventati Gallerie e Musei d’arte, che si potrà ammirare in toto il genio e la perfezione del poliedrico artista nato a Napoli il 7 dicembre 1598.

Grazie alla Magnitudo Film – società di produzione cinematografica che ha ridefinito lo standard per promuovere la cultura in Italia e nel mondo attraverso i documentari d'arte – e al suo fondatore Francesco Invernizzi, qui anche in veste di regista, il 12 - 13 e 14 novembre sarà possibile assistere allo strepitoso Bernini: un evento imperdibile, un’occasione unica che guiderà il pubblico tra le sculture, i ritratti e i bozzetti di Gian Lorenzo Bernini esposti presso la Galleria Borghese durante la mostra a lui dedicata nel 2017. Girato in 8K, garantendo dunque un dettaglio di visione talmente elevato da risultare praticamente coincidente con la massima capacità percettiva umana, per 87 minuti gli spettatori si troveranno immersi in un viaggio emozionante, al limite della commozione, dove gruppi scultorei quali Enea, Anchise e Ascanio fuggitivi da Troia (1618-1619), il Ratto di Proserpina (1621-1622), il David (1623-1624) e l’Apollo e Dafne (1622-1625) bucheranno il grande schermo come nessun attore in carne ed ossa sia mai riuscito a fare.

Sì, perché in Bernini le opere stesse diventano protagoniste indiscusse, sono infatti le toccanti espressioni dei volti marmorei, le pieghe della pelle in corpi non più giovani alternate ai muscoli possenti di vigorosi eroi mitologici, le lacrime di angoscia scolpite sul viso di Proserpina – impossibili da vedere ad occhio nudo – che, accompagnate anche dalle note del secondo movimento della Sinfonia n.7 di Beethoven, riempiranno quasi ogni inquadratura di questo imperdibile documentario. Certo, non mancherà il contributo delle parole di illustri critici d’arte (Luigi Ficacci) e di direttori di Gallerie (Anna Coliva, Galleria Borghese) e Fondazioni (Andrea Bacchi, Fondazione Zeri), ma spetterà alle creazioni del Bernini raccontare la geniale grandezza dell’artista partenopeo e la sua immensa, e per l’epoca innovativa, abilità nel fissare il dramma e la tensione nella gelida pietra: inerti massi di marmo trasformati in fluido movimento e sconcertante espressività.

La cinepresa di Invernizzi – uomo che merita un sentito ringraziamento per quanto sta facendo a favore della divulgazione dell’arte – si avvicina ai ‘lavori’ di Bernini, indietreggia, ruota, si infila, li circonda, li riprende dal basso, dall’alto, di fronte, di traverso, di sguincio, da dietro e da ogni possibile angolazione consentita, tanto da lasciare allo spettatore tutto il tempo necessario per godere appieno della vera ‘grande bellezza’: quella bellezza che parte dai dettagli per esplodere poi in un tripudio di perfezione assoluta nella sua intera pienezza. Attraverso questa tecnica di utilizzare carrelli e steady cam, il filmmaker volteggia leggero attorno ai gruppi scultorei regalando al pubblico in sala un memorabile volo che li lascerà a bocca aperta: uno stupore genuino per le meraviglie che un essere umano armato di un semplice scalpello sia riuscito a creare.

Bernini, che inaugura la nuova stagione dell’Arte al Cinema di Magnitudo in collaborazione con Chili, non si può non correre a vederlo, no, proprio non si può...