Bleed: la forza di volontà che supera ogni limite, anche quello dell’incoscienza

Mai come in questi ultimi anni l’industria di Hollywood si è dedicata alla realizzazione di film tratti da storie vere. Se poi le pellicole in questione hanno per protagonisti un pugile, un destino beffardo e una rivincita… be', il successo al box office è più che garantito. Bleed – Più forte del destino narra un periodo della vita di Vincenzo Edward Pazienza, meglio noto come Vinny Paz, un boxeur statunitense di origini italiane campione del mondo dei pesi leggeri e superwelter, dal soprannome di The Pazmanian Devil.

Vinny Paz, celebre negli anni 80 per le sue straordinarie vittorie sul ring, nel pieno della sua carriera sportiva rimane vittima di un terribile incidente d’auto. Salvo per miracolo, ma con una grave lesione alle vertebre del collo, contro le opinioni dei medici che sostenevano che non avrebbe più potuto camminare, Vinny non soltanto si rimetterà in piedi, ma tornerà anche a combattere...

Il film, diretto e sceneggiato da Ben Younger (1 Km da Wall Street e Prime), è nato grazie a un’idea del produttore Chad A.Verdi, grande fan di Pazienza, che nel periodo di massimo splendore del pugile aveva assistito a quasi tutti i suoi match. Mentre l’impianto strutturale dell’opera, classico e privo di sorprese, non delude né esalta nonostante presenti a tratti una certa piattezza nella narrazione, la cura nei dettagli e l’ambientazione sono il vero punto di forza del lavoro del regista newyorchese. Le carrellate su vistosi anelli e collane dorate, scarpe di coccodrillo e occhialoni di marca sfacciatamente indossati dall’entourage di Paz, descrivono infatti a perfezione l’atmosfera che circondava il mondo della boxe. Anche i personaggi risultano ben tratteggiati, a partire da quello di Vinny: arrogante verso i suoi sfidanti, gentile con amici e parenti, tenace e determinato nel piegare il destino al proprio volere. Già, perché malgrado il collare Halo, una specie di gabbia in metallo fissata al cranio tramite 4 viti, il ‘diavolo della Pazmania’, supportato dal trainer Kevin Rooney, sfidò la sorte continuando ad allenarsi in segreto nella cantina di casa: eroe in carne e ossa, o puro incosciente? Ad ogni spettatore la risposta.

Gli stereotipi legati a ciò che ruota intorno allo ‘sport nobile’ - denominazione oggi alquanto bizzarra - sono inevitabilmente presenti nell’opera di Younger. Sopracciglia sanguinanti, nasi fratturati, termini volgari e donnine seminude fanno da contraltare alle immagini di Madonne, crocifissi e santini presenti nella camera da letto della madre di Pazienza. Ma, al di là dei cliché, in Bleed è interessante notare come il dolore fisico e la forza di volontà visibili fuori dal ‘quadrilatero’ siano più potenti di qualsiasi incontro sul ring. Inoltre, l’ottimo affiatamento tra Aaron Eckhart nei panni del coach, e Miles Teller, il giovane batterista di Whiplash che per il ruolo di Vinny si è preparato in palestra per otto mesi, 4 ore di boxe e 2 di pesi ogni giorno, rende la visione cinematografica sufficientemente fluida.

Lo zampino graffiante di Martin Scorsese, produttore esecutivo del film, c’è e si avverte: nulla a che fare, però, con Toro Scatenato...